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Sito di raccolta

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Il sito di raccolta Asìa di via Nuova Brecce non ospiterà più l’umido

Pubblicato il 30 Giugno, 2020

Capitolo chiuso per il Centro di raccolta Asìa nel sito ex ICM di Via Nuova Brecce: non ospiterà mai più la frazione umido. La decisione, di fatto, è stata confermata oggi nel corso della riunione della Commissione Ambiente. E su questa decisione non si tornerà più indietro come invece, accadde durante i periodi critici (chiusura inceneritore Acerra e difficoltà per i siti di compostaggio.

Proprio recentemente si è tornato a parlare di questa possibilità di uso del sito di raccolta di via Nuova Brecce dopo che un quotidiano ha riportato, tra i rifiuti depositabili nel sito, anche la frazione umida. 

La posizione dell’Amministrazione è diversa: come per le altre dieci isole ecologiche cittadine, il sito non ospiterà mai nessun cassone per l’umido. 

Sono centinaia, ha specificato l’ingegner Ferrandino, i codici dei rifiuti che vengono classificati nelle autorizzazioni ministeriali e che non sono di fatto raccolti nelle isole ecologiche: circostanza che i cittadini, e il comitato che li rappresenta, hanno potuto verificare più di una volta proprio presso il sito di Via Nuova Brecce.

Il vecchio sito di stoccaggio Icm, ha chiarito Del Giudice, non esiste più; al suo posto si sta realizzando un polo logistico che supporterà le altre isole ecologiche per poi diventare a sua volta l’undicesima isola ecologica cittadina, dopo lavori che riadatteranno le due “vasche” esistenti in modo da poter ospitare anche gli “ingombranti”, così come avviene nelle altre dieci isole ecologiche. Non è neanche in discussione l’impegno fattivo che l’Amministrazione dedica a Napoli Est, oggetto di molteplici interventi, elencati dall’assessore in risposta alle annotazioni critiche venute dal dibattito sull’assenza di iniziative contro il degrado della zona post industriale. Quanto al sito ex Icm, ha concluso l’assessore, “Centro di Raccolta”, “Isola Ecologica” e “Polo logistico” sono termini equivalenti, ma sicuramente non si tratta di discariche, così come, sicuramente per errore, ha titolato il principale quotidiano cittadino.

Le ambiguità terminologiche, ha spiegato la consigliera Marta Matano (Movimento 5 Stelle) sono solo uno degli aspetti della delibera che inducono a richiedere che l’atto venga ritirato e riformulato; magari il nuovo testo potrebbe fare riferimento esplicito al “Protocollo” stipulato con i cittadini che si sono mobilitati per i miasmi che nello scorso autunno appestarono la zona e che furono anche oggetto di una interpellanza urgente di 52 senatori, tra cui il compianto professor Ortolani. Non si può infierire, con centri di deposito di rifiuti e con impianti di compostaggio, su Napoli Est, una zona completamente devastata nei decenni scorsi.

Altri consiglieri sono intervenuti nel dibattito, allargando la discussione alla gestione complessiva dei rifiuti.

Per Domenico Palmieri (Napoli Popolare) lo spettacolo che il sito offrì lo scorso autunno con il trattamento a cielo aperto di rifiuti, attuato dal personale in condizioni disumane, va scongiurato a ogni costo, e andrebbe opportunamente valutata la possibilità di costruire per Napoli un impianto di incenerimento dei rifiuti di ultima generazione.

Non c’è alternativa, ha invece argomentato Francesco Vernetti (DemA), a un percorso virtuoso di riduzione dei rifiuti. 

Se la stessa Unione Europea definisce come superata la tecnologia degli inceneritori, e la Regione, dal canto suo, ha rivisto il Piano Rifiuti escludendo gli inceneritori a favore di altra tipologia di impianti, ha concluso su questo il presidente Gaudini, sta di fatto che non si riuscirà a gestire correttamente il ciclo dei rifiuti senza costruire gli impianti di compostaggio. 

Nessuno dei tre impianti di compostaggio previsti dall’Amministrazione, ha concluso l’assessore Del Giudice, sarà tuttavia costruito a Napoli Est, area che è classificata come Sito di Interesse Nazionale da bonificare. 

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