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Ariano Irpino-Maraia (M5S) attacca De Luca: “L’altare dell’arena trasformato in palco per scopi elettorali”

Pubblicato il 24 Giugno, 2020

Ariano Irpino – Le modalità con le quali è stata organizzata la messa in suffragio delle vittime Covid non sono assolutamente piaciute al deputato Generoso Maraia del Movimento 5stelle, che ha deciso di non tacere davanti a quello che ritiene essere stato un “comizio elettorale. Per fortuna – commenta il deputato – esiste il conforto della Fede e la democrazia che garantisce la libertà della parola. Credevo di partecipare al funerali che i familiari e gli amici delle vittime Covid non hanno potuto celebrare, invece mi sono trovato nel bel mezzo di un comizio elettorale.

MI SONO TROVATO NEL BEL MEZZO DI UN COMIZIO ELETTORALE

Sembrava di assistere a quei discorsi dei divi del rock americano a sostegno di un candidato”. Duro l’attacco nei confronti del presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenuto all’arena Pietro Mennea per trasformare l’altare in “un palco politico con lo spot elettorale che andava in onda a reti locali unificate – osserva Maraia – per il nostro salvatore – il messia – il candidato per le prossime elezioni regionali. Avrei volentieri evitato di ascoltare quel fiume di menzogne pronunciate dall’altare, avrei preferito non scrivere questo commento – aggiunge il deputato di Ariano Irpino – all’improvviso erano scomparsi i morti, le autoambulanze mai arrivate, i tamponi fatti dopo un mese, quelli comunicati dopo un altro mese e quelli persi. Erano scomparse le telefonate delle famiglie disperate perché abbandonate a loro stesse, le corse all’ospedale Moscati di Avellino, l’ospedale di Ariano andato in tilt, l’omertà sulla clinica privata per anziani”.

IL COMMISSARIO PREFETTIZIO TRE MESI FA MI AVEVA ACCUSATO DI FARE ALLARMISMO

Duro il commento pure sull’atteggiamento tenuto dal commissario prefettizio, Silvana D’Agostino: “Tre mesi fa, in piena emergenza Covid, mi faceva notare in collegamento telefonico da Avellino che stavo facendo allarmismo. Sarei stato volentieri in silenzio, come hanno fatto per tre mesi alcuni politici locali, latitanti per mesi ma oggi prontissimi ad utilizzare la lingua non per dire una parola di verità, ma come strumento di venerazione della diva o del divo. L’omertà, il silenzio, la menzogna non mi appartengono, così come – conclude Maraia – non appartengono alla mia gente ed alla mia città”.

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