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Dedicata alle distopie la prossima mostra curata da Mosé Previti

Dalle distopie all’utopia, il futuro è nell’arte

Parafrasando il titolo della sua prossima mostra, si potrebbe dire che ha visto un bel po’ di  distopie possibili, luoghi e spazi negativi che potrebbero attenderci, e ha scelto una soluzione su tutte, per evitarli: la creatività.

Se parli con Mosè Previti – e fin dal nome, onestamente, ha un bel po’ di responsabilità da portarsi addosso – quello che scopri è che la sua personale distopia l’ha traguardata più volte. Classe 1983, Mosè è, ancora una volta, un messinese che si direbbe atipico. Laureato in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma, è tornato nella sua città ma sta progettando di lasciarla. Nel frattempo, ai tanti incroci della vita, ha scelto di agire. Gentleman per spirito, creativo per vocazione, comunitario per scelta, Mosè Previti cura mostre ed eventi culturali, di cui progetta e sviluppa anche la parte editoriale e di comunicazione. Collabora con Fondazioni e aziende, “oltre che con gli artisti, naturalmente”, per realizzare iniziative e attività artistiche e di ricerca. Ed è un creativo in prima persona, con un bel po’ di esperienze nel suo carnet, a partire dalla musica con la band Big Mimma. E tutto questo anche – ma decisamente non soltanto – a Messina.

Contro le distopie: dal Trasformatorio a Radioantidoto

La sua ultima impresa si chiama Radioantidoto. E, neanche a dirlo, nasce in pieno lockdown. Anzi, a causa del lockdown. “Al principio volevo fare una sorta di diretta continua. Volevo sfruttare il momento critico per divertirmi e far girare dei contenuti, culturali e non, che potevano essere interessanti, positivi e propositivi per me e per gli altri. Ma quasi subito, Federico Bonelli, artista e ricercatore presidente della fondazione olandese Trasformatorio, ha ampliato la mia idea tirando su una radio e un sito web coinvolgendo una cinquantina di redattori e centinaia di ascoltatori. Ne ho approfittato per fare un programma che si chiama ‘Le città che si vedono nei quadri’, dal programma ho tirato fuori dei piccoli documentari che si possono trovare sul mio canale youtube”.

Il passato e il futuro prossimo di Radioantidoto si chiamano “Trasformatorio”. “La radio prosegue quanto già fatto da Trasformatorio in Sicilia con i laboratori site specific, specialmente con le edizioni di Scaletta Zanclea e Giampilieri. In questo, il ruolo di Federico Bonelli è fondamentale. E’ lui che sta dedicando tantissimo tempo anche alla radio che è una vera e proprio community molto frizzante, come ben raccontato recentemente anche da Alessandra Mammoliti (nota anchorwoman messinese radiofonica e web, ndr)”. 

Riservato a “operatori, artisti, attori, musicisti, designers, architetti, scenografi, videomakers, fotografi, studenti del settore delle arti applicate e teatrali, studenti di belle arti, programmatori, hackers e a futuristi di ogni tipo”, come si legge sul sito web dedicato, “Trasformatorio” realizza spettacoli e performance con “contenuti tecnici e artistici innovativi”, capaci di trovare “soluzioni nuove per integrare la tecnologia sostenibile nella drammaturgia”, che possano essere allestiti in qualsiasi condizione, per esempio anche quando manca la rete elettrica, che si integrino con il luogo in cui si svolgono, con il paesaggio e con la comunità che lì risiede e opera. “Una pratica di inclusività”.

Poesie in video. E una è andata in mostra negli Usa

In questo momento, Mosè Previti è a metà circa del suo progetto di poesie “Adesso Premium”. Nato come un esperimento tra video, suono e relazione, “Adesso Premium” ha già avuto un primo riconoscimento internazionale. Una delle poesie, “Finestre”, è stata anche ospite di una mostra in America.

“Tutte le poesie – spiega Mosè – sono nate incontrando e ascoltando conversazioni, o trasmissioni radio, web. Si tratta di una specie di imbuto delle suggestioni della realtà che il caso lega magicamente. Dentro c’è anche la volontà di scardinare i formati tradizionali della poesia, del video e di tutto ciò che oggi si ritiene valido perché ‘professionalmente prodotto’. Adesso Premium è un tentativo di dialogo con la vita, attraverso il linguaggio che, come molti hanno detto, è una manifestazione della divinità. Ho registrato molte più poesie di quelle che effettivamente sono state pubblicate in video”.  E c’è un termine. “Il progetto si concluderà alla poesia numero 35, al momento ne ho pubblicate 16”.

In difesa di Cammarata, l’artista quasi “cancellato”

Previti ha, oltre che un sito, un blog che si chiama “Lalleru”. Lo usa per pubblicare recensioni e raccontare l’arte nella sua città, Messina. “Lalleru” è un’arena dove scopri, volente o nolente, che Messina è città di continue sperimentazioni e produzioni artistiche, che, nonostante piccoli e grandi sabotaggi, non si fermano mai. “Lalleru”  è stato anche uno spazio di riflessione per “Zonacammarata”, “il collettivo strenuamente voluto dal sociologo urbano Pier Paolo Zampieri”.

Giovanni Cammarata, nato nel 1914 e morto nel 2002, era “un muratore babelico” (come racconta Zampieri nel suo libro “Zonacammarata. Maregrosso. Messina: paesaggi retroattivi, processi sociali”) che per decenni ha trasformato la sua misera abitazione nel quartiere di Maregrosso “in un castello colorato, colmo di decorazioni e sculture. Le ruspe, anni fa, hanno risparmiato solo la facciata: tutto intorno oggi c’è il grande parcheggio di un supermercato”.

In nome del Cavaliere Cammarata e della sua via alla bellezza che, tra l’indifferenza e l’incomprensione, è stata quasi del tutto cancellata, il collettivo ha realizzato eventi, murales, itinerari, studi, provocazioni, mostre. L’ultima nel 2019 a Palermo.

“L’avventura Cammarata – ricorda Mosè Previti – oggi prosegue come progettazione di nuove opere d’arte.  Ho capito che le amministrazioni non hanno gli strumenti per gestire spazi come quelli della Casa del Cavaliere. Le procedure sono troppo complesse e, come molte cose messinesi, tutto rimane fatalmente chiuso per anni. Abbiamo lottato e abbiamo divulgato l’arte di Giovanni Cammarata e la storia di Maregrosso. Per noi era importante la sua eredità culturale piuttosto che una fruizione turistica. Come si è visto in questi ultimi mesi, il turismo non è l’eldorado. Le comunità devono tutelare e far conoscere i luoghi al di là del loro valore economico. L’opera di Cammarata è sacra, per certi versi. Il suo è un regalo, un valore che l’artista ha donato spontaneamente per cercare di cambiare la realtà. Il suo seme è sbocciato in numerosi murales su Via Belle Arti, mentre tutto il quartiere di Maregrosso sta mutando, purtroppo senza una direzione precisa. Anche sul fronte urbanistico, il mantra del profitto non riesce a sviluppare progetti superiori ai 10 – 20 anni. Per comprendere il valore di Cammarata servono più cicli storici, e una sensibilità maggiore. Abbiamo faticato molto tra le scrivanie, le commissioni, le riunioni, tutto è inutilmente complicato e bloccato. La storia di Cammarata è la storia dell’Italia: un grande potenziale frenato dalla paura di chi non vuole cambiare, non riesce ad accettare la forza rivoluzionaria del sogno, stoppato da chi ha paura di mettersi in gioco”.

“Distopie: allucinazioni, incubi e rappresentazioni”

In questo momento, Previti sta lavorando ad alcune ricerche nell’ambito storico artistico e sta approfondendo una formazione scientifica intorno alla produzione culturale italiana, non solo nel contemporaneo.  Ovviamente continua a collaborare con la fondazione Trasformatorio e tutto lo staff siciliano, e prosegue anche “quelle incursioni nella creatività che sono il fondamento del mio lavoro”.  A breve, ci saranno novità anche sul fronte dell’editoria. Sul fronte delle mostre, il 10 luglio a Palermo inaugurerà “una mostra di artisti siciliani bravissimi” dal titolo “Distopie: allucinazioni, incubi e rappresentazioni”.

“Molte di queste iniziative sono smaterializzate, non hanno un luogo fisico. Tuttavia, al momento opportuno – sottolinea – sapranno manifestarsi in Sicilia e altrove”.

E “altrove” è la parola chiave. “Ho in mente di trasferirmi in un’altra città prossimamente. Credo di aver dato molto, non so se bene o male, alla mia città. Ho imparato moltissimo dall’ambiente, dagli artisti e dal ‘sistema siciliano’, però credo di dover continuare la mia crescita professionale in un ambiente diverso, anche più vicino al centro della mia vita affettiva”.

Non per caso, il suo rapporto con Messina è, oggi, come “il rapporto con i propri genitori. Li ami sempre dovunque andrai, questo però non ti deve impedire di cambiare idea, cambiare spazio, cambiare tutto”.

“La cultura è il destino dei popoli”

Iniziative e progetti diversi, settori e generi differenti …Tutto con un comune denominatore – che è una convinzione e un ideale, allo stesso tempo. Questo: “La cultura è il destino dei popoli. Una nazione senza cultura è priva di destino. Bisogna epurare il prima possibile la retorica della cultura come branca dell’economia, ed è fondamentale riportare la politica a capo del sistema economico.  Gli esempi di illustri politici ci sono, e sono immensi. Nella nostra tradizione politica basta guardare a Coluccio Salutati, Lorenzo Valla e a teorici come Machiavelli.  Degli ultimi trent’anni è presto per parlare, ma credo si possa dire che al nostro Paese è andata male. L’Italia è la madre dell’Occidente, il nostro Paese è ritenuto un luogo fondamentale per le sorti geopolitiche del pianeta. È necessario rinforzare questa consapevolezza, soprattutto a livello individuale.  Il mito, il racconto, l’arte raccontano cosa farai, cosa sarai domani.  L’idea che l’economia regoli le sorti del mondo è il male più grande dell’Occidente. Con questa idea – cancro stiamo competendo con l’impero cinese, un’istituzione e un’idea che ha migliaia di anni. La Cina si sta imponendo proprio in virtù di un’immagine del proprio futuro che dipende dalla cultura e dalla consapevolezza del proprio passato. Noi ci stiamo massacrando sull’altare della più dogmatica e inefficiente tecnica economica. Possiamo creare un futuro molto migliore, a patto di riscoprire orgogliosamente fin in fondo il valore di ciò che siamo stati”.

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