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Il vaccino di Moderna passa alla fase finale di test.

L’azienda biotecnologia americana Moderna passa all’ultima fase di test con il suo vaccino, ispirando un cauto ottimismo.

Pubblicato il 20 Luglio, 2020

L’azienda biotecnologia americana Moderna passa all’ultima fase di test con il suo vaccino, ispirando un cauto ottimismo.


Nella giornata di ieri, 14 luglio, sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati dello studio riguardante il primo vaccino COVID-19 testato sugli esseri umani. Lo studio preliminare di cui stiamo parlando ha coinvolto 45 volontari sani di età compresa fra i 18 e i 55 anni ed è stato pensato essenzialmente per verificare la sicurezza del vaccino, ma pare che i risultati ottenuti offrano anche qualche spunto per immaginare la sua efficacia.


mRNA-1273 è il nome di questo vaccino messo appunto dalla società Moderna Therapeutics, con sede a Cambridge nel Massachusetts, assieme ai ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases capitanato dal Dottor Anthony Fauci. Sulla base dei primi dati ottenuti e data l’urgenza del momento la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha dato l’ok alla società per accedere alla fase finale di studio, che avrà inizio il 27 luglio di quest’anno, andando a testare il vaccino su un campione di 30 mila persone, di cui la metà riceverà una dose di 100 microgrammi mentre gli altri assumeranno una sostanza placebo. Tale studio andrà avanti da qui fino al 27 ottobre 2020.


Come riportato dall’articolo scientifico andato in pubblicazione sulla prestigiosa rivista di settore New England Journal of Medicine, le persone partecipati al primo studio sono state arruolate presso il Kaiser Permanente Washington Health Research Institute in Seattle e l’Emory University di Atlanta. La prima somministrazione di del vaccino su uno dei volontari è avvenuta il 16 marzo, dunque appena due mesi dopo la pubblicazione del sequenziamento genetico del SARS-CoV-2 da parte degli scienziati cinesi. Tutte le persone partecipanti al test hanno ricevuto uno dei tre dosaggi di vaccino previsti dallo studio e ciò è avvenuto mediante due iniezioni effettuate più o meno a un mese di distanza l’una dall’altra.


Da quanto si legge nello studio pubblicato, non si sarebbero registrati seri effetti collaterali legati alla somministrazione del mRNA-1273, in nessuno dei dosaggi testati. Viene comunque riportato che oltre la metà dei partecipanti vaccinati hanno accusato sintomi minori quali affaticamento, mal di testa, brividi e dolore nel punto in cui era avvenuta l’iniezione. La nota più interessante invece riguarda la produzione, in tutti gli individui sottoposti al vaccino, di anticorpi per il virus SARS-CoV-2 che causa la COVID-19. Per verificare poi qualità della risposta immunitaria di questi volontari si sono testati i loro anticorpi su una versione da laboratorio del SARS-CoV-2 osservando che questi avevano neutralizzato il virus con efficacia simile a quelli prelevati dalle persone che li avevano sviluppati in modo naturale, cioè contraendo il virus. Poi, nell’ambito dello stesso studio, gli anticorpi provenienti da un campione ristretto dei partecipanti al test sono messi “al lavoro” contro autentici campioni di SARS-CoV-2 constatando, anche in questo caso, che l’effetto ottenuto era coerente con quello degli anticorpi provenienti da individui che erano stati contagiati dal virus.


Sembra comunque che l’effetto migliore si sia avuto dopo l’effettuazione della seconda iniezione. Come dichiarato dalla Dottoressa Lisa Jackson, autrice di punta di questo studio, “Abbiamo visto risposte solide dopo la seconda vaccinazione. Sembra che siano necessarie due dosi, che è quello che ci si aspetta da questo tipo di vaccino e da un vaccino contro un virus emergente che non è stato presente nella popolazione. Il sistema immunitario deve essere impostato dalla prima dose per poi rispondere più vigorosamente alla seconda.”

Il vaccino mRNA-1273 è stato sviluppato con una nuova tecnologia, che fino a oggi non ha portato alla produzione di alcun vaccino che abbia poi ricevuto l’approvazione per essere impiegato nella prevenzione contro alcuna malattia infettiva. Descrivendolo a grandi linee questo vaccino, esso si basa sul mRNA dal virus SARS-CoV-2 che una volta inoculato porta le cellule del corpo a imitare il processo di un’infezione naturale, producendo proteine virali che sono riconosciute dal nostro sistema immunitario.


Questo nuovo approccio differisce dal modo tradizionale in cui si concepisce un vaccino, che in genere si basa su frammenti di proteine virali oppure il virus inattivato e iniettato per attivare il sistema immunitario. L’idea di utilizzare invece l’mRNA dal virus, un materiale genetico di codifica per le proteine, viene da progetti avviati in precedenza da Moderna, anche con supporto della Fondazione Bill & Melinda Gates, per la prevenzione contro altre malattie infettive, incluse Zika e l’influenza.

Quello che non è ancora dato sapere è quanto possa durare questa copertura immunitaria stimolata dal vaccino. Coloro che hanno preso parte a questo primo test verranno seguiti e monitorati nei prossimi mesi per cercare di trovare una risposta a questo importante quesito.
A ogni modo, lo studio in partenza lunedì 27 sarà fondamentale per capire la reale efficacia di questo vaccino, la sua sicurezza e determinare con più precisione il dosaggio appropriato.


Il Dottor Anthony Fauci, maggior immunologo degli Stati Uniti e responsabile dell’istituto nazionale coinvolto in questo progetto, si è voluto dire ottimista e portatore della speranza che questa volta si arrivi a un vaccino affidabile e effettivo in un lasso di tempo minore rispetto alla media storica. Al contempo però il luminare ha cercato anche di spiegare al pubblico che, tanto questo tipo di vaccino quanto gli altri ora allo studio e magari con buone chance di ottenere dei risultati contro il SARS-CoV-2, con ogni probabilità non daranno una copertura immunitaria comparabile a quella del vaccino contro il morbillo. Secondo lui infatti potremo già essere contenti se si arriverà a una copertura del 70-75%, che gli esperti ritengono comunque sufficiente per ostacolare la circolazione del virus fra la popolazione umana.

Fonti: Time 14/07/20 Ore 10:25 – Moderna – New England Journal of Medicine 14/07/2020

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