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Vertice UE: nella notte a cercar intese come fossero falene

Pubblicato il 20 Luglio, 2020

Non è certo stata una scampagnata questa domenica al vertice europeo, dove sul tavolo c’era il dossier del bilancio UE 2021-2027 e il divisivo tema del Recovery Fund. Fra i bisogni di alcuni e i rigidi egoismi di altri ottenere un’intesa era difficile, infatti non è stata ancora raggiunta. L’Europa non sta trovando l’unità neanche davanti alla pandemia.

La terza giornata di vertice Bruxelles si era aperta all’insegna del nervosismo reso palese dallo sfogo del premier ungherese Viktor Orban: “Sappiamo tutti che la situazione economica è drammatica. C’è grandissima preoccupazione per il futuro, e stiamo negoziando” – aveva dichiarato – “Quando abbiamo iniziato il vertice le questioni aperte erano diverse dozzine, ma ora ne sono rimaste solo quattro. E penso che ci siano buone possibilità di raggiungere un accordo. L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia. Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche. Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte.”

Il premier dell’Olanda infatti si è fatto portavoce di una posizione critica riguardo alle cifre previste per il Recovery Fund e al contempo sostenitore dell’impiego di un meccanismo di controllo per la qualità della spesa. L’assetto dell’Olanda ha dunque trovato facile eco nel pensiero di altri paesi del nord Europa, definiti “Frugali”, che irrigidendosi hanno portato il vertice a uno stallo. Questi infatti non solo hanno chiesto una riduzione all’ammontare dei sussidi previsti dal Next generation UE ma hanno anche avanzato la pretesa che il via libera allo stanziamento di tali risorse venisse dato dal consiglio dei capi di Stato e di governo dell’UE, con voto all’unanimità.

Le giornate di venerdì e sabato non sono bastate per gettare luce su tutti i punti in questione e predisporsi positivamente alla sessione plenaria della domenica in cui, si sperava, potesse arrivare l’accordo. Così sia la giornata che la nottata domenicali sono state teatro di trattative a oltranza e incontri separati, come quello che ha visto discutere faccia a faccia i Paesi del Sud Europa, cioè Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, con i quattro Paesi frugali: Austria, Olanda, Svezia e Danimarca.

In uno scenario di divisione e di vedute difficilmente conciliabili il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha cercato una mediazione, anche usando la voce “rebates” come leva. L’obiettivo è stato quello di non scendere sotto i 400 miliardi di euro ma i Frugali (Olanda, Svezia, Austria, Danimarca) e la Finlandia si sono presentati al vertice con un approccio poco incoraggiante, ovvero ‘sovvenzioni zero’. Così si è avviata un’accesa contrattazione sulla dotazione di sovvenzioni per il Recovery Fund, dove da una parte Michel cercava di far convergere tutti sulla cifra di 400 miliardi di sussidi a fondo perduto e 350 miliardi di prestiti e dall’altra i Frugali insistevano per non superare i 350 miliardi di fondo perduto mentre i Paesi del Sud, con a capo l’Italia, reagivano con sdegno.

Per  cercare di allettare i Frugali e condurli alla firma il presidente Michel aveva studiato un piano che partiva appunto da un taglio delle sovvenzioni a fondo perduto per proseguire con un ritocco ai rimborsi. Secondo la sua bozza di accordo si sarebbe modificato il meccanismo di redistribuzione dei finanziamenti europei, in tal modo il 60% dei fondi sarebbero stati distribuiti in base al Pil e il tasso di disoccupazione degli ultimi 5 anni mentre il 40% in base al calo della crescita nell’ultimo anno. Inoltre, il piano Michel avrebbe incluso un ‘freno di emergenza’ sulla governance che avrebbe accordato ai Paesi la possibilità di bloccare l’esborso dei fondi e chiedere l’intervento del Consiglio.

In particolare, l’argomento ‘rebate’, i rimborsi (meccanismo correttivo della contribuzione al Bilancio), voleva solleticare gli interessi di almeno tre dei Paesi Frugali, ovvero Svezia, Danimarca e Austria. Secondo quanto filtrato dagli ambienti diplomatici, Svezia e Danimarca avrebbero ottenuto, in base all’ipotesi di Michel, 25 milioni in più rispetto alla proposta precedentemente avanzata, passando rispettivamente da 798 a 823 milioni e da 197 a 222 milioni. All’Austria invece sarebbero andati 50 milioni in più, passando dunque da 237 a 287 milioni.

Altri elementi oggetto di accesa discussione al tavolo delle trattative di Bruxelles sono stati la previsione per il bilancio UE 2021-2027 e lo stato di diritto. Alcuni Paesi del nord Europa hanno giudicato la proposta di bilancio troppo esosa e hanno richiesto un taglio. Sul fronte dello stato di diritto invece si è discusso sull’opportunità di bloccare l’erogazione dei fondi UE ai Paesi che si ritrovano sotto esame per una presunta cattiva condotta, che ignora i principi dello stato di diritto. Quest’ultima questione riguarda ad esempio Polonia e l’Ungheria ed è motivo di lite fra Orban e Rutte. L’ungherese infatti all’avvio a degli incontri domenicali aveva accusato: Alcuni guidati dall’olandese vorrebbero creare un nuovo meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese” – Mark Rutte – “non a causa mia. E’ lui che ha iniziato questa faccenda. L’olandese è il vero responsabile per tutto il caos di ieri”.

Con il passare delle ore paesi come Grecia, Bulgaria, Slovenia, Lettonia e la Polonia hanno dichiarato la loro disponibilità a raggiungere un’intesa, ma altri si sono detti meno ottimisti e propensi.

La cancelliera tedesca Angela Merkel arrivando al summit aveva dichiarato che era “ancora possibile” non si arrivasse a “nessun accordo” durante questo vertice europeo. “C’è molta buona volontà ma anche molte posizioni diverse, – aveva affermato – farò ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati. Oggi stiamo entrando nel terzo giorno di negoziati ed è sicuramente quello decisivo”.

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz aveva invece parlato di un’occasione per raggiungere un’intesa, a patto che tutti fossero disponibili a lavorare e raggiungere un compromesso: “Troverei davvero un peccato se non raggiungessimo una soluzione. Penso che abbiamo una grande responsabilità e secondo me è anche possibile” – ma – “affinché ciò accada, tutti devono muoversi”. Poi però, nell’aggiornare la stampa, aveva colto l’occasione per lanciare anche una frecciatina: “Se qualcuno pensa di poter dettare” – le regole qui o decidere di tornare a – “casa, allora il vertice potrebbe fallire, ma spero che non sia questa la strada da percorrere”. Dicendo ciò il cancelliere riprendeva una voce che era girata della serata di sabato secondo cui il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe dato disposizioni per il suo rientro a Parigi nel caso non si fosse palesata una svolta. Poi, nella notte, Sebastian Kurz si era affacciato dal suo profilo Twitter dicendo: “Ci siamo mossi nella giusta direzione, ma c’è ancora molta strada da fare domani”.

Anche il premier olandese Mark Rutte si era espresso nella nottata di sabato e, in merito all’accordo, aveva detto “è possibile”, aggiungendo però che “ci sono ancora grandi questioni” rimaste aperte come “lo stato di diritto, il mix sussidi e prestiti, l’ammontare dei sussidi, e i rebates”, cioè i rimborsi. Rutte aveva poi osservato “alcuni progressi” sul fronte governante specificando però che non si era ancora arrivato a una soluzione.

Il presidente francese Emmanuel Macron entrando al palazzo del Consiglio europeo per i meeting domenicani aveva dichiarato che “Bisogna trovare dei buoni compromessi nelle prossime ore e credo che sia ancora possibile. Ma questi compromessi, lo dirò chiaramente, non saranno raggiunti a prezzo dell’ambizione europea. Non per il principio, ma poiché stiamo affrontando una crisi unica sanitaria, economica e sociale. I nostri paesi ne hanno bisogno e l’unità europea ne ha bisogno. Per tutti questi motivi continueremo a combattere”. In un suo tweet Macron aveva anche aggiunto: Collaboriamo con la cancelliera Merkel per un piano di ripresa senza precedenti, a livello della crisi che stiamo attraversando, all’altezza delle sfide per l’occupazione, il clima, la nostra sovranità e i valori dell’Europa”.

Il premier italiano, Giuseppe Conte, dal canto suo aveva definito come ben poco costruttivo” l’approccio di alcuni Paesi che, a suo dire, stavano rivelando una “scarsa consapevolezza sulla crisi epocale che l’Europa sta vivendo e sulla necessità di una pronta ed efficace reazione”. Conte nel suo commento si è espresso anche sugli aspetti giuridici legati alla richiesta dei Frugali per il potere di veto sull’attuazione del budget: “È inaccettabile giuridicamente e politicamente perché altera l’assetto istituzionale europee. È una discussione spartiacque, perché da domani dovrà essere affrontata in tutte le sedi europee una riforma organica della politica fiscale europea.” Poi nel pomeriggio, nell’ambito di un incontro con i rappresentanti dei Paesi Frugali, pare sia arrivato uno specifico attacco del premier italiano verso Rutte: Se crolla mercato UE risponderai a europei. Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguarda solo in parte. In realtà se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea” – e parlando dell’entità dei sussidi – “Voi avete dubbi perché le risorse finanziare di chi ragioniamo oggi vi sembrano tante. In realtà è il minimo indispensabile per una reazione minimamente adeguata; se tardiamo la reazione dovremo calcolare il doppio o forse anche di più.” Poi, davanti a ulteriori proposte deludenti sembra abbia aggiunto: “L’Italia ha una sua dignità. C’è un limite.”

Ma anche la BCE si è fatta sentire, per voce del suo presidente che ha reso il suo pensiero ai microfoni dell’agenzia Reuters. Da quanto si è appreso, Christine Lagarde ha dichiarato che la cosa migliore sarebbe un accordo con delle ambizioni piuttosto di uno rapido ma di minor portata: “Dal mio punto di vista, è meglio concordare una struttura ambiziosa anche se richiede un po’ più di tempo. Spero che i leader siano d’accordo su qualcosa di ambizioso piuttosto che veloce. Idealmente, l’accordo dei leader dovrebbe essere ambizioso in termini di dimensioni e composizione del pacchetto, in linea di massima con quanto proposto dalla Commissione.”

E con occhio forse già rivolto al lunedì e alla riapertura dei mercati finanziari, sempre un po’ allergici all’incertezza, il presidente del Consiglio europeo Michel è intervenuto alla plenaria riassumendo la frustrazione e la preoccupazione per come si sono messe le cose: “Mi è stato ripetuto che le sovvenzioni erano troppe. Ho abbassato l’importo la prima volta, poi una seconda volta. Ho anche proposto di ridurre l’importo del Bilancio UE 2021-2027!”e poi ha proseguito con un appello alla responsabilità – “I 27 leader responsabili nei confronti dei popoli d’Europa sono in grado di costruire unità e fiducia nell’Europa? Oppure, attraverso uno strappo, presenteremo il volto di un’Europa debole, minata dalla sfiducia? Durante i negoziati, ho ascoltato tutti, mostrato il massimo rispetto. Continuerò a lottare per un accordo, con lo stesso rispetto. Il mio auspicio è che giungiamo a un accordo e che FT e i nostri altri giornali domani titolino che l’UE è riuscita in una missione impossibile”.

Nel profondo della notte gli incontri sono dunque andati avanti, nel disperato tentativo di avvicinare le posizioni e consentire la ripresa della plenaria dei leader europei con qualche chance in più di raggiungere un compromesso. Secondo le ultime indiscrezioni, durante i meeting notturni tenutisi fra i Frugali il fronte rigorista si sarebbe indebolito, con Danimarca, Svezia e la Finlandia più positive sulle ultime proposte di mediazione mentre sarebbero riamaste ancora distanti l’Olanda e l’Austria.

Fonte: ANSA / AGI – 19/07/2020

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