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Movida a Messina, levata di scudi contro la chiusura “anticipata” dei locali

Pubblicato il 14 Giugno, 2020

Movida: a Messina si levano le proteste delle associazioni di categoria contro l’ordinanza del vice sindaco di Messina, Salvatore Mondello, che disciplina le attività di ristorazione e somministrazione di cibi e bevande alcoliche.

Dopo i casi delle ultime settimane, dal malore di una minorenne fino alle risse con tanto di pronto intervento delle forze dell’ordine, la movida messinese è nell’occhio del ciclone.

Una “movida” senza alcol da asporto

Sulla questione interviene un’ordinanza sindacale firmata dal vice sindaco di Messina, Salvatore Mondello che impone orari di chiusura e divieti specifici. In particolare, fino al 30 giugno l’ordinanza prevede – per ragioni che vengono fatte risalire alla prevenzione del contagio di Covid 19 – che ristoranti, trattorie, pizzerie, pub, self-service, bar, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie e similari e l’attività di asporto ai chioschi e gli automezzi attrezzati ed autorizzati sul territorio comunale per la vendita di panini, chiudano alle ore 01.00 nei giorni lunedì, martedì, mercoledì e giovedì e alle ore 1.30 nei giorni di venerdì, sabato e domenica. Per i soli esercizi di ristorazione, è consentita mezz’ora di tolleranza per lo smontaggio degli arredi.

Inoltre sono vietate la vendita per l’asporto di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione dalle ore 20 fino alle 8, la somministrazione al banco bevande alcoliche di qualsiasi gradazione dopo le ore 20 e la vendita di alcolici dalle ore 19 fino alle ore 8 nei distributori automatici. E ancora: è fatto divieto in ogni caso dopo le ore 20 fino alle ore 8 di consumare bevande alcoliche di qualsiasi gradazione su area pubblica o privata ad uso pubblico compresi parchi, giardini, spiagge, arenili, torrenti e ville aperte al pubblico. Gli alcolici si possono bere di sera esclusivamente al tavolo. Anche la musica deve terminare entro le ore 01.00 dal lunedì al giovedì ed entro le ore 01.30 nei giorni dal venerdì alla domenica. Il provvedimento dispone altresì che la Polizia Municipale e la Polizia Metropolitana di Messina eseguano i controlli per il rispetto della normativa.

Ma per le associazioni la “movida” è economia

Sulla movida insomma calano regole rigide. Ma proprio l’insieme delle attività che si riconducono al tempo libero serale, comprese le discoteche in cui si trasformano i lidi al calare del sole, rappresentano una entrata significativa per un settore che il lockdown ha messo in ginocchio. Da qui la presa di posizione di Confesercenti, Confcommercio, CNA, Confimprese Italia, CLAAI e Confartigianato Imprese.

“L’ordinanza è profondamente ingiusta, perché colpisce mortalmente l’economia delle attività del settore della ristorazione. Il provvedimento appare inoltre repressivo poiché intende affrontare il complesso tema del disagio giovanile soltanto con lo strumento della compressione delle libertà delle persone e delle attività economiche, ma anche incoerente, perché sostenere che Messina sia una città turistica e poi chiuderne, di fatto, la fruizione significa distruggere 20 anni di politiche turistiche e d’ingenti investimenti sostenuti dagli imprenditori della città. L’ordinanza peraltro è giunta in modo improvviso e inaspettato, in quanto le associazioni non sono state invitate a partecipare ad alcun confronto per discutere i termini della questione”.

Le associazioni chiedono la revoca del provvedimento e l’ avvio di un tavolo tra istituzioni e associazioni di categoria. “In caso contrario sarà inevitabile assumere tutte le iniziative, nessuna esclusa, che riterremo più opportune a difesa dei diritti, oggi gravemente compromessi, degli operatori economici della città”.

“Si al pugno duro contro chi sbaglia, ma niente scure su chi fa bene”

“Dispiace rilevare – continuano le associazioni – che gli incredibili danni economici che causerà l’ordinanza saranno scontati da una stragrande maggioranza di bar, ristoranti, lidi, focaccerie, pub, pizzerie, delivery ecc. che ha sempre rispettato le regole, che ha sempre avuto fiducia nelle Istituzioni e che, dopo tre mesi di chiusura per l’emergenza pandemica, sperava in questi mesi estivi, per evitare di dover abbassare definitivamente le saracinesche. Proprio nella logica della collaborazione con le Istituzioni siamo stati noi per primi a chiedere il pugno duro per chi vende alcol ai minori, così come abbiamo chiesto di rafforzare le attività di vigilanza a sostegno del divieto di assembramenti, chiedendo perfino l’uso dell’Esercito. Ed oggi non possiamo ricordare che dietro queste imprese vivono migliaia di famiglie, di piccoli imprenditori e dei loro lavoratori, che a causa degli effetti dell’ordinanza rischiano di perdere l’unica loro fonte di reddito. Ciò innescherà- concludono – inevitabili tensioni sociali dalle imprevedibili conseguenze”.

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