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Partito democratico e dialogo costruttivo con l'industria: una diretta abruzzese

Partito democratico e dialogo costruttivo con l’industria: una diretta abruzzese

Pubblicato il 17 Luglio, 2020

La sinistra italiana ha ormai cambiato pelle? La posizione del Partito democratico ha attualmente tra le sue caratteristiche il dialogo costruttivo con l’industria. Ieri alle ore 19, in diretta sulla pagina Facebook Pd abruzzese, si è svolto l’incontro incentrato sul documento di proposte di ambito nazionale “Ripartiamo Italia. Per una nuova politica industriale”. Si è parlato ricadute e le implicazioni che riguardano più da vicino l’Abruzzo: la regione del Centro-Italia è lo spunto per parlare, in chiave più ampia, dello sviluppo sullo Stivale. Hanno partecipato il responsabile nazionale economia del Pd Emanuele Felice e il sottosegretario allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella, con amministratori e rappresentanti del mondo produttivo e sindacale. Si è posto l’accento su digitalizzazione, innovazione, transizione verde, incentivi per indirizzare il risparmio alla patrimonializzazione delle imprese, con particolare attenzione a quelle medie e piccole.
Daniele Marinelli, responsabile economia e lavoro del Partito Democratico abruzzese, si è espresso in questo modo: “Ragioniamo sul contesto politico. Per qualche decennio abbiamo immaginato che il capitalismo potesse autoregolarsi generando ricchezza e sviluppo, ma questo modello non funziona. E’ necessario un intervento significativo da parte dello Stato, per muovere contro le disuguaglianze. Siamo nella fase delicata del post emergenza Covid, densa di preoccupazioni ma anche ripensamento del nostro livello di sviluppo. E’ importante decidere come direzionare queste risorse lungo le corrette direttrici. Bisogna puntare su innovazione e digitalizzazione delle imprese: costruire un ecosistema innovativo. Università, centri di ricerca, tessuto imprenditoriale, devono essere messi a fuoco. E’ necessario premiare le imprese che sanno innovare di più, favorire start up innovative. Difesa del pianeta e clima non costituiscono limiti, ma sono attinenti al dibattito in merito a lavoro e sviluppo. Bisogna accelerare, favorire la transizione ecologica. La capitalizzazione delle imprese è importante, come la loro dimensione: in Abruzzo ci sono imprese sottocapitalizzate e più piccole delle altre a livello internazionale. Si registra in alcuni casi scarsa resilienza, mancata solidità e competitività. Il tessuto di micro piccole e medie imprese è un dato positivo, ma per altri versi genera debolezza del tessuto imprenditoriale: è pur vero che la risposta in caso di emergenza è una delle caratteristiche della popolazione abruzzese. L’Unione europea favorisce fusioni e aggregazioni: ecco la strada da seguire in Italia. Le imprese più piccole brillano dal punto di vista dell’innovazione, sono spesso in grado di fare lo strappo innovativo, ma è difficile produrre il dato nuovo su larga scala. La vocazione manifatturiera del territorio è significativa: parliamo di più di 100.000 occupati. L’Abruzzo può diventare locomotiva d’Italia: coinvolgere le classi dirigenti nel ragionamento su un nuovo modello di sviluppo”.

‘Se non interrompiamo il circolo vizioso del declino, saremo condannati dalla storia’

Queste le parole di Emanuele Felice, responsabile nazionale economia del Pd: “Si deve lavorare sull’impostazione relativa al come orientare lo sviluppo in direzione inclusiva. Cresciamo meno degli altri. Bisogna riformare la pubblica amministrazione, favorire la tecnologia, creare un ambiente in cui sia conveniente investire e creare infrastrutture: sono tutti fattori irrinunciabili. Biogna promuovere il dialogo con i lavoratori, non soltanto con le imprese. La crisi ci ha indirizzato attraverso il programma europeo su questa strada: parliamo del Recovery plan e delle azioni di Paolo Gentiloni come commissario europeo all’Economia. Si tratta di promuovere l’innovazione digitale e ambientale, nonché l’inclusione, che riguarda il Welfare, ma anche l’istruzione. E’ necessario incardinare nel Recovery plan grande piano modernizzazione dell’Italia. Si tratta di un’occasione storica, che non avevamo da 30 anni, e di una sfida da non perdere come classe dirigente: saremo condannati dalla storia se non interrompiamo il circolo vizioso del declino. Il Pd è soltanto la quarta forza in parlamento. Si tratta di una partita decisiva e complicata, giocata con una classe dirigente di alto livello. Ora si tratta, come detto, di attuare il programma in corrispondenza con il Recovery plan”.

Imparare a creare start up

Gian Paolo Manzella, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, ha dichiarato: “La politica deve nascere dalla cultura. Dobbiamo domandarci come ci confrontiamo, come partito, con quel che cambia intorno a noi. La cultura imprenditoriale è al primo posto, per promuovere lo sviluppo. Bisogna porre in luce il rapporto tra imprenditori e lavoratori, ma anche tra imprenditori e territorio. Una volta ogni 15 giorni vado a trovare le imprese. Esiste l’idea del Partito democratico come partito anti-impresa. Da noi ci si attende qualcosa in più in termini di sforzo responsabile. Andare dentro le imprese e far capire che siamo per un rapporto aperto e trasparente con il mondo dell’impresa e del lavoro è molto importante. Il rapporto tra imprenditori e lavoratori va ora considerato con categorie diverse rispetto al passato, il lavoratore è inteso come valore aggiunto dell’impresa. Le scissioni che abbiamo vissuto ci dicono quotidianamente fanno capire che siamo per l’innovazione, l’impresa avanzata, la tecnologia, il rapporto dello stato con l’economia. Il sistema formativo, del resto, parla all’impresa di domani. Si tratta di portare nelle scuole i valori della cultura e del lavoro, basi delle vocazioni economiche del territorio, e rudimenti di pensiero critico e creativo. E’ necessaria una cultura start up, per avere coordinate nuove rispetto al mondo. I ragazzi devono imparare a creare start up. Bisogna curare in modo particolare, inoltre, il rapporto con le imprese internazionali che vengono qui a investire. Bisogna leggere alcune delle idee presenti in questo documento in relazione a quanto realizzato nel dl Rilancio. Si tratta di portare il risparmio dei privati verso l’impresa, quotata e non quotata, posto che la piccola impresa è il cuore della società. Bisogna costruire uno stato diverso, capace di attrarre investimenti e parlare con il mondo dell’impresa e del lavoro, secondo canoni più moderni. La Sanofi di Scoppito, per esempio, ha un investimento bloccato da anni per ragioni amministrative. Il dilemma è: restare in Italia, oppure andare via? E’ necessario lavorare a uno stato capace di parlare con queste realtà, uno stato imprenditoriale che interagisca con la modernità. Il valore del tempo è un valore essenziale”.

‘Indirizzare il cambiamento in termini tecnologici e ambientali insieme’

Rita Innocenzi, segretario regionale Cgil, ha affermato: “In tema di politica industriale, in Abruzzo si concentrano tre caratteristiche. Dall’analisi dei dati, per Prodotto interno lordo si tratta di una tra le regioni più industrializzate d’Europa. Si tratta della Regione dei parchi, dato sul quale si pone l’accento in misura maggiore rispetto ad altre regioni d’europa. L’80% del tessuto economico è composto da piccole e medie imprese. E’ necessario promuovere un’economia sostenibile, un’economia circolare.
Data la pandemia, da qualche mese a questa parte stiamo analizzando dati che riflettono una grande difficoltà. Contemporaneamente esiste l’urgenza di indirizzare il cambiamento in termini tecnologici e ambientali insieme. Da un lato c’è la gestione del conflitto, dall’altro bisogna puntare sulla coralità, per indirizzare il cambiamento. Marcate disuguaglianze risultano accentuate. Riflettiamo sulla crisi del 2008: non sono mancati in tale congiuntura, mentre la crisi si protraeva, segmenti industriali che sono andati molto bene. Ora la crisi è legata al Covid-19. Appare chiaro che ci si salva per i segmenti con ricerca e caratterizzazione internazionale, partecipazione e inclusione. Si parla di valorizzazione del capitale umano. Si parla di scambio simbiotico funzionale tra imprese, università e centri di ricerca da un lato, di Stato e articolazioni territoriali dall’altro. Si tratta di stare tutti insieme in un progetto. Bisogna sviluppare, come classe dirigente, la capacità di dare una risposta di progettazione a un paese che deve avere un’idea su che cosa fare. La riflessione regionale riguarda direzione, indirizzi europei da seguire: con quelli ci si salva”.

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