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Una zuppa di sasso: a Paganica la scuola è una realtà multiculturale

Una zuppa di sasso: a Paganica la scuola è una realtà multiculturale

Pubblicato il 18 Giugno, 2020

Una zuppa di sasso: a Paganica la scuola è una realtà multiculturale. Gli scolari non provengono soltanto dalla frazione e dalle vicinanze: arrivano dalle Repubbliche Baltiche, dalla Macedonia, dalla Ex Jugoslavia.

Dalle maschere alle mascherine: un salto, in una realtà multiculturale

Presso la scuola elementare Galileo Galilei è stato realizzato nei primi mesi dell’anno un Laboratorio di narrazione e costruzione di maschere: se ne sono occupate Antonella Lattanzi, esperta di teatro per bambini e ragazzi, e Sandra Antonelli, che ha curato la manipolazione e la creazione delle maschere stesse. Si parla in questa sede di un progetto realizzato dalla IV C: la maestra, molto partecipe e consapevole, era Assunta Tomassi. Bibliobus è noto per trasportare la cultura: propone un autobus, con la biblioteca dentro, nonché una biblio-casa. Ha creato le condizioni per sviluppare questa realtà a Paganica, con la collaborazione di Spinp, Solo posti in piedi.

Una zuppa di sasso: esperienza di integrazione per i bambini di Paganica

Conoscete la storia? Un vecchio lupo bussa alla porta di una gallina e, nonostante tutti si aspettino che la aggredisca e la mangi, fa qualcosa di inaspettato: le chiede semplicemente un fornello e una pentola, al fine di cucinare una zuppa di sasso. La gallina accetta e aggiunge un poco di sedano; pian piano accorrono tutti gli altri animali, che danno il loro contributo aggiungendo carote, zucchine, rape… ecco che si crea un magnifico clima e la festa ha inizio. Una bella storia di integrazione, che spinge a non diffidare del diverso, ma a comprenderlo e ascoltarlo: in modo da agire insieme, con il sorriso, e creare una coralità. Un bell’insegnamento per i bambini, nel melting pot multiculturale che si crea in L’Aquila e provincia.

Una zuppa di sasso: quel progetto non presentato al pubblico per via del Coronavirus

Parliamo di un progetto concluso a fine febbraio: appena in tempo, prima dello scattare delle restrizioni contrarie al Coronavirus, che ha sostituito le maschere con mascherine protettive. L’incontro previsto, per trarre le somme dell’attività, non ha mai avuto luogo: sono molti i fili pendenti che la pandemia ha lasciato. Lo stesso teatro, con il faccia a faccia, il pubblico, le scene e il dialogo ha lasciato spazio all’interazione on line. Queste le parole di Antonella Lattanzi, che ha un’esperienza ventennale nell’interagire con i ragazzi: “Più che l’aspetto teatrale, che metto in risalto per esempio nell’ambito della scuola elementare di Ocre, a Paganica è stato posto in luce l’elemento narrativo, insieme a quello visivo: abbiamo in primo luogo raccontato la storia, in modo da rendere consapevoli i piccoli protagonisti. Con i bambini è possibile sperimentare molte modalità di linguaggio: abbiamo scelto questo testo. Non ci sono stati problemi di comunicazione con gli scolari (molti dei quali di origine straniera), poiché molti di loro sono nati qui e parlano perfettamente l’italiano: è sufficiente limare alcune minuzie grammaticali. Un fanciullo era appena arrivato, ma si esprimeva correttamente in inglese: ci comprendevamo a meraviglia. Le problematiche si creano semmai nell’interazione con le famiglie, quando si tratta di creare relazioni tra le medesime e gli insegnanti. I genitori devono essere informati, perché si determini nel modo giusto una visione puerocentrica: è incredibile la ricchezza delle emozioni che si creano interagendo con questi bambini e intessendo rapporti tra loro, in un’atmosfera ludica e costruttiva.”

Antonella Lattanzi

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