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“Liberi di Crescere”, dall’aula-casa ai panini di Don Minico

Messina è una delle cinque città in Italia in cui si realizza il progetto “Liberi di Crescere”. Sullo Stretto si stanno costruendo un’aula-casa e un’aula verde, si realizzano laboratori e formazione dei formatori, ma anche trekking e visite alla scoperta del territorio

A Messina “Liberi di Crescere” significa anche ideare – e realizzare – un’aula-casa, immaginata a furia di parlare dei propri bisogni e sogni e che verrà completata in un paio di mesi, con tanto di parquet, lampade che scendono dal soffitto, pannelli-tenda, pareti colorate, tavoli in bambù e poltrone a sacco. Succederà – anzi già s’è iniziato a far succedere – nel plesso di Viale Giostra dell’Istituto d’Istruzione Superiore Verona Trento – Majorana. “Liberi di crescere” qui significa anche trasformare un piccolo cortile-giardino poco usato in una “aula verde”, nella quale sperimentare itinerari di conoscenza su temi ecologici. E questo accadrà nel plesso di Santa Lucia sopra Contesse dell’Istituto Comprensivo “Giuseppe Catalfamo”.

Ma non è tutto. La “cesura naturale” rappresentata dai mesi di lockdown, durante i quali le attività sono proseguite a distanza, e, soprattutto, le riflessioni degli stessi ragazzi sulla “impossibilità di ripartire come se non fosse successo niente” hanno causato quasi un surplus di analisi e una ventata d’innovazione progettuale, entrambe – ovviamente – insite nel dna stesso del progetto. E così – come spiega Tiziana Tracuzzi di Libera – “molte cose buone sono avvenute prima del lockdown, molte durante il lockdown e molte stanno avvenendo oggi. L’emergenza sanitaria ha, sì, sconvolto i nostri programmi, ma ci ha fatto scoprire tanto, in un certo senso ci ha fatto crescere, e oggi sappiamo che ci vorrà un po’ di tempo per riuscire ad elaborare tutto quello che è emerso in questi mesi”.

“Liberi di Crescere”: 12 scuole, 5 città, 30 partner

“Liberi di Crescere” è stato avviato nell’ottobre 2018 per durare 4 anni, e chiudersi quindi entro il 2022. Capofila è Libera, la rete “contro” le mafie e “per” una società giusta.  Tra i partner il Gruppo Abele e il Centro di sviluppo creativo Danilo Dolci. Genova, Torino, Salerno, Palermo e Messina sono le cinque città in cui si realizza. In ognuna sono coinvolte due scuole e un’assoiazione locale, tranne che a Palermo, dove il progetto raddoppia, le scuole coinvolte sono quattro e le associazioni due. I protagonisti del percorso sono ragazzi, dagli 11 ai 18 anni, mese più mese meno. Sono alunni degli istituti scolastici partner ma anche minori segnalati dagli Uffici dei servizi sociali per minorenni, dai tribunali e dalle case-famiglia dove scontano una pena alternativa al carcere. In tutta Italia si stima che i ragazzi coinvolti in “Liberi di Crescere” siano quasi 11 mila. D’altronde circa 2.700 sono le famiglie e 2.400 gli educatori (insegnanti, operatori sociali).

A Messina – dove, assieme al partner ufficiale, la coop sociale Ecosmed, è molto attivo per la buona riuscita del progetto anche il Preesidio di Libera che conta parrocchie, singoli cittadini, associazioni varie, sindacati, scuole –  circa 200 minori figurano come destinatari diretti, insieme con i loro professori e le loro famiglie. Ma di fatto un bel po’ delle azioni messe in atto sono state aperte agli alunni delle altre classi dei due istituti e agli insegnanti di tutte le scuole della città e di qualcuna della provincia. Tanto che, per dirne una, a fine maggio l’incontro formativo online organizzato per docenti, educatori e opertori del terzo settore ha registrato più di cento partecipanti in collegamento con Michele Gagliardo (Libera, responsabile della Formazione del progetto) e Beppe Bagni (presidente nazionale Cidi).

Al Macho, sui Colli, all’Horcynus Festival …

“Sempre senza dimenticare l’obiettivo educativo”, il programma messinese di “Liberi di Crescere” prevede ora, fino alla prima settimana di agosto, oltre all’incontro settimanale a scuola, anche un altro incontro, sempre con cadenza settimanale, per visite e gite che portino alla scoperta della città e del territorio “i ragazzi che non ne hanno avuto occasione”.

Così i giovani di “Liberi di Crescere” sono già andati a far trekking sui Colli San Rizzo, grazie alla collaborazione con Pasquale D’Andrea di “Camminare i Peloritani”. Sono andati anche ad ascoltare la storia di Don Minico (sorto alle “Quattro strade” dalla fatica e dalla operosità del suo fondatore, da un carretto ad un chioschetto fino al locale attuale) che è stata loro raccontata dal figlio Paolo Mazza. E, naturalmente, hanno mangiato le famose “pagnotte alla disgraziata”.

Ma stanno anche facendo laboratori di ceramica a Forte Petrazza, andranno in visita al Museo d’arte contemporanea Macho, parteciperanno ad alcuni degli eventi dell’Horcynus Festival a Capo Peloro. E dalla settimana scorsa fino a questo giovedì incontrano il visual artist Antonio Catalano.

I laboratori, dai bisogni alle opportunità

Non si pensi, però, che “Liberi di Crescere” sia solo questo. Il progetto si articola in opportuntà e azioni assai diversificate: dai laboratori di autoanalisi su bsogni e desideri allo sportello di counselling e ascolto, dalla formazione al supporto all’attività educativa, dalla cosiddetta “educativa di strada” alla co-gestione d’aula, fino alla “rigenerazione” pratica e soprattutto sociale degli spazi, di cui l’aula verde e l’aula-casa sono esempi, attraverso i laboratori di cittadinanza e sui nuovi media ma anche gli incontri individuali di sostegno allo studio.

“Il lockdown non ha fermato il progetto”

I mesi del lockdown – spiega Tiziana Tracuzzi – sono stati “difficili ma intensi. E ci sono serviti per pensare a quale indirizzo dare al ‘dopo’. Facendoci riscoprire l’importanza della coralità, dell’equipe. Probabilmente ci sono serviti anche a migliorare il nostro modo di stare insieme, di lavorare insieme”.

Ha sorpreso gli operatori, per esempio, vedere quanto sia stato importante per ragazzi e docenti raccontarsi gli uni agli altri e quanto valore abbiano avuto le sensazioni personali nello scegliere di “non fermarsi su ciò che non funziona e andare oltre, anche verso nuovi modi di approcciarsi all’esperienza educativa”.

Non per caso. I tanti “momenti informali”, dalle chat su WhatsApp alle videochiamate, “hanno consentito a tutti di tirare fuori dal cassetto bisogni e desideri”. E, per tutto questo, il proseguimento di “Liberi di Crescere” ambisce a intrecciare molto di più la dimensione formale con quella informale.

“Liberi di Crescere” ascoltando e facendosi ascoltare

I ragazzi – conclude Tracuzzi – sono stati e sono molto “coraggiosi nell’immaginare il futuro”. Il che dà una responsabilità precipua agli operatori.

“Liberi di Crescere” ha già dato una mano in mille modi anche non previsti, dalla fornitura di device alle famiglie con maggiori bisogni alle trasmissioni email, dal supporto alla didattica a distanza ai molti incontri online individuali fino ai “caffè con i proff” che è diventata una bella abitudine. Ma quel che resta soprattutto è che “nonostante le difficoltà causate dal lockdown e dalla ripresa, si è costruito un clima d’ascolto che rappresenta il nuovo, fondamentale punto di partenza”.

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