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Città contemporanea

Post Covid, la fragilità della città contemporanea e la rigenerazione dei territori

Pubblicato il 29 Giugno, 2020

Il dibattito. “Rispettiamo il passato, ma non torniamo al medioevo, più coraggio dalla Regione Campania”

*Antonio Ciniglio

Strano a dirsi, ma pare che l’emergenza epidemiologica da Covid19 ci costringa finalmente a ragionare sul nostro ambiente di vita: la città, il territorio, il paesaggio. In questi giorni, passata la grande paura, tutti o quasi reclamano un ritorno alla normalità, spesso in nome di un modello di sviluppo che di fatto è la causa prima della attuale emergenza sanitaria che ha messo in evidenza, in tutta la sua drammatica realtà, la fragilità della città contemporanea, una nuova fragilità che forse avevamo dimenticato: la storia racconta diverse emergenze sanitarie anche per la nostra Napoli.

Peraltro la nostra risposta è stata di tipo Medioevale: abbiamo chiuso le città, le case! 

Quindi se il ritorno alla normalità è riprendere la vita pre-pandemica, continuare, con qualche attenzione tecnica, almeno fino al vaccino, con le stesse modalità le nostre attività, in uno con il medesimo modello di sviluppo, allora la pandemia non ci ha insegnato niente. 

Bisogna parlare di un ritorno ad una diversa normalità, bisogna cambiare tutto, il nostro modello di sviluppo la nostra capacità di occupare ed integrarci armonicamente con il territorio in uno sviluppo sostenibile che tenga davvero conto delle peculiarità e diversità dei luoghi dell’abitare: non esiste una soluzione uguale per tutti.  Le risposte/soluzioni che vengono da più parti, spesso novità assolute e/o  ri–proposizioni di vecchi progetti, vanno ricalibrate per le diverse realtà: ogni città, ogni territorio ha potenzialmente il suo diverso sviluppo, le sue qualità specifiche. Bisogna attivare ed esaltare le diversità territoriale per un futuro che metta al centro l’uomo e che riporti la città alla sua funzione di luogo sicuro e gradevole per la nostra vita insieme.  

La casa? La pandemia ha messo in evidenza tutte le carenze

Un tema fondamentale è la casa, la pandemia ha messo in evidenza tutte le carenze e le mancanze della casa contemporanea. In verità carenze a volte note, ma soprattutto, abbiamo scoperto che bisogna aggiungere altri ambienti: un ingresso chiuso, un terrazzo, un luogo per il lavoro agile. 

Bisogna mettere in campo un grande piano per la casa, recuperare/rigenerare il grande patrimonio edilizio pubblico ed attivare un grande piano di rigenerazione territoriale per un nuovo equilibrio sociale che è la vera crisi del nostro sistema economico: costruire il costruito

La regione Campania potrebbe candidarsi ad elaborare un piano di innovazione. Non è più il tempo delle manutenzioni. Bisogna fare una vera innovazione. In alcuni casi significa anche recuperare le nostre tradizioni, attivare dei laboratori, gestire i dati tra città dispersa e città compatta. 

Intervenire con azioni precise, con prototipi, ecco perché è importante discutere con le istituzioni ed i soggetti decisori, per individuare quali possono essere i prototipi che a varie scale ci permettono di sperimentare soluzioni e risposte che non siano ancora quelle medioevali.

Cambiare il nostro comportamento. Non farsi trovare impreparati alla prossima crisi.

Il modello Milano, di tipo centralistico, ha mostrato in tutta la sua evidenza la grande fragilità di fronte ad un evento imprevisto, una fragilità che viene da lontano e che mette in evidenza la necessità di riscoprire modelli di urbanizzazione completamente diversi che vanno sperimentati sul campo e rimodulati all’occorrenza in un continuo cammino verso la costruzione di una città rispettosa delle nostre naturali esigenze. Non si tratta di un ritorno nostalgico ad un mondo che fu, ma della costruzione di un futuro possibili dove il progetto costruisce e genera legami tra le persone e non è solo modo per far crescere il P.I.L. 

E’ vero in periodo di crisi bisogna spendere risorse pubbliche (scava una buca e poi sotterrala si diceva). Allora dico che se proprio dobbiamo fare una buca, facciamo una buca utile.

Per concludere credo che non servono slogan: la città dei quindici minuti, ma azioni, azioni concrete e diverse per ogni luogo, visto che a volte gli slogan sono più efficaci nel mondo contemporaneo, se proprio devo proporne qualcuno allora dico: Pensare, Pensare, Pensare.

Non perdere tempo, ma attivare con coerenza e capacità del fare azioni concrete e utili per noi tutti nel tentativo, si spera, di non sprecare le ingenti risorse di cui disponiamo. 

* Consigliere Ordine Architetti P P C di Napoli e Coordinatore OUC, Osservatorio Unità di Crisi Covid19

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