Pubblicato il 22 Giugno, 2020
Nella fase due, da un’indagine Fipe-Confcommercio Prato emerge che il calo medio del fatturato è di circa 51,2% per i ristoranti e sul 46,8% per i bar. Due aziende su tre hanno ridotto il personale e il 40% delle attività dichiara che non tutti i dipendenti in cassa integrazione hanno ricevuto lo stipendio. E’ chiaro che persiste una certa sofferenza anche se l’ottimismo non manca, quando il peggio è passato. Oltre la metà (il 51,5%) degli imprenditori si dichiara soddisfatto di aver finalmente riaperto. E nelle ultime quattro è arrivata al 22,2% la percentuale di chi dà un buon giudizio della fase 2 dell’emergenza coronavirus.
La voglia di tornare alla vita precovid nei cittadini è forte , si sente nell’aria e rende ottimisti ristoratori e negozianti, anche se le regole e i protocolli anticovid non facilitano l’attività. I titolari di ristoranti e bar hanno ridotto i l’orario, con il solo servizio della cena. Con la chiusura di uffici e il lavoro a casa, il pranzo fuori è ancora molto limitato.
Tommaso Gei, presidente Fipe Confcommercio Prato dichiara: “Dopo un lungo periodo di fermo Iniziamo a intravedere i primi segnali di ripartenza dopo un mese di maggio molto complicato dal punto di vista economico e lavorativo. Siamo certamente in una fase non semplice a causa delle misure anti-contagio da seguire, di conseguenza sono fondamentali i sostegni per il settore che, di fatto, risultano inefficienti se non del tutto assenti”.
Si avverte infatti la mancanza degli aiuti statali, dei ritardi nel pagamento della cassa integrazione e la scure della burocrazia che limita l’accesso al credito: “Abbiamo più bisogno di liquidità” prosegue Gei “molte le difficoltà per ottenere i finanziamenti bancari fino a 25mila euro previsti dal Decreto.C’è ancora molto da fare perché le aziende possano tirare un respiro di sollievo e tornare ad una situazione di nuova serenità dal punto di vista economico”
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