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I randagi di Terme Vigliatore, dai “sabato al guinzaglio” agli appelli social

A Terme Vigliatore sindaco e volontari collaborano, ciascuno per la propria parte, a mettere in sicurezza, curare, nutrire i randagi del territorio e a trovare loro adozione. In questa regione e in questa zona è una bella storia da raccontare

A Terme Vigliatore ci sono un sindaco, Domenico Munafò, e un carabiniere in pensione, Marco Iannello, che da quando il primo è stato eletto, nel 2018, collaborano, ciascuno per la propria parte, a mettere in sicurezza, curare, nutrire i cani randagi del territorio e a trovare loro adozione.

Non sarà il paradiso dei randagi, ma in una regione come la Sicilia e in un’area metropolitana come quella di Messina, dove sono all’ordine del giorno casi di maltrattamenti e indifferenza o, più semplicemente, di inadeguatezza delle istituzioni locali, quella di Terme Vigliatore è una storia istruttiva.

Una storia personale cominciata otto anni fa

Marco Iannello ha cominciato a dedicarsi ai randagi come diretta conseguenza dell’entrata a casa sua dell’allora cucciola Maya. Che lui presenta come una sorta di “ultimogenita”, l’unica “femminuccia” tra i suoi figli. Maya ha otto anni. È con loro da sempre. È nerissima. E “affettuosissima”.

“Prendi un cane con te – spiega – e inizi a vedere le cose con occhi diversi. Maya è la nostra ‘bimba’, è la mia ‘bimba’ ma lo è di tutta la mia famiglia” (Iannello è sposato e ha due figli di 33 e 24 anni).  “Quando è arrivata lei, quasi immediatamente sono diventato volontario. Oggi dico che è stata una scelta. Sul momento, però, è stata soprattutto una risposta ad una mia esigenza profonda. Non potevo più voltarmi dall’altra parte quando incontravo un randagio. Dovevo fare qualcosa, dare un aiuto concreto”.

Il “giro” quotidiano per sfamare i randagi

Il suo primo passo è stato quello di sfamare i randagi che intercettava per strada. Per anni ha fatto il giro dei luoghi in cui ormai avevano imparato ad aspettarlo. Per anni la loro riconoscenza è stata la molla che lo faceva scattare. “Non c’è stanchezza che tenga se pensi che sono lì ad attendere una carezza, un po’ d’acqua, qualche croccantino”.

Quel giro quotidiano gli ha permesso di conoscerli, questi cani. Di appenarsi e cercare di intervenire quando ne trovava uno messo particolarmente male, di impazzire di ansia quando un altro non si faceva vedere per qualche giorno, di cercare adozioni tra i suoi conoscenti. D’altronde, a furia di frequentarli di quei randagi sapeva tutto, il carattere e le manie, ciò che amavano e ciò che temevano.

Chi si occupa di randagi sa bene che tante sono le situazioni di rischio. Marco le vedeva con i propri occhi. E così ha cominciato a stallarne qualcuno. In pratica li portava con sé, li rimetteva in sesto e si impegnava a trovargli adozione, tenendolo a casa sua finché non arrivava la famiglia “per sempre”.

L’accordo con il primo cittadino

Nel 2018 viene eletto sindaco Munafò. Che chiama Iannello e gli propone di trasformare la sua attività, restando volontario ma operando in diretto contatto con il Comune che avrebbe sostenuto le spese necessarie per i randagi. “Mi ha offerto tutto il supporto che l’ente locale poteva dare, dallo stallo ai rimborsi per il sostentamento dei cani e per le cure veterinarie”.

Da queste parti non sempre si va avanti con questa chiarezza. Eppure la legge vuole che sia proprio il sindaco il “proprietario” di tutti i randagi del Comune che amministra ed è proprio lui il responsabile del loro benessere.  Marco ha accettato l’offerta, Lui continua a “lavorare” a titolo gratuito. Ma ciò che è cambiato è che adesso per i randagi può fare molto di più, grazie all’aiuto del Comune.

“Qua la zampa” per i randagi di Terme Vigliatore

Ed è cominciata un’avventura vera e propria. Lungo la quale Iannello ha incontrato Antonella Rando che è diventata volontaria al suo fianco.

Anche questa è una piccola, bella storia. Lui la racconta così. “Una volontaria di Barcellona Pozzo di Gotto, Antonella Santalco, aveva fatto un post per uno dei randagi che accudivo. Antonella Santalco è un ‘fiume in piena’. Si mette all’opera e non demorde fino a che non trova la giusta adozione per ogni singolo cane o gatto per cui si impegna. A questo appello rispose Antonella Rando, che venne qui a prendere appunto un cane. E poco dopo, praticamente quasi subito, decise di voler fare la sua parte per questi randagi di Terme Vigliatore”. Le due, Santalco e Rando sono anche – e da molto tempo – componenti di vari gruppi di “mamme a distanza” che hanno salvato, a volte letteralmente strappandoli alla morte, decine di randagi, mettendo mano al portafoglio e al desk, trovando stalli e cliniche e adozioni. Senza mai fermarsi.

Nel frattempo, all’impegno di Iannello e Rando per il rifugio di Terme Vigliatore si è aggiunto “il grande, indispensabile aiuto della famiglia Caravello, Mario, Angela Mostaccio e le due bimbe, tutti al lavoro ogni giorno per i ‘loro’ randagi”, per i quali fanno appelli continui e molto circostanziati (e sempre con l’aiuto di Santalco). “Qua la zampa per i randagi di Terme Vigliatore” è il gruppo pubblico su Facebook nel quale condividono “sos” e good news e danno informazioni e aggiornamenti. A loro sostegno Antonella Santalco ha dato vita ad un altro gruppo, che rafforza e diffonde gli appelli, “Angeli con la coda. Gli invisibili tra gli invisibili

Dalle cucciolate abbandonate alle “rinunce” di proprietà

Questa “avventura” è fatta di tante storie. Per esempio c’è il cane che Marco Iannello e Antonella Rando non potranno mai dimenticare. Si chiama Teo, “un cane con un’anima speciale”. È passato dallo stallo a casa di Antonella, durato due mesi, ad un rifugio di Verbania dove i volontari si sono occupati di trovargli un’adozione, e poi alla sua casa definitiva a Domodossola. “Siamo in contatto con gli adottanti. Loro sanno che se dovessero avere qualsiasi problema con Teo, devono parlare con noi. Noi ce lo andremmo a riprendere. Ma per fortuna tutto sta andando per il verso giusto”.

Non sempre però c’è il lieto fine. C’è il caso, recentissimo, di un gruppo di cuccioli buttati in strada e salvati per miracolo. Tre hanno trovato casa, gli altri ancora attendono. Per loro, in una notte di forte pioggia, Marco ha lasciato casa sua ed è andato a tranquillizzarli, aspettando con loro che spiovesse.

E ci sono anche i casi delle adozioni “andate male”. Vanno bene le risposte sul modulo da parte degli adottanti. Va bene la visita di controllo pre-affido effettuata da volontari esperti. Vanno bene i primi mesi del cane in famiglia e poi – adducendo le ragioni più disparate – il cane viene “restituito al mittente”.

È terribile, poi – racconta il volontario – “quando riesci a mettere in salvo da una situazione di grave rischio una cucciolata ma non riesci a prendere la madre, così terrorizzata dagli uomini da essere scappata anche se avevamo i suoi piccoli. Quella randagia partorirà altri randagi. Se non si riesce a prenderla, non la si può curare né sterilizzare. Non la si può rasserenare né tenere fuori dai guai”.

Ma c’è una situazione ancora più difficile. Ed è “quando troviamo sul territorio un randagio e malgrado gli garantiamo cibo, acqua e coccole, per mancanza di spazi in cui stallarlo stalli non lo possiamo recuperare e rimane sul territorio”. “Fanno male” anche le “rinunce”, casi di persone che hanno adottato o, addirittura, comprato un cane e poi non lo vogliono più. Magari è ancora cucciolo e si ritrova spaesato e intimorito. Oppure è anziano. O è malato. “Sentirsi abbandonati dai propri padroni è per i cani un vero e proprio trauma. Noi ne abbiamo le prove ogni giorno”.

Il sogno di trovare adozioni a tutti i randagi

La cosa più bella invece – racconta Marco – è “quando vedi il ‘tuo’ cane tra le braccia della famiglia che lo ha adottato, che lo tira fuori per sempre dal recinto. Lì mi partono le lacrime di gioia e in quei momenti realizzo che sto facendo qualcosa di importante, salvare queste povere anime dalla tragica fine che avrebbero potuto trovare per strada”.

Così il suo sogno “non è altro che trovare una famiglia a tutti i nostri randagi. Con molti ce l’abbiamo fatta. Ma uno ne fai adottare e altri due ne recuperi. È ormai assodato”.

“Un altro mio grande sogno – aggiunge – è quello di riuscire a sensibilizzare i giovani, che non sono altro che il nostro futuro, di guidarli verso quel cambio di rotta, quel cambio di mentalità che considero necessario, di ispirare in loro il rispetto verso gli animali. Ormai si vede in giro troppa crudeltà. Una nuova educazione è indispensabile. Occorrerebbe anche educare le persone ad adottare anziché comprare un cane di razza. Spesso sono proprio quelli che comprano i cani i primi a lamentarsi per la presenza di randagi. Ma basterebbe adottare anziché comprare e il problema sarebbe molto meno grave”.

Marco lo spiega in poche parole: quando qualcuno mi chiede di che razza sia uno o l’altro dei nostri cani, io non rispondo mai ‘meticci’; dico sempre: ‘di razza meticcia’. E puntualizzo: la razza più intelligente, più forte e meno vulnerabile alle malattie. Una razza di cani specialissimi e unici”.

AAA cercansi volontari per “passeggiate”

Il piccolo rifugio di Terme Vigliatore, d’altronde, non è – “non può né deve mai essere” – una soluzione. Deve rappresentare solo “un momento di passaggio verso una casa per sempre”. Per far questo, tocca curarsi anche delle abitudini e delle paure dei randagi. Ecco perché – per esempio – portarli a passeggio a guinzaglio, in mezzo alla gente, insegnare loro ad attraversare la strada, far loro conoscere altre persone e altri cani diventa fondamentale. Ecco perché “cerchiamo volontari che ci possano aiutare”. Per chi fosse interessato c’è un recapito di riferimento (telefonate o messaggio WhatsApp al 3886054587 oppure 3474070118). “Un pizzico del vostro tempo – dice Iannello rivolgendosi ai potenziali interessati – sarebbe per noi e per i cani un regalo immenso”.

Intanto, dopo essere stata rinviata a causa del COVID-19, tra poco sarà avviata l’iniziativa del  “Sabato al guinzaglio”. Chi vuole portare a passeggio i cani randagi di Terme Vigliatore, lo farà sotto la supervisione dei volontari. È anche un modo – sottolinea Iannello – per educare e sensibilizzare le persone, e nel contempo aiutare i nostri cani ad andare al guinzaglio e socializzare. E chissà che qualcuno dei partecipanti non trovi il ‘suo cane’ tra i nostri randagi”.

“Non nascondo – conclude Iannello – che più volte, in momenti di sconforto, ho preso la decisione di mollare tutto. Ma poi quando mi trovo questi randagi davanti agli occhi, quando li vedo scodinzolare perché hanno capito che sto arrivando, quando li vedo crescere e giocare … dimentico la fatica, le preoccupazioni, la responsabilità. Tutto passa in secondo piano. L’importante è essere qui per loro”.

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