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Derive liberticide? La Cei contesta il disegno di legge contro l'omofobia

Derive liberticide? La Cei contesta il disegno di legge contro l’omofobia

Pubblicato il 11 Giugno, 2020

Derive liberticide? Sarebbero legate al disegno di legge contro l’omofobia all’attenzione del Parlamento. Secondo la Cei, “Non serve una nuova legge”: i vescovi affermano che “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio“. E ancora: “Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia”, perché “un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide“.

Derive liberticide? Cambia il concetto di famiglia

Il concetto di famiglia cambia nel tempo e il costume si evolve in una direzione che non piace a tutti: non più un uomo e una donna, che si occupano della prole, ma due individui, che potrebbero essere dello stesso sesso. La tradizione cattolica muove contro il concetto di famiglia come nucleo formato da due genitori che non si differenziano per genere: si temono i contraccolpi nell’educazione dei figli. Del resto papa Francesco in Amoris laetitia (n.250), esortazione apostolica “nessuna persona dev’essere discriminata sulla base al proprio orientamento sessuale”. La Cei, parlando di derive liberticide, dice che muovono già, contro la discriminazione, le leggi preesistenti: non ci sarebbe alcun vuoto normativo.

Derive liberticide: perché una nuova legge

Diamo la parola anche a coloro che intendono modificare le leggi in vigore (Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere – C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi). Il ddl è in corso di esame in Commissione. Laura Boldrini (Pd) il 4 giugno, appunto in Commissione Giustizia, aveva sottolineato “come l’Italia sia uno degli ultimi Paesi, nonostante le sollecitazioni del Consiglio d’Europa e delle organizzazioni internazionali, a dotarsi di una normativa sulla materia”. Queste le parole di Alessandro Zan (Pd), nella stessa occasione: “la necessità che tutte le forze politiche si facciano carico di approvare il prima possibile una legge per tutelare le persone che subiscono violenza o che vengono bullizzate a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere. Nel rammentare che la prima proposta di legge presentata in Parlamento sulla materia risale al 1996, ritiene che un atteggiamento di collaborazione da parte di tutti gruppi parlamentari possa portare ad un esito positivo per l’approvazione di una legge a lungo attesa nel nostro Paese e non più rinviabile, sollecitata da tutte le organizzazioni internazionali. Nell’evidenziare quindi come le audizioni svolte abbiano mostrato dati allarmanti sulla materia, ribadisce la propria disponibilità all’interlocuzione con tutte le forze politiche per individuare il più celermente possibile dei punti di confronto utili ad elaborare un testo condiviso”. Una legge ad hoc contro l’omofobia (violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale) rende più rilevante l’identità di chi viene bullizzato. Colui che viene sottoposto a violenza non è più lasciato nell’ombra, con il suo orientamento sessuale. Bisogna affrontare il problema: in Italia il dibattito è aperto. (fonte: Ansa, Camera.it)

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