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Il grande flagello (foto di Simone De Clementi)

Recensioni Inattuali: il Grande Flagello, Covid-19 a Bergamo e Brescia

Ci sono libri che diventano importanti loro malgrado, perché incarnano lo spirito di un momento storico, seppur limitato nel tempo. È il caso di “Il grande flagello” (Brescia, Scholè, 2020, 325 pagine, 19,90 euro TEMPO STIMATO DI LETTURA: TRE SETTIMANE) il libro di Massimo Tedeschi sul Covid-19 a Bergamo e Brescia, recentemente presentato al Viridarium del Museo di Santa Giulia

Pubblicato il 8 Luglio, 2020

Ci sono libri che diventano importanti loro malgrado, perché incarnano lo spirito di un momento storico, seppur limitato nel tempo. È il caso di “Il grande flagello” (Brescia, Scholè, 2020, 325 pagine, 19,90 euro TEMPO STIMATO DI LETTURA: TRE SETTIMANE) il libro di Massimo Tedeschi sul Covid-19 a Bergamo e Brescia, recentemente presentato al Viridarium del Museo di Santa Giulia, alla presenza di Emilio Del Bono, Sindaco di Brescia, e di Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo.

Il libro

Il libro ha l’ambizione di portare ordine al fiume di notizie, spesso incoerenti, che ci ha investito da quando, da febbraio 2020, l’epidemia si è incrociata con i nostri vissuti, con la nostra vita, con le nostre abitudini. E vuole farlo guardando alle due provincie lombarde – Bergamo e Brescia – colpite duramente e per prime dall’insolita virulenza del morbo. È proprio in questi territori che la Sanità lombarda ha messo a nudo tutti i suoi limiti, tutte le sue lacune organizzative, figlie certo di scelte non facili prese in una corsa contro il tempo ma anche di anni di smantellamento della rete territoriale, di tagli spesso sconsiderati, di un modello di medicina che ha messo in primo piano i progressi tecnici a discapito di una umanizzazione delle cure. Ma i temi trattati non riguardano soltanto il mondo della Sanità. La storia del virus si incontra da un lato con la storia di persone, dall’altro si intreccia con un’attenta analisi di due province moderne, operose, dove prevale un’economia solida, o così sembra. “Bergamo e Brescia”- scrive Tedeschi – “non sono due province qualsiasi. Sono il cuore del cuore produttivo d’Italia e d’Europa”.

La struttura

Un memoriale iniziale, dove vengono affrontati brevemente i vari temi in gioco, le connessioni, le problematiche che hanno accompagnato il periodo di lock down, ma anche i mesi appena precedenti a quel maledetto fine febbraio 2020. Dati, numeri, statistiche, suggestioni che come il filo di una matassa si dipanano suggerendo mille possibili intrecci: inquinamento, allevamenti, densità abitativa, rifiuti, rapporto tra le regioni sono solo alcuni dei temi affrontati. Questa prima parte del libro ha il merito di fornire differenti spunti, capaci di abbozzare una cornice agli avvenimenti. Al memoriale seguono poi delle interviste ai Sindaci, ai Vescovi, e a figure mediche e sanitarie delle due città lombarde. Pagine che non solo descrivono punti di vista differenti, ma che hanno il merito di mettere a nudo le emozioni e i vissuti di chi, con ruoli diversi, si è trovato ad affrontare l’emergenza. È poi la volta di un “Diario di bordo”: come scrive l’autore nell’Avvertenza, “le pagine che seguono non sono una cronologia ma un diario soggettivo tenuto da chi, leggendo sistematicamente per due mesi i quotidiani locali di Brescia e Bergamo e un quotidiano nazionale, è stato colpito da dati, cifre, drammi, appelli, iniziative”. Il primo giorno del diario è giovedì 12 dicembre 2019, l’ultimo il 5 maggio 2020. Last but not least, un breve glossario che espone le principali sigle e i termini dell’emergenza.

Letto per voi: la recensione inattuale

Il libro, di gradevole lettura, ha un merito: quello di narrare in parallelo le storie di due città vicine ma rivali. Un campanilismo antico, spesso rozzo e ottuso, persino paradossale se si pensa l’apertura al mondo dei due territori. In questa circostanza è accaduto qualcosa di magico, anche se dettato dalla sofferenza: gli abitanti delle due città si sono sentiti uniti, solidali gli uni con gli altri come non mai. Questa vicinanza, dettata da un destino comune, ha poi dato il “la” all’idea di una candidatura unica d’ impatto, prestigio, rinascita: Brescia e Bergamo saranno insieme Capitale Italiane della Cultura nel 2023, con un progetto condiviso. Il libro di Massimo Tedeschi ben racchiude questo sentire, questa vicinanza, questa tensione e ne è quasi l’icona. Poi però ci sono due punti d’ombra che rendono il libro fragile. Il primo lo ammette lo stesso autore: “Non sfugge”– scrive Tedeschi “il limite di un libro costruito con la tempistica del giornale quotidiano, sotto l’incalzare spesso drammatico delle notizie, nel mezzo del susseguirsi di analisi contraddittorie, fra voci di scienziati raramente univoche”. Non è facile scrivere un libro quando stai vivendo qualcosa: la cronaca certo è riportare dei fatti, ma è importante anche consultare fonti “dissonanti” e metterle a confronto. Proprio questo è il secondo punto d’ombra: le fonti, pur autorevoli, fanno parte di un’unica narrazione. Più che un retorico ringraziamento ai giornalisti “che hanno dato il meglio di sé”, l’autore avrebbe dovuto sottolineare la “Caporetto dell’informazione”, vista l’incapacità dei cronisti di scavare, leggere i dati, indagare, portati a spasso da tecniche di manipolazione di massa quantitativamente importanti quanto qualitativamente povere. Meno numeri e più domande, distanziate nel tempo, avrebbero certo portato a un differente risultato: far pensare di più e farci vivere meglio.

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