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Donne e lavoro

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Il lavoro e le donne: viaggio nella realtà bresciana

La condizione femminile nel mondo del lavoro bresciano è piena di contraddizioni. E di fragilità. Per questo è stato firmato in Provincia un Protocollo d’intesa tra l’Ufficio della consigliera di Parità e l’Ispettorato territoriale del lavoro.

Pubblicato il 5 Luglio, 2020

Nella provincia di Brescia lavorare duro e tanto è quasi un mantra. Dalla città alle valli, dalle pianure della bassa ai laghi ti ripetono fin da piccolo che vivi nel cuore produttivo del Paese e che non c’è spazio per rilassarsi troppo: la vita è improntata al dinamismo. “Onora il lavoro tuo dio” è il comandamento insegnato da queste parti e poco importa se non è scritto nelle Sacre Scritture: quel che fa fede è la libera interpretazione. Eppure, le contraddizioni non mancano e sotto sotto, il modello tanto sbandierato così virtuoso non è. Tra le tante distorsioni, balza agli occhi quella che riguarda la condizione femminile: nella terra del lavoro la forbice che divide il tasso di occupazione maschile da quello femminile è di oltre venti punti (56,4% per le donne, 78% per gli uomini) Nessuno in regione fa peggio.

Il contesto

Un quadro cupo, che si aggrava con la crisi attuale, resa ancora più dura dall’emergenza Covid-19 e dal forzato lock down. Il rischio che a pagare il prezzo della crisi delle imprese siano soprattutto le donne è più di un’impressione, tanto che il tema è sottolineato anche nelle ultime stime ISTAT. per questo urge trovare soluzioni concrete, eque, efficaci capaci di garantire nei fatti quella parità di accesso e di trattamento sul posto di lavoro spesso solo sbandierata. Si tratta soprattutto di attuare un cambiamento culturale sia nelle imprese che nella coscienza dei lavoratori e delle lavoratrici: infatti la diseguaglianza sul lavoro viene accettata passivamente, o perché considerata “naturale” o per paura di ritorsioni nella denuncia. Una sorta di “oppressione delle coscienze” che il sistema lavorativo non soltanto giustifica ma spesso incoraggia. Così trattamenti economici molto sbilanciati, difficoltà a raggiungere ruoli dirigenziali, dimissioni “forzose”, comportamenti poco limpidi nei confronti delle donne sono ancora abitudini difficili da sradicare. Così come condizioni di lavori massacranti, con una diffusione preoccupante dei cosiddetti orari anti-sociali (serali, notturni, nel fine settimana) che certo non aiutano.Paradossalmente le donne pagano poi anche il loro essere compagne, mogli, madri, tendenzialmente chiamate anche a prendersi cura delle realtà deboli e fragili nella famiglia: situazioni che non di rado pagano anche a livello lavorativo. Se è vero che il lavoro contribuisce a dare dignità a una persona, questa situazione non si può più tollerare.

Qualcosa si muove: un gesto concreto

Per far fronte a questa situazione è stato recentemente stato firmato il Protocollo d’Intesa tra l’Ufficio della Consigliera di Parità Provinciale di Brescia, avvocato Nini Ferrari, e l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Brescia, Direttore dottoressa Loredana Pagnozza, alla presenza del Vice Presidente della Provincia di Brescia, l’ onorevole Guido Galperti e della Consigliera di Parità Supplente della Provincia di Brescia dottoressa Camilla Bolzoli. La volontà sottostante è quella di riprendere uno stretto rapporto di collaborazione fattiva per far fronte a ogni squilibrio di genere nell’accesso, nella permanenza e nel reinserimento del mondo del lavoro. Importante anche il settore della formazione, intesa come opportunità di crescita e di acquisizione di nuove competenze, anch’essa erogata in modo differente tra i due generi. Prevenire la discriminazione di genere è uno dei compiti principali della Consigliera di Parità: per questo la firma assume un significato particolare. Se il Bresciano vuole essere davvero terra di primati nel mondo del lavoro, deve partire da qui: il resto è chiacchiera.

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