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Lo scrittore Schiraldi: «Quel ricordo alla libreria Flaccovio»

Pubblicato il 29 Giugno, 2020

Vittorio Schiraldi e un ricordo speciale legato alla libreria Flaccovio di Palermo. In occasione del programma “Quel che resta del giorno”, che conduce su Rai Radiouno, lo scrittore, regista e sceneggiatore ha rievocato un antico episodio: il riemergere, dal passato, di una donna della sua adolescenza, in occasione della presentazione di un libro, e la telefonata di un vecchio compagno di scuola di nome Giovanni Falcone. Un ricordo che poi ha affidato anche alla sua pagina Facebook.

Vittorio Schiraldi

Il romanzo Lascia fare al destino

Vittorio Schiraldi ha appena pubblicato il romanzo “Lascia fare al destino”, Marlin editore. In primo piano l’effetto devastante della droga in una famiglia: un libro sui lessici familiari, il detto e il non detto delle relazioni, in una Roma che vive le tensioni del sequestro Moro, nel 1978, e poi la scoperta dell’Aids, negli anni Ottanta, in una continua interrogazione sul senso della paternità e dell’essere genitori. Uno sguardo carico d’umanità su una realtà sociale complessa, tra incomunicabilità e senso d’impotenza che sconvolgono il mondo incerto degli adulti e quello di molti giovani, sempre più fragili. Una riflessione sui colpi del fato, sulla vita e la morte, sulla scrittura e le sfaccettature del caso, con personaggi coinvolgenti come la voce narrante, conduttore radiofonico e sceneggiatore, e Lea (la coppia di genitori) e, a loro volta, i giovani Ilaria, Ruben e Simone.

Un romanzo, nella collana Il Portico di Marlin, frutto di ricerche fra carceri, comunità, ospedali, piazze di spaccio, e figlio di un incontro speciale dell’autore con un giovane, destinato poi a rimanere impresso nelle pagine nel personaggio, ricco di sfumature, di Simone.

https://www.marlineditore.it/shop/83/83/1869_lascia-fare-al-destino.xhtml?a=26,

L’amarcord radiofonico di Schiraldi

«Domenica notte (28 giugno, N.d.R.) la conclusione del mio programma radiofonico “Quel che resta del giorno” è stata tagliata dall’irrompere del segnale orario dell’una mentre rievocavo un ricordo lontano, rimasto quindi in sospeso. Troncato. Trovo a questo punto corretto rimandarlo su Facebook almeno per consentire a chi mi segue sul social di scoprirne come quell’incontro si concluse. Parlo di un episodio avvenuto a Palermo, alla libreria Flaccovio, dove stavo presentando un mio libro. Eccco di seguito il mio racconto».

La rievocazione

«Vorrei rivivere con voi un ricordo che accompagna la mia esperienza di scrittore e di uomo. Il ricordo di un pomeriggio di tanti anni fa. Ero a Palermo alla libreria Flaccovio. in via Ruggero Settimo, per presentare “Siciliani si nasce”, il romanzo che raccontava la mia infanzia e quella di altri ragazzi come me, quando accadde qualcosa di inaspettato.
Ad un certo punto, una giovane signora mi venne incontro, con il mio romanzo fra le mani, e quasi stesse cercando il coraggio di abbandonarsi a quella che doveva sembrarle un confidenza, disse timidamente: “Ho sentito che lei abitava dalle mie parti, magari qualche volta ci saremo anche incontrati.”
La guardai, colpito da una bellezza, che all’improvviso mi era tornata famigliare, affiorando da un passato lontano che riuscivo a leggere nel suo sguardo mentre cercavo le parole per corrispondere ai suoi ricordi. Poi, finalmente , senza staccare gli occhi dai suoi, dissi:
“Lei abitava in via Lincoln e tornava a casa ogni giorno intorno alle cinque, scendendo dal pullman della scuola. Aveva capelli corti, a caschetto e indossava quella che doveva essere un divisa, una camicia color avorio e una blusa blu, e blu era anche la gonna a pieghe, e i calzettoni che arrivavano alle ginocchia, le scarpe, poi, brillavano, come fossero state di vernice”.
“Erano di vernice”, ammise lei timidamente, mentre la vedevo arrossire, per effetto di quelle parole che la riportavano indietro nel tempo , restituendole immagini che parevano smarrite, e che in quel momento tornavano a riaffacciarsi alla mente, annullando la distanza tra passato e presente.
Avrei voluto aggiungere che ogni giorno ero lì, ad aspettare l’arrivo del pullman, sull’altro lato della strada, e quando la vedevo scendere smettevo di giocare a pallone o di fare a botte, colpito dalla sua bellezza e da quella visione che si apriva su un mondo che mi pareva irraggiungibile, e restavo a guardarla incantato. Per alcuni lunghissimi istanti i nostri sguardi si incontravano, quasi fosse stato un interminabile ritrovarsi fuori dal tempo, fin quando la vedevo sparire dietro un cancello, da dove giungeva un profumo di zagara».
Questo avrei voluto raccontarle, ciò che forse, già da allora, lei doveva avere intuito, invece dissi soltanto: “A volte accade di incontrarsi ma poi ci si perde lungo la strada, perché la vita ha scelto per noi un percorso diverso e allora diventa difficile ritrovarsi, se non nei propri ricordi”.
Lei era tornata ad arrossire. Restammo alcuni istanti in silenzio, ancorati a quei ricordi che io non avrei mai cancellato, poi Flaccovio si avvicinò per dirmi che c‘era un mio vecchio compagno di scuola a telefono. Chi?”, domandai sorpreso. “Giovanni Falcone, ti vuole salutare”.
Mi allontanai per andare a rispondere e fissare un appuntamento per l’indomani, e quando tornai, lei non c’era, se n’era andata, e non l’avrei mai più rivista». (Vittorio Schiraldi)


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