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Team napoletano

Team di ricerca napoletano della Clinica Neurologica “Luigi Vanvitelli” riceve il prestigioso premio Wolff Award per uno studio sull’emicrania

Il prestigioso premio Wolff Award viene consegnato al team di ricerca napoletano della Clinica “Luigi Vanvitelli”, che si dimostra un’eccellenza tutta partenopea nel campo sanitario.

Pubblicato il 16 Giugno, 2020

Il Wolff Award, il premio internazionale più ambito nella ricerca delle cefalee, è stato conferito per la prima volta ad un gruppo italiano, precisamente al team di ricerca napoletano della Clinica Neurologica “Luigi Vanvitelli”. Lo stesso gruppo di ricerca, diretto da Giocchino Tedeschi e composto da Antonio Russo, Alessandro Tessitore e Marcello Silvestro, aveva già conquistato nel 2019 l’ambito premio europeo Greppi.

Il team di ricerca napoletano spiega come individuare l’allodinia con 3 anni di anticipo

In particolare lo studio dell’Università Vanvitelli spiega quali sono i meccanismi che sottendono il fenomeno della sensibilità cutanea nei pazienti emicranici, la cosiddetta allodinia. Il sintomo può essere previsto con 3 anni di anticipo poiché, ancor prima che si sviluppi l’allodinia, i pazienti emicranici, se sottoposti a specifiche risonanze magnetiche funzionali, presentano nel cervello delle anomalie in alcuni circuiti cerebrali. In questo modo è possibile studiare non solo la forma del cervello, ma anche il funzionamento.

I dottori Tedeschi e Russo ci spiegano cos’è l’allodinia

Tedeschi, professore ordinario della Vanvitelli e Presidente della Società Italiana di Neurologia, spiega: “L’allodinia è quella sensazione di dolore che porta il paziente, nel corso dell’attacco di emicrania, ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati.

Dal punto di vista clinico l’allodinia è un sintomo legato ad un decorso peggiore dell’emicrania. Infatti i sintomi dell’emicrania non si limitano al dolore al capo ma comprendono un corteo di accompagnamento caratterizzato da nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori e per gli odori e, appunto, l’allodinia. Quest’ultima, quando presente nei pazienti emicranici, è un elemento prognostico che ci informa su un peggiore andamento dell’emicrania che tenderà alla cronicizzazione”.

Antonio Russo, professore associato e responsabile del Centro Cefalee, aggiunge: “Ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta “in maniera scorretta” gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico. Quanto detto si associa ad anomalie strutturali e funzionali di aree cerebrali deputate non solo alla percezione e modulazione dello stimolo doloroso, ma anche nei circuiti deputati alla interpretazione dello stimolo doloroso stesso”.

Emicrania, una patologia da non sottovalutare

Al momento queste analisi sono fattibili solo in pochi centri, quindi non è possibile identificare i pazienti su larga scala destinati ad un peggiore andamento dell’emicrania con diversi anni di anticipo. Tuttavia poter identificare un’alterazione dei circuiti cerebrali che sottende alla cronicizzazione del dolore può aiutare a comprendere i meccanismi intrinseci del loro.

Oggi l’emicrania è in mal di testa disabilitante che colpisce circa 136 milioni di persone in Europa, di cui solo 6 milioni in Italia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emicrania come la patologia più invalidante della popolazione al di sotto dei 50 anni, poiché responsabile del maggior numero di anni persi a causa della malattia.

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