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Centergross Bologna: la campagna social #NoiSiamoIlMadeInItaly

Centergross Bologna: la campagna social #NoiSiamoIlMadeInItaly online fino al prossimo 23 luglio.

Pubblicato il 14 Luglio, 2020

Centergross Bologna: la campagna social #NoiSiamoIlMadeInItaly online fino al prossimo 23 luglio.

Che cos’è il made in Italy? È bellezza, qualità, accessibilità, è passione, identità, creatività e saper fare.

Valori che hanno reso il “fatto in Italia” un marchio di qualità ricercato in tutto il mondo e che, oggi più che mai, possono essere le basi per una reale ripresa del settore moda in questa delicata fase post lockdown.

Sette imprenditori di altrettante aziende di pronto moda del Centergross di Bologna hanno interpretato queste 7 parole chiave nella nuova campagna #NoiSiamoIlMadeInItaly, on line fino al 23 luglio 2020 nei profili social ufficiali dei distretto: Facebook, Instagram e YouTube.

A metterci la faccia i titolari delle aziende di moda e calzature Souvenir Clubbing, Ovyè, Gruppo Kaos, Berna, Tiemme Export, Susy Mix e Gil Santucci.

«L’obiettivo di questa campagna è far capire il grande valore di queste aziende e del loro business model – afferma Micol Maestrini, responsabile comunicazione di Centergross –. Il pronto moda, soprattutto in questo periodo in cui è necessario riguadagnare il terreno perso durante il loc-kdown, si sta dimostrando una formula vincente per produrre capi di qualità, rigorosamente made in Italy, in tempi brevi. Parallelamente al sostegno economico da parte del Governo, la co-municazione ricopre un ruolo fondamentale per sostenere i nostri brand. Come abbiamo sempre fatto, riteniamo che la miglior strategia sia mettere al centro coloro che rappresentano il più grande distretto del settore in Europa: gli imprenditori».

Parla di bellezza Alessandro Santi di Souvenir Clubbing (www.souvenirclubbing.net), come condizione ideale per esprimersi completamente nel proprio lavoro quotidiano. Bellezza è quindi creazione del miglior habitat lavorativo in cui far fiorire il proprio talento. E bellezza è anche be-nessere. «Non quello egoistico di un’azienda – spiega Santi –, ma quello della condivisione con collaboratori, clienti e fornitori. Dove tutti stanno bene, lì c’è bellezza».

Annalisa Caruso di Ovyè (www.ovye.it) punta l’attenzione sul significato di qualità, che nella moda e nel pronto moda in particolare è sinonimo di filiera corta e di prossimità. Una qualità che con-sente di controllare al 100% il prodotto, di realizzarlo e di riassortirlo in velocità, come richie-sto dal pronto moda. Tutte le calzature che Ovyè commercializza sono realizzate nelle regioni cuo-re della produzione italiana, come Puglia, Campania, Toscana e Marche. «Le nostre scarpe, le componentistiche e i materiali sono tutti di provenienza italiana, prodotti all’interno del nostro territo-rio. Questa vicinanza con le fabbriche ci permette di essere veloci, controllati e di garantire un ot-timo rapporto qualità prezzo, per un prodotto di comfort che sa durare nel tempo».

Marco Calzolari del Gruppo Kaos (www.kaosspa.com) interpreta il made in Italy come accessibi-lità, a cui si arriva attraverso un’accurata ricerca di stile e di tessuti per una proposta moda continua che si aggiorna ogni settimana. «È incredibile quello che succede nella grande città della moda italiana che è il Centergross. Accessibilità per il made in Italy significa essere in concor-renza con la grande distribuzione. A fare la differenza nel pronto moda del nostro distretto è il mix di contenuti di stile, di ricerca e di velocità che non c’è, in maniera simile, in nessun altro polo produttivo. Per questo siamo conosciuti in tutta Europa e nel mondo».

Per Roberto Borsari di Berna (www.bernaitalia.it) made in Italy è sinonimo di passione: «Ore e ore di lavoro, scrupolosità nella ricerca dei dettagli che sono sempre il plus di ogni capo, degli ac-cessori e della qualità dei tessuti e dei filati. Passione che significa anche dialogo e collaborazione, necessari a individuare nuove strategie e a essere sempre aggiornati».

Di Made in Italy come identità parla Francesca Mandreoli di Tiemme Export (www.tiemmeexport.com). «Identità aziendale, ad esempio, di una realtà come la nostra nata nel 1979, ma anche identità di famiglia e di marchio e, soprattutto, identità di gruppo. Che vuol dire confronto e collaborazione costanti con tutti gli attori della filiera che danno vita al saper fare italiano: produttori, fornitori, rivenditori e clienti».

Sonia Pappi di Susy Mix (www.susymix.com) vede invece nella creatività il valore aggiunto e dif-ferenziante del made in Italy. «In 25 anni Susy Mix si è evoluta e oggi più che mai siamo convinti che la ripartenza non possa prescindere dalla creatività. Noi italiani non saremmo quello che siamo oggi nel mondo del fashion se il nostro processo non partisse dalla creatività, dal punto di vista dello studio dello stile e del prodotto, e in tutte le varie declinazioni, a partire dalla co-municazione».

La parola chiave del fatto in Italia per Guglielmo Santucci di Gil Santucci (www.gilsantucci.it) è saper fare. «Che è un saper fare italiano. In azienda ci basiamo sull’originalità dei capi, per que-sto, a maggior ragione in un settore come il pronto moda che ogni settimana propone novità, la ricerca è fondamentale. La nostra ricerca e i nostri partner sono tutti esclusivamente italiani. Saper fare significa anche seguire i tempi, restare aggiornati. Per questo uno dei temi che ci sta più a cuore è l’ecologia. L’attenzione al pianeta deve unirsi a quella rivolta alle tendenze della mo-da e agli aspetti sociali. Prodotto, prezzo, tendenza, ecologia: per noi questo è il saper fare italiano che racchiude il concetto di made in Italy».

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