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Impianti sportivi

Impianti sportivi chiusi fino al 25 giugno. Lo sfogo di Alessandro: “Noi maltrattati e poco considerati. Sono costretto a chiudere”

Slitta l’apertura degli impianti sportivi al 25 giugno, scelta che suscita l’ira dei gestori che continuano a perdere soldi in vista di una ripartenza sempre più complicata.

Pubblicato il 12 Giugno, 2020

Impianti sportivi, quando riapriranno? Secondo la bozza del DPCM circolata ieri pomeriggio sembrava che le attività relative allo sport di contatto potessero riprendere lunedì 15 giugno. Nella serata di ieri però è arrivata la doccia gelata per i gestori degli impianti sportivi: l’apertura slitta al 25 giugno. L’ok definitivo dovrà comunque arrivare dalle Regioni, dal Ministro dello Sport e dal Ministro della Salute dopo un’attenta valutazione della situazione.

L’Italia è un paese che vive di calcio, non solo quello giocato sui campi di serie A, ma anche sui campetti di calcetto dove studenti, lavoratori e semplici cittadini trovano un’ora di svago alla settimana per scaricare le tensioni accumulate. Non bisogna dimenticare che lo sport amatoriale dà lavoro a migliaia di persone da Nord a Sud, quindi non è esattamente un’attività secondaria.

Per comprendere meglio la situazione dei diretti interessati abbiamo contattato Alessandro, gestore dell’impianto “Kick Off” di Nola.

Quando sarà possibile ripartire?

“Purtroppo abbiamo appreso ieri sera la notizia che nemmeno lunedì possiamo ripartire, a quanto pare i tempi si sono allungati al 25 giugno. Per ripartire sarà ancora lunga, anche perché le spese da affrontare saranno tante e sostenerle dopo quasi 5 mesi di chiusura sarà complicato”.

Quali saranno le nuove misure di sicurezza? Vi hanno dato indicazioni?

“Non ci è ancora chiaro quali saranno le nuove misure anche perché, al di là delle norme governative, ogni regione indica le sue. La cosa certa è che non potremmo garantire misure troppo restrittive in quanto questo resta uno sport di contatto. Ovviamente garantiremo invece pulizia e mascherine all’esterno del rettangolo di gioco, oltre ad un comportamento sempre corretto nei confronti di tutti. Questo forse è l’unico aspetto positivo per cercare di cambiare le abitudini in meglio”.

Avete avuto aiuti dallo Stato?

“Assolutamente no. Noi SSD e ASD siamo stati maltrattati dallo Stato fino all’inverosimile non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sotto quello gestionale. Ne è una dimostrazione questo ultimo rinvio delle aperture che non hanno senso, in quanto le strade sono ormai piene e quasi tutte le attività sono riaperte. Bloccarci per ancora 15 giorni significa annientare quelle poche speranze che avevamo di far ripartire i tornei organizzati nel pre-Covid”.

Ci saranno aumenti?

“Di sicuro da parte nostra non ci saranno aumenti, ma in queste speciali attività alla fine il prezzo lo fa il mercato. Ci adeguiamo a tutti o quasi, io stesso da piccolo giocavo nei campi con 2.50 euro ed ora il costo è raddoppiato e non so se aumenterà ancora. Di certo non è mia volontà alzare i prezzi perché credo che 5 euro sia un giusto prezzo per giocare, se le spese dovessero però aumentare dovremmo adattarci per forza di cose”.

Il Covid-19 come ha cambiato il tuo lavoro?

“Questo lavoro è stato parte della mia vita per 6 anni e doverlo abbandonare così da un giorno all’altro è stato un duro colpo. Amo questo sport e rimarrà per sempre parte di me, ma ciò che questo virus ci ha lasciato in eredità va oltre a ciò che amiamo, tornare alla normalità non sarà facile ma ci impegneremo per farlo il più presto possibile. In quanto a me, terminati questi mesi estivi chiuderò la società per dedicarmi purtroppo ad altro, le spese da affrontare sono troppe e questi mesi chiusi mi hanno dato il colpo definitivo. Il Covid non avrà fatto ammalare tutti, ma sicuramente ha fatto un bell’occhio nero a tutta l’economia”.

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