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Messina, in crescita le donazioni di sangue

Pubblicato il 25 Luglio, 2020

Non c’è stato il temuto effetto COVID-19. Né l’usuale “effetto estate”. Le donazioni di sangue a Messina e in tutta l’area metropolitana non hanno subito flessioni, anzi hanno registrato una leggera crescita rispetto agli anni scorsi.

Le previsioni più pessimistiche sono state ribaltate, insomma. Ciò nonostante, non si è riusciti a rispondere completamente al fabbisogno e il traguardo dell’autonomia della città metropolitana in materia di sangue ed emoderivati è ancora molto lontano.

“Risposta eccezionale dei donatori di sangue”

Cautamente ottimista Franco Previte di AVIS Messina: «A marzo, le donazioni hanno superato la media dell’anno precedente, una risposta eccezionale da parte dei donatori che si sono dimostrati molto responsabili, hanno rispettato le regole per donazioni sicure e non hanno fatto mancare il loro apporto. Tanto che in vista dei periodi di fisiologica carenza e in considerazione della sospensione degli interventi chirurgici differibili negli ospedali, abbiamo deciso di non stressarli troppo, riservandoci le campagne di raccolta eccezionali per i mesi a venire».

Risultati incoraggianti sia pur in un quadro di cronica carenza di sangue e derivati che obbliga gli ospedali del Messinese a importare sangue dalle province di Siracusa, Enna e Ragusa ormai da decenni. «In città raccogliamo in media 4500 sacche di sangue all’anno, ne servirebbero 12 mila. Quando ho cominciato a fare il volontario all’Avis, 25 anni fa, – continua Previte – questo volume di donazioni era più che sufficiente; oggi, con i passi da gigante fatti dalla medicina, è aumentato il fabbisogno. E in estate la situazione peggiora perché i donatori vanno in vacanza, il caldo e la pressione bassa rendono impossibili alcune donazioni e aumentano gli incidenti, quindi le richieste di sangue ed emoderivati per le emergenze».

“Campagne mirate per la donazione”

Una situazione non dissimile da quella della zona ionica. «Nel distretto di Taormina – aggiunge Carmelina Micalizzi del Gruppo Fratres donatori di sangue di Letojanni – raccogliamo annualmente circa il 50% delle sacche di sangue necessarie. Con il COVID inizialmente abbiamo perso donatori, poi con la giusta informazione e campagne di donazione mirate, c’è stata un’inaspettata svolta in positivo. I donatori ci hanno aiutato nella fase acuta dell’emergenza, quando abbiamo dovuto raddoppiare le giornate e le unità di raccolta per aiutare la zona tirrenica, dove c’erano alcuni casi di contagio. E anche oggi, che continuiamo ad adottare rigide misure di sicurezza, le donazioni stanno andando ben oltre le aspettative. Ad agosto abbiamo previsto almeno altre due giornate di raccolta per unità: non riusciremo a coprire il fabbisogno di sangue dell’area ionica ma riusciremo a garantire tutte le sacche di sangue ai malati, in particolare ai talassemici».

“Non c’è una raccolta di sangue iperimmune”

Altra conseguenza indiretta dell’emergenza Covid è stata la crescita delle donazioni di plasma, grazie alla risonanza mediatica delle cure sperimentali con plasma iperimmune. Oggi non esiste nel Messinese una raccolta di sangue iperimmune ma sono state attivate delle ricerche sul sangue dei donatori, in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco, il Policlinico di Messina, l’ASP 5, Avis e Fratres per rintracciare la presenza di anticorpi Covid. Mentre i volontari di Messina ancora aspettano i risultati, a Letojanni nessuno dei circa 80 donatori sottoposti a test sierologico è risultato immune. «Ringrazio il dottor Crisà dell’Asp che si è impegnato in prima persona, tranquillizzando i donatori e garantendo, gratuitamente, il test. Non abbiamo avuto casi di positivi, quindi non c’è stata finora raccolta di plasma iperimmune, ma in generale – puntualizza Micalizzi – la donazione di plasma è aumentata. Il problema è che all’ospedale di Taormina da oltre un anno non si può fare donazione in aferesi, mancano i circuiti, stiamo ancora aspettando la gara d’appalto, perciò alcuni donatori di plasma si sono dovuti recare nel Catanese o raggiungere l’Ospedale di Papardo a Messina».

Il donatore di sangue tipo? Dai 35 ai 50 anni

Ma chi è il donatore tipo? Una cosa è certa: non è giovane. L’emergenza sanitaria e la chiusura delle scuole hanno costretto quest’anno le associazioni a saltare il consueto appuntamento con le pre-donazioni di sangue dei diciottenni delle ultime classi delle Superiori, ma in generale negli ultimi anni è mancato il loro apporto. Discorso diverso per i donatori storici, uno zoccolo duro composto per lo più da trentacinquenni – cinquantenni che rispondono sempre alla chiamata, in caso di bisogno. Tra loro, nella zona tirrenica, c’è Marco Rocca, donatore Avis Capo d’Orlando e responsabile della sezione Nebrodi dell’ADMO – Associazione Donatori Midollo Osseo. La sua storia è simile a quella di tanti altri: ha cominciato a donare perché un parente ne aveva bisogno ed è diventato un donatore periodico perché «salvare una vita è la cosa più bella che possa accadere» e poi è una buona pratica sanitaria, perché incentiva uno stile di vita sano e sottopone i donatori a controlli periodici in occasione delle donazioni (fino a quattro all’anno per gli uomini, due per le donne). «Non serve molto per donare sangue: basta avere voglia di fare del bene, magari serve un piccolo evento esterno che spinga a farlo ma quando si inizia, è difficile smettere». Difficile a tal punto, per Marco, da diventare donatore di midollo osseo: «Nel 2002 ho avuto la fortuna di donare anche il midollo, salvando la vita di una persona che non conosco. Questa scelta mi ha cambiato la vita e mi ha portato a coinvolgere in questa avventura quasi 2000 persone che si sono iscritte alla sezione dei Nebrodi dell’ADMO, quattro di queste sono state chiamate a donare il proprio midollo e hanno salvato altrettante vite».

L’impegno delle associazioni del Messinese

Per maggiori informazioni sull’impegno delle tante associazioni impegnate nel promuovere la donazione nel Messinese e su dove donare, è possibile consultare la guida on line realizzata dal CeSV – Centro Servizi per il Volontariato di Messina con i volontari del Servizio Civile Universale del progetto “Fare Comunità”. «Parlare di donazione in piena estate e in questo momento di pandemia – conclude Santi Mondello, presidente del CeSV – è un dovere civico, istituzionale. In questi mesi le circa trenta associazioni di volontariato che si occupano in tutta la provincia di promozione e raccolta di sangue ed emoderivati non si sono risparmiate, nonostante le preoccupazioni per il contagio. Il minimo che possiamo fare, da cittadini, è continuare a supportarli attraverso la donazione e la promozione di questa pratica che salva vite, sostiene i malati ma, ricordiamocelo, può essere utile a tutti noi e ai nostri cari, nei momenti di emergenza». 

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