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Il momento di una protesta di lavoratrici

SOSPIRO DI SOLLIEVO PER 300 LAVORATRICI

Pubblicato il 9 Giugno, 2020

300 LAVORATRICI DEGLI APPALTI SCUOLA ERANO IN CASSA INTEGRAZIONE A CAUSA DEL COVID-19: VERRANNO IMPIEGATE IN ATTIVITA’ SIMILI. CAVALLINI E FRADDANNI: “RISPOSTA IMPORTANTE DI SALVETTI”

Sono circa trecento le lavoratrici degli appalti (mensa, ausiliariato, pulizia) dei servizi scolastici comunali rimaste in cassa integrazione dallo scorso marzo a causa dell’emergenza Covid-19. L’amministrazione comunale leutilizzerà in mansioni simili, in attività rese necessarie dall’emergenza coronavirus: tutto ciò sfruttando le risorse economiche che già erano state destinate per l’appalto. L’intesa è stata raggiunta nel corso della riunione in sala consiliare tenutasi ieri 8 Giugno 2020. Il piano dettagliato verrà presentato dal Comune nei prossimi giorni.

Le trecento persone sono dipendenti dell’associazione temporanea d’impresa costituita da Cir, Cooplat e Elior per la gestione dell’appalto di mensa, pulizia e ausiliariato nei nidi e nelle materne comunali (prevista anche la gestione del servizio mensa nelle scuole elementari statali). A seguito dell’emergenza sanitaria l’amministrazione comunale è stata costretta a chiudere le scuole e dunque a “congelare” l’appalto: per loro si è quindi resa necessaria l’apertura della cassa integrazione. Una situazione economicamente poco sostenibile, visto che sono assunte con contratti part-time e dunque l’importo della cassa integrazione ha un livello decisamente basso. Senza contare i ritardi nell’erogazione dell’ammortizzatore sociale.

Sindacato e lavoratrici si sono battute a fondo per riuscire a trovare una soluzione soddisfacente. La proposta avanzata dall’amministrazione comunale (ringraziamo a tal proposito il sindaco Luca Salvetti e l’assessora Viola Ferroni) permetterà dunque di tornare in attività e dunque di tirare un piccolo sospiro di sollievo. Una soluzione che ci soddisfa: l’amministrazione comunale ha dimostrato grande responsabilità nel prendere in carico il problema e di non voler scaricare sulle lavoratrici le conseguenze dell’emergenza coronavirus.

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