« Torna indietro

Dopo 30 anni di lavori a singhiozzo finalmente il taglio del nastro de “La Ginestra”

Pubblicato il 11 Luglio, 2020

E’ stata inaugurata stamattina 11 luglio la nuova Casa di accoglienza per donne e minori in difficoltà “La Ginestra”, nella struttura conosciuta da tutti come “il Casone di Iolo”, al centro di un ampio progetto di recupero  avviato quasi 30 anni fa e andato avanti a singhiozzo per decenni.

Un’opera  molto attesa dagli abitanti della zona, che stamani hanno partecipato al taglio del nastro da parte del sindaco Matteo Biffoni, dell’assessore ai Servizi Sociali Luigi Biancalani, del consigliere regionale Nicola Ciolini, dei consiglieri comunali Monia Faltoni e Maurizio Calussi, della presidente della Cooperativa Alice Gianna Mura e della coordinatrice della casa Francesca Ranaldi.

Un risultato importante per chi ha bisogno di un punto da cui ripartire, ma anche per il paese di Iolo, che temeva di vedere destinato al degrado un immobile così grande e significativo». «Si tratta di un punto di partenza e non di arrivo – ha precisato l’assessore Biancalani – E’ infatti una risposta temporanea per 18 donne e minori per un periodo di 12 mesi, rinnovabile fino a 24 ed eccezionalmente fino a 36, in cui ci sarà anche un percorso di crescita personale fino al recupero dell’autonomia». «Non è un intervento assistenziale, ma una risposta alle donne e alle famiglie in difficoltà per emanciparsi dai bisogni – ha aggiunto il consigliere regionale Ciolini – Chi viene ospitato qui infatti non avrà solo un alloggio, ma sarà avviato in un percorso verso il recupero di competenze lavorative e dell’autonomia, circondato dal tessuto sociale di Iolo.  

La Ginestra è una struttura costituita da un edificio risalente probabilmente ai primi del ‘500, sottoposta ad un importante opera di restauro conservativo, dopo l’acquisto da parte del Comune di Prato, nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbanistica ed edilizia della frazione di Iolo. Le antiche stanze di quello che finora era nominato come “Casone”, ospiteranno da questo mese, famiglie e donne con bambini in progetti di autonomia e di uscita da situazioni di disagio e emergenza abitativa, che vivranno in casa famiglia, con sorveglianza h/24 o in appartamenti con la modalità del co-housing.

Si tratta di 18 posti per donne e bambini in Casa famiglia e 6 appartamenti per ospitare temporaneamente famiglie in coabitazione. L’accoglienza prevede progetti di autonomia, e sviluppo di tutte le potenzialità affinchè, dopo un periodo massimo di 12  mesi eventualmente prorogabili di sei mesi in sei mesi fino ad un massimo di 36 mesi, le persone possano lasciare la struttura e vivere senza più il supporto pubblico. Sono già presenti in questo momento tre donne e tre bambini.Il progetto di ristrutturazione è stato diretto dall’arch. Francesco Procopio del Servizio Lavori pubblici e mobilità, mentre il progetto di servizi e attività è stato definito e curato del Servizio Sociale del Comune, e affidato con gara pubblica a gestori del terzo settore.

La Ginestra sarà quindi una Casa Famiglia per donne e minori: Tra le persone in situazione di emergenza abitativa, le donne risultano, rispetto agli uomini, maggiormente soggette a quelle condizioni di fragilità che ne sono causa. Più facilmente infatti si trovano in temporanea necessità di alloggio per sfratto, separazione, mancanza di lavoro con conseguente perdita di autonomia, crisi temporanea dovuta a condizioni economiche critiche, solitudine o isolamento, risultando così esposte a rischio psico-sociale e condizioni di disagio e marginalità.

E’ una struttura H24 cioè significa che i servizi sono erogati giorno e notte; infatti mentre il giorno le donne sono seguite da una equipe di esperti che sostiene le donne in percorsi di inclusione e di integrazione sociale, la notte un servizio di portierato è attivo per la sorveglianza e per garantire rispetto a eventuali necessità.

Adiacenti alla casa famiglia ci sono appartamenti in co-housing . Gli ospiti hanno un reddito ma tale da non garantire la possibilità di pagare un affitto, così condividono nell’appartamento i servizi e l’uso della zona pranzo/cucina.

Per entrambe le tipologie di ospitalità, centrale è il compito affidato al servizio sociale professionale nell’accompagnare le persone e le famiglie alla sottoscrizione di un “patto di inclusione sociale” che valorizzi le risorse e le competenze di ciascuno verso azioni di potenziamento sociale e miglioramento della condizione di partenza.

Oltre ai sei appartamenti sopra citati anche i tre appartamenti che l’Amministrazione ha deciso di destinare alle Forze dell’Ordine.

About Post Author