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Regione: nuove linee guida per i disabili gravi ma monta il caso delle “persone fragili”

La Regione approva nuove linee guida per le disabilità gravissime e le Consulte chiedono un confronto sulle persone fragili

Pubblicato il 29 Giugno, 2020

Mentre la Regione nei giorni scorsi ha approvato l’aggiornamento delle linee guida regionali per la programmazione delle prestazioni assistenziali domiciliari agli utenti in condizione di disabilità gravissima, si apre un nuovo fronte nella sanità laziale, riguardante le “persone fragili”.

Nel primo caso, le linee guida, afferma la Regione “rientrano nel quadro degli interventi messi in campo per la disabilità gravissima e il mantenimento della continuità assistenziale: in aggiunta ai 28 milioni di risorse nazionali, a marzo la Regione Lazio ha stanziato 19,3 milioni di euro per il triennio. Le risorse regionali per il 2020 ammontano a ulteriori 5,3 milioni di euro, mentre sia per il 2021 sia per il 2022 la somma supplementare è di 7 milioni di euro. Le nuove linee guida introducono dei criteri per la priorità di accesso: la Regione garantisce a tutti gli utenti già in carico (beneficiari in almeno una delle annualità precedenti) l’erogazione dell’assegno o del contribuito di cura nell’importo minimo rispettivamente di 800 e 700 euro; inoltre, si tiene conto dell’assenza di altre prestazioni o servizi sociali”.

Il documento della Regione specifica: “I distretti potranno modulare l’assegno o il contributo di cura sulla base di ulteriori, specifici criteri in cui il grado di compromissione funzionale assume un peso rilevante. Per la Sla, inoltre, l’importo assicurato aumenta di 300 euro rispetto al passato. Altre novità introdotte riguardano la possibilità di mantenere l’assegno o contributo in caso di trasferimento in un’altra regione per un periodo di sei mesi e la compatibilità dell’assegno di cura anche in caso di ricoveri ospedalieri per 30 giorni (prima erano 15)”.

Alessandra Troncarelli, assessora alle politiche sociali, welfare ed enti locali, assicura: “L’assistenza domiciliare, l’assegno di cura compreso tra 800 euro e 1.200 euro mensili (1.500 in caso di Sla) e il contributo ai caregiver tra 700 e 1.000 mensili (1.300 in caso di Sla), sono le modalità che garantiscono un concreto sostegno ai cittadini più fragili e alle loro famiglie, per migliorare la loro qualità di vita. Il nostro intervento di integrazione e modifica delle linee guide nasce dalla consapevolezza che la permanenza a “casa” rappresenta la risposta assistenziale da privilegiare nell’ambito dell’offerta pubblica anche per le persone non autosufficienti in condizione di disabilità gravissima che hanno necessità di sostegno intensivo e continuativo”.

Alessandra Troncarelli, assessora regionale alle politiche sociali, welfare ed enti locali

Ma se la Regione fa un passo avanti sulle gravi disabilità, le consulte regionali, cittadine, alcune municipali e diverse associazione aprono una nuova questione, quella delle persone fragili e denunciano che “gli utenti fragili del Lazio sono quelli che hanno subito le maggiori conseguenze della pandemia, perché a tutt’oggi sono quelli confinati. Persino regioni più martoriate della nostra dal Covid-19 hanno ripreso, con le dovute cautele, le attività”.

Le consulte chiariscono: “Cruciale è la questione della “riapertura dei centri sociosanitari e del riavvio delle attività socioassistenziali, che sono avvenuti solo sulla carta con fruibilità praticamente nulla, mentre i problemi continuano a gravare sempre sulle famiglie. Sono tuttora ignorati aspetti quali quelli dei tirocini, dell’inserimento lavorativo, delle attività scolastiche, dei trasporti e dell’isolamento degli utenti residenziali, sia per l’utenza con disabilità che per quella con problematiche relative alla salute mentale”. E proseguono, spiegando: “I soggiorni estivi, in assenza di una precisa direttiva regionale, vengono gestiti in modo completamente diverso tra le varie Asl, creando gravi disomogeneità. Sono inoltre da troppo tempo attesi provvedimenti per un’effettiva integrazione sociosanitaria, che la Regione Lazio continua inspiegabilmente a rinviare nel tempo”.

Le consulte sottolineano che “tutte queste tematiche – più volte rappresentate anche attraverso richieste specifiche e frequenti solleciti da parte delle consulte regionali del Lazio e cittadine di Roma, dalla stragrande maggioranza delle consulte municipali di Roma Capitale e da numerose associazioni – non vanno affrontate in tavoli separati ed estemporanei, ma in un contesto organico e organizzato, perché la vita delle persone fragili non può essere affidata a interventi improvvisati, ma richiede un paziente e faticoso lavoro di confronto e condivisione con tutte le legittime rappresentanze dell’utenza. Chiediamo alla Regione Lazio di dare riscontro alle nostre proposte e costituire con la massima urgenza un tavolo permanente di confronto su questi temi, confronto non più procrastinabile”.

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