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No alla trasformazione in albergo di lusso dell'ex caserma a Belvedere

No alla trasformazione in albergo di lusso dell’ex caserma a Belvedere

Pubblicato il 20 Luglio, 2020

No alla trasformazione in albergo di lusso dell’ex caserma a Belvedere. Una trasformazione di un complesso ecclesiale edificato a partire dal 1300 in un moderno albergo di lusso, con annessi piscina e centro benessere, 1.000 mq di parcheggio sotterraneo accessibile con un tunnel carrabile e un ascensore inclinato che correrà proprio sopra il muro di cinta del giardino di Boboli per regalare agli agiati clienti un esclusivo colpo d’occhio sulla vetta della città A pochi giorni dal termine della presentazioni delle osservazioni dei cittadini al progetto, 25 luglio, si accende la polemica sul progetto di riassetto strategico di una zona pregiatissima della città, abbandonata dal 1998 dopo essere stata sede della Scuola di Sanità militare fra Costa San Giorgio, Forte Belvedere, Villa Bardini e il Giardino di Boboli,

Per prima a sollevare la questione è l’associazione Idra. «Siamo dovuti andare noi, nei giorni scorsi, a suonare qualche campanello in zona per mostrare i documenti che siamo riusciti con fatica ad acquisire dall’amministrazione fiorentina. Che ne è degli interessi legittimi? Delle associazioni di categoria? Del Consiglio comunale?»

Dalla documentazione che è riuscita ad ottenere, Idra spiega «il progetto di riassetto strategico di una zona pregiatissima della città, abbandonata dal 1998 dopo essere stata sede della Scuola di Sanità militare fra Costa San Giorgio, Forte Belvedere, Villa Bardini e il Giardino di Boboli. Sta nelle carte, relazioni, delibere e allegati grafici relativi ai 16.137 mq del complesso, con cui dovrebbero misurarsi gli abitanti di Firenze entro venerdì per poter presentare osservazioni, proposte, obiezioni. Ma la data di scadenza, così come l’informazione sulle caratteristiche dell’intervento ipotizzato, a nessuno dei residenti è stata notificata. “Voi ci state dicendo che un’operazione così corposa e così delicata in un ambiente Unesco di Firenze possa e debba sfuggire alla conoscenza di dettaglio, e addirittura di massima, della popolazione. Noi rivendichiamo il diritto-dovere dell’Amministrazione Comunale a porgere ai cittadini un documento qualificato sul quale esprimersi!».

Di qui «l’impugnazione del procedimento da parte di Idra presso il sindaco e il difensore civico, e l’attesa che dalla Sala dei Dugento emerga un sostegno a quel minimo sindacale di trasparenza che il mero buon senso civico reclama. La madre di tutte le iniquità sarebbe infatti licenziare la partenza di questa avventura progettuale in condizioni di opacità istituzionale». Qui siamo in presenza di un tessuto storico, architettonico e artistico particolarmente pregiato e appetibile. Ben descrivono il valore del luogo i progettisti: «Pur trovandosi a pochi metri dalle principali attrazioni di una delle città turistiche più ambite e visitate al mondo, il carattere precipuo che si respira tra queste mura è il silenzio, la pace, la tranquillità. Un’atmosfera rarefatta, adatta alla preghiera e allo studio, alla meditazione e all’esercizio. Un’atmosfera che parla di un luogo eletto, di gesti misurati, di riposo e di cura di sé, di ritualità e circolarità. Ecco allora, in continuità con la storia così presente e coerente allo spirito del luogo abbiamo immaginato di cogliere questo aspetto e dargli spazio, farlo crescere fino a farlo diventare la cifra caratterizzante dell’intero intervento».

Il progetto

Per 70 anni, fino al 1998, il complesso ha ospitato la Scuola di Sanità Militare, per essere poi lasciato all’abbandono e al degrado. Idra non è certo avversaria delle attività economiche fiorentine. «Ma dove sono state messe in atto, ci domandiamo, tutte le necessarie valutazioni di impatto, ambientale e sociale? Si prospetta infatti, in un contesto viario fragile, ripido e ambientalmente sensibilissimo, contiguo a beni pubblici di straordinaria importanza come il Giardino mediceo di Boboli, un intervento pesante, con volumi imponenti di scavo da realizzare».

Anche a prescindere dalla mobilità di cantiere, proviamo a immaginare semplicemente la mobilità a regime. «Stando ai dati del progetto sottoposto al giudizio di Palazzo Vecchio è prevista la realizzazione di 85 camere standard (da 40 mq medi), 20 suite (55 mq medi) e 18 appartamenti (tra gli 80 e i 150 mq) per un totale di 6.371 mq abitati (il 50,41% della superficie netta). Il ristorante avrà una sala da 338 mq, e cucine e dispense per 280 mq. Il bar disporrà di 165 mq e di ulteriori 285 mq di spazi per eventi. Si parla di una cinquantina di vetture parcheggiate all’interno del complesso alberghiero, delle necessarie consegne delle forniture (biancheria, cibo, bevande, prodotti per le pulizie) e, pur nell’ipotesi di un’occupazione media del 50% dei posti letto, di circa 150 ospiti. Come ci arriveranno lassù? Si possono immaginare dai 500 ai 1.000 spostamenti giornalieri. Nell’attuale assetto viario non ci sono alternative a Costa San Giorgio, Costa Scarpuccia, Via dei Bastioni, Via San Leonardo, icone della viabilità storica fiorentina. Potrà mai sopportarlo la rete stradale locale?»

I brevi colloqui web con le responsabili alla Direzione Urbanistica del Comune di Firenze, hanno sortito, a giudizio di Idra, «risultati paradossali. Le prescrizioni/compensazioni, generiche e astratte, imposte dall’Amministrazione al progetto presentato dal privato ammontano a una mezza paginetta di testo. Ma è solo a queste che, ci è stato chiarito, la popolazione potrà indirizzare oggi, e non più tardi del 25 luglio, le proprie osservazioni: non al progetto, che è invece già assai progredito e pericoloso nei dettagli».

La vicenda è approdata anche in consiglio comunale. Per Fratelli d’Italia: «restiamo della nostra idea in merito alla trasformazione della ex caserma Vittorio Veneto in Costa San Giorgio. Il complesso in oggetto è uno dei più antichi della città e ha al suo interno tre chiese con resti ancora non del tutto studiati. la trasformazione in un albergo di lusso – dichiara il consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi – che si aggiunge già a tanti in città non sarebbe la soluzione ideale. L’area non è adatta all’inserimento di una struttura alberghiera; la zona presenta notevole fragilità». Quindi «Non è pensabile di scavare o effettuare nessun movimento terra – aggiunge il capogruppo – su un colle che dista poche centinaia di metri dove 4 anni fa un lungarno intero era sprofondato inghiottendo decine di automobili». Anche a sinistra il progetto non piace. «La nostra risposta è no. Anche se ci è arrivata dopo un articolato resoconto, che è partito da qualche decennio fa. Il lungo periodo privo di soluzioni – aggiunge Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune – non è però responsabilità della cittadinanza. Non servono a niente il diritto di accesso agli atti, l’accesso civico, l’accesso ambientale, ma soprattutto gli incontri, i percorsi per la pseudo-partecipazione e la possibilità di inviare osservazioni, se poi la comunità non viene rispettata, ma solo ascoltata con sufficienza in qualche occasione».

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