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MessinAccomuna: con De Luca 100 milioni di fondi sono fermi dal 2018

Pubblicato il 11 Luglio, 2020

Fu una “energica telefonata dell’allora sindaco Renato Accorinti al sottosegretario De Vincenti a recuperare alla Città Metropolitana di Messina 332 milioni di euro, facendola reinserire nei Patti. Altro che soldi persi: Accorinti ha fatto avere a Messina risorse che le erano state sottratte”. Comincia così la nota sul Masterplan di MessinAccomuna.

Che aggiunge: “De Luca non conosce l’interesse generale e nemmeno il territorio che amministra. Messina è una realtà metropolitana particolare, policentrica. Le funzioni produttive, turistiche, amministrative, culturali non sono concentrate nel capoluogo, ma distribuite sul territorio provinciale. Questa peculiarità consentì a Messina (grazie all’impegno concorde di Accorinti, società civile, ARS di Giovanni Ardizzone) di entrare fra le 13 Città Metropolitane italiane. Con questa consapevolezza Accorinti coinvolse nel Masterplan tutti i Comuni del territorio (da Giardini a Tusa), definendo un quadro complessivo di progettualità che valorizzasse le vocazioni locali. Individuate quattro aree (Nebrodi, Tirrenica, Capolouogo, Jonica), le amministrazioni locali, con un esercizio di democrazia partecipativa, definirono quadri omogenei di intervento prioritario (Nebrodi: turismo, Tirrenica: Infrastrutture viarie e Sviluppo, Jonica: Infrastrutture viarie, Capoluogo: Sviluppo economico, Ambiente, altri interventi)”.

E fu la scelta giusta, tanto che “il ‘patto’ di Messina fu citato come innovativa ‘buona prassi’ dal Governo: era stato previsto (e poi replicato a Cagliari) che le economie dei ribassi di gara andassero destinati all’edilizia scolastica. Il coinvolgimento del territorio metropolitano fu esplicitamente lodato dal Governo e il modello di sviluppo territoriale fu il frutto di una intensa concertazione”.

E in quel momento di alta responsabilità pubblica, “proprio De Luca fece il furbetto. Da sindaco di S. Teresa presentava progetti inesistenti (progetto cantierabile per lo svincolo di S. Teresa), da sindaco di Messina dice che quello è stato uno scippo al capoluogo”. Insomma: “Accorinti agì da Sindaco della Città Metropolitana, cosa che De Luca ha sostanzialmente dichiarato di non voler fare”.

Non è tutto. “A giugno 2018, 31 progetti del Comune di Messina (100 milioni su 104) erano validati nella banca-dati nazionale e per 21 era già stata trasmessa la richiesta di anticipazione finanziaria alla Città Metropolitana. Da quella data, la paralisi gestionale: ipotesi di ‘rimodulazioni’, cancellazione di progetti già attivi (Sportello per l’imprenditorialità giovanile), revoca dei bandi del sociale, definanziamento per la piastra logistica di Tremestieri (un’opera strategica per Messina e il suo territorio metropolitano)”.

Adesso – dice MessinAccomuna – “De Luca obietta anche sul coinvolgimento dell’IRSAP per i 9 milioni destinati alle infrastrutture per il PRUSST. Infrastrutture che si sarebbero potute far partire nel 2018”.

E ancora, la questione Amam. “Nel Masterplan c’erano 6,1 milioni per il Fiiumefreddo, il Montesanto e la rete fognaria: che fine hanno fatto?”.

Insomma, sono “fermi” oltre “100 milioni di euro ricevuti con progetti e piani di spesa dalla precedente amministrazione”. A marzo 2019 il centro studi “Pio La Torre” certificava: Messina fanalino di coda tra le Città Metropolitane d’Italia per i masterplan, appena 580.000 Euro di spesa su 334 milioni.

“Altro che efficienza: ricevuti i finanziamenti su progetti da far partire, De Luca, finora, ha bloccato la città, tentando di disfare. Parla per alzare polveroni che coprano la sua incapacità di spesa”.

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