« Torna indietro

Senza categoria

L’economia toscana ai tempi del Covid

Come il covid ha cambiato l’economia toscana? La risposta viene dal rapporto dell’Irpet l’istituto di statistica della Regione Toscana.

Pubblicato il 15 Luglio, 2020

Come il covid ha cambiato l’economia toscana? La risposta viene dal rapporto dell’Irpet l’istituto di statistica della Regione Toscana.

Una pandemia che ha trovato il sistema economico regionale provato dalla crisi del 2008. Una fotografia che desta molto preoccupazione sia nelle istituzioni che negli addetti dei lavori. Nel 2020 il Pil della Toscana rischia di ridursi del 11%.

“La Toscana regione forte che saprà riprendersi grazie ai propri asset e alla qualità esportata nel mondo. Ma occorrono investimenti, e sblocco di opere che attendono da anni, per creare occupazione e ricchezza”. Questa la risposta del presidente Enrico Rossi di fronte all’analisi, dura, che emerge dal rapporto Irpet presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati sugli effetti economici prodotti dall’emergenza sanitaria.

“Il rapporto – ha detto Rossi – fornisce un’analisi preoccupata e dolorosa della realtà toscana. Una realtà economica e sociale dolorosa. Ma questa realtà si può combattere, come del resto ci insegna la storia della Toscana negli ultimi 10 anni. Questo grazie agli asset di cui disponiamo e che in questi anni si sono distinti nella conquista dei mercati internazionali, grazie alla loro qualità. Disponiamo di tanti settori innovativi accanto ai quali però spiccano alcuni distretti storici come yacht e cantieristica navale, la farmaceutica, il cartario, la moda, l’agroalimentare, l’orafo, il marmo, la camperistica. Tutti con le proprie criticità attuali ma tali da rendere la Toscana una regione forte. Senza trascurare la capacità di attrazione degli investimenti per la quale siamo diventata la prima regione italiana”.

Secondo ll’Irpet nei primi mesi 2020 si è assistito ad un importante crollo delle attività produttive  e ad una diminuzione dell’export del 5,7%. Gli effetti sulla produzione industriale toscana indicherebbero un -21,9% nel primo quadrimestre, contro il -18,6% dell’Italia. Calo concentrato a marzo e aprile, sebbene il rallentamento fosse iniziato già a gennaio e febbraio per via dell’interruzione forzata delle importazioni cinesi di beni intermedi da cui dipendono gli approvvigionamenti di alcuni settori importanti dell’industria regionale. Crisi che si è estesa al mondo dei servizi, soprattutto quelli del tempo libero (turismo e ristorazione).

Venendo al mercato del lavoro, invece, le scelte del governo (blocco dei licenziamenti, estensione Cassa integrazione, sostegni ai redditi lavoratori autonomi) non hanno impedito in Toscana un calo del numero dei lavoratori, soprattutto giovani e contratti meno strutturati: tra il 30 maggio 2020 e il 30 maggio 2019 -53mila addetti. Per comprendere però meglio i costi della crisi a questa cifra va poi aggiunta quella relativa ai beneficiari delle misure, circa 638 mila unità (257mila coinvolti nella Cassa ordinaria o nel Fondo di integrazione salariale, 106mila soggetti alla cassa in deroga, 275mila che hanno richiesto l’indennità di 600 euro), ovvero il 40% della forza lavoro ed anche la fetta più a rischio disoccupazione o di riduzione del reddito una volta cessate le misure di sostegno.

Per quanto riguarda le imprese  a fine maggio il dato in calo più significativo riguarda le attività connesse al turismo, -29mila addetti. Più contenuto il dato del commercio al dettaglio (-7%) e ancor più di quello all’ingrosso (-3%). Cali anche nei comparti manifatturieri, soprattutto quelli soggetti a lockdown come la moda; maggiore la tenuta dei settori essenziali: cartario, chimica e farmaceutica, alimentare. Rispetto ai territori, brusco il calo di quelli a vocazione turistica e legati ai settori industriali più tradizionali (distretti aretino e pratese); meno evidente nei sistemi urbani (grazie alla possibilità degli addetti del terziario di operare in smart working).

Una conferma di queste proiezioni anche nei tre anni successivi, con graduale ritorno alla normalità, comporterebbe nel 2021 un aumento del Pil toscano del 4,9%, contro il 5,8% dell’Italia, scarto causato soprattutto dal recupero più lento del turismo. Un successivo rallentamento nel 2022 (+1,1%) e una stabilizzazione nel 2023 (+0,9%), ovvero il tasso di crescita potenziale dell’economia toscana.

L’aumento delle disuguaglianze e della povertà rappresentano un altro effetto della crisi. Già prima dell’emergenza infatti, il reddito disponibile delle famiglie toscane si era contratto (-10% a fine 2019 rispetto al 2007), provocando un aumento della povertà assoluta che però non ha riguardato

About Post Author