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In toscana sono 400 i beni confiscati alla mafia di cui non si sa cosa fare

Pubblicato il 27 Luglio, 2020

Credo che la questione vada affrontata una volta per tutte: tutti i beni confiscati alle mafie che non è possibile dare alle istituzioni e al volontariato, e che restano lì inutilizzati andando a depauperarsi e deteriorarsi, devono essere venduti rapidamente”. Lo sostiene Roberto d’Ippolito, avvocato e presidente dell’associazione Politica, Ora!, commentando la recente relazione semestrale della Dia sui beni confiscati in Toscana, che conta 374 immobili per i quali le procedure di gestione sono attualmente in corso.

Fra questi figurano ristoranti, alberghi, e attività commerciali, ma anche ville e terreni agricoli. “Questi beni, se possibile, è giusto darli ai Comuni, alle istituzioni per un uso pubblico, ed è giusto darli alle associazioni di volontariato perché sono una risorsa importantissima per la società”, osserva d’Ippolito, il quale invece auspica una vendita rapida per i beni che, al contrario, non possono essere assegnati a istituzioni e associazioni.

Il ricavato di queste vendite – dice il presidente dell’associazione – vada quindi a quei settori dell’economia più esposti alla crisi: penso al commercio, alla ristorazione, alla ricettività, anche ai giovani e alle donne che intendono lanciarsi nell’attività imprenditoriale, quindi con prestiti d’onore e contributi a fondo perduto. Questo si può fare anche in Toscana: qui ci sono quasi 400 beni confiscati di cui si deve ancora decidere la destinazione“.

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