Pubblicato il 21 Luglio, 2020
Non ce l’ha fatta, il grande albero di Via Cardinale Mimmi, al quartiere Poggiofranco. Ha opposto resistenza per ore, rendendo gramo il lavoro della ditta specializzata incaricata dal Comune di raderlo al suolo, ma alla fine ha ceduto alle motoseghe.
In tanti si erano schierati in difesa del vecchio albero, un ailanto di circa 80 anni, quando il Comune aveva annunciato la prossima eradicazione dello stesso. I rappresentanti delle associazioni ambientaliste, riunitisi in via Cardinale Mimmi la mattina del 3 luglio per impedirne l’abbattimento, erano riusciti a ottenere in extremis la promessa di una revisione della pratica.
Ma evidentemente non c’è stato nulla da fare, e ieri mattina il grande, vecchio albero è stato completamente abbattuto. “E’ un albero malato”, dicono dal Comune di Bari. Ma gli ambientalisti non sono d’accordo. Citano una relazione della Facoltà di Agraria per dimostrare che una buona manutenzione potrebbe salvare l’albero e mettere in sicurezza i cittadini. Dall’altro lato l’assessore Galasso, responsabile del verde pubblico sceso nell’arena social, continua a difendere la scelta dei “suoi” tecnici: l’albero andava abbattuto.
Il dibattito prosegue, fra le vie di Poggiofranco e su Facebook. L’assessore si dice disponibile al dialogo, “carte alla mano”. Ma intanto le motoseghe continuano a tagliare. Intorno a mezzogiorno è tutto finito. Del vecchio ailanto non resta che la base, ma non tutto sembrerebbe perduto. “Bisogna impedire loro che chiudano quello spazio o utilizzino la chimica”, scrive Maurizio su Facebook. “L’albero cresce rapidamente e può raggiungere altezze di 15 m in 25 anni; da questa tendenza a diventare alto è derivato il nome di albero del paradiso”, continua.
Nel frattempo, però, le proteste si susseguono sulla rete. Giungono fino alla community del sindaco Decaro. “Poi non chiedete perché uno va via da Bari, pensiamo a fare i monopattini elettrici invece che salvare gli alberi. Antonio Decaro vorremmo vivere nel verde non nel cemento!”, scrive Monica. Ottenendo a stretto giro la risposta del primo cittadino, attraverso il suo staff: “Gentile Monica, queste sono le condizioni dell’albero di Ailanto che siamo stati costretti a togliere, ormai morto, completamente cavo al suo interno, purtroppo rischiava di essere un vero pericolo, con la certezza che al primo colpo di vento più forte sarebbe potuto cadere con forte pericolo per persone e cose. Le possiamo assicurare che non è un piacere per nessuno togliere un albero in città, per questo prima di farlo effettuiamo studi specifici e dettagliati con esperti, per capire se è possibile salvarli, ma purtroppo ci sono processi che non si possono prevedere e spesso non si possono curare, così per la sicurezza di tutti è necessario prendere provvedimenti”, scrivono, allegando una fotografia della base cava dell’ailanto.
Insomma, le tesi sono del tutto discordanti: ci si saluta garbatamente con la promessa di un incontro in assessorato, per la disanima dei documenti in possesso dei tecnici comunali e di quelli in mano ai dissidenti. Ad maiora.