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Addio al campo Rom, abbattute anche le ultime 5 baracche
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Campo rom del Poderaccio addio, abbattute anche le ultime 5 baracche

Pubblicato il 19 Luglio, 2020

Addio campo rom del Poderaccio. Da domani saranno abbattute anche le ultime cinque baracche dello storico campo nomadi del Quartiere 4, nato nel 1988 e arrivato ad ospitare 450 persone mentre adesso ne sono rimaste poco più di una ventina. Le operazioni dovrebbero concludersi entro la fine del mese e la prima trance era inizia il 2 luglio di due anni fa. All’epoca, nelle baracche presenti erano state contate fino a 40 persone, scese a 30 la settimana precedente allo sgombero e “alloggiate” in venti ripari di fortuna.

Il sindaco Dario Nardella aveva preso l’impegno di smantellare quello che all’inizio era un campo sosta per nomadi, dopo la morte di Duccio Dini, il ragazzo 29enne rimasto vittima di un incidente durante l’inseguimento tra due auto di rom residenti proprio al Poderaccio e per i quali c’è stata la sentenza di condanna proprio nei giorni scorsi.

Cinque condanne a 25 anni e due assoluzioni per l’omicidio di Duccio Dini. È questa la sentenza della Corte d’Assise di Firenze che ha inflitto condanne più pesanti di quanto avevano chiesto i Pm per la morte del 29enne travolto da un’auto durante un inseguimento tra cittadini nomadi il 10 giugno 2018. L’incidente avvenne in viale Canova, mentre il giovane era fermo a un semaforo con il suo scooter e venne travolto da un’auto lanciata a folle velocità. La sentenza della Corte d’assise di Firenze, con le cinque condanne a 25 anni e due assoluzioni per l’omicidio di Duccio Dini, è arrivata dopo circa cinque ore di Camera di consiglio.

La pena più alta inflitta è di 25 anni e 2 mesi di reclusione per Kjamuran Amet, che doveva rispondere anche di tentata violenza privata, mentre 25 anni di carcere sono stati inflitti a Remzi Amet, Remzi Mustafa, che era alla guida della Volvo che travolse Dini, Dehran Mustafa e Antonio Mustafa. Assolti Kole Amet ed Emin Gani: Il pm aveva chiesto la condanna di tutti e sette gli imputati, a pene da 22 a 9 anni di reclusione. Erano stati chiesti 22 anni per Kjamuran Amet, 21 e 6 mesi per Remzi Amet, Remzi Mustafa, Dehran Mustafa e Antonio Mustafa, 9 anni per Kole Amet ed Emin Gani.

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