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Foto dal set "A prescindere"

“A prescindere… Antonio De Curtis”, in dvd il documentario su Totò

Pubblicato il 29 Luglio, 2020

Una leggenda chiamata Totò e un uomo e artista Antonio De Curtis. “A prescindere… Antonio De Curtis”: esce in Dvd il documentario che ricorda Totò e la sua perdita della vista sul palcoscenico, soffermandosi su aspetti dell’uomo e dell’artista meno considerati. Una produzione dell’associazione messinese Arknoah. Il film sarà evento speciale il 2 agosto al Festival di Itala Corto di Sera.

Il film in dvd.

“A prescindere… Antonio De Curtis” è un viaggio nella vita e nell’arte del principe della risata Totò, attraverso la sua lunga carriera artistica, con un approfondimento sull’improvvisa cecità, avvenuta sul palcoscenico del Politeama di Palermo la sera del 3 maggio 1957. Già candidato al Premio Nastri d’Argento 2020, ha avuto alla regia Gaetano Di Lorenzo, palermitano, e alla direzione di produzione Francesco Torre, messinese, entrambi autori anche di un libretto introduttivo. Nel dvd vi è un’accurata ricostruzione storica della figura di Totò attraverso numerose e inedite testimonianze di studiosi e di attori, che hanno avuto il privilegio di conoscere o di lavorare con il Principe. Elemento cardine è la ricostruzione, in bianco e nero, dell’intervista rilasciata da Totò a Giovanni Di Girolamo proprio quando la cecità colpì l’artista napoletano.

Gaetano Di Lorenzo

Il documentario, adesso reperibile in dvd pubblicato da Edizioni Ex Libris, è stato realizzato con il contributo di Sicilia Film Commission e Scalia Group Srl, ed è stato prodotto da Arknoah con le musiche di Giovanni Renzo e le riprese e il montaggio di Pietro Vaglica. Sarà proiettato il 2 agosto prossimo come evento speciale al Festival Corto di Sera di Itala (provincia di Messina) alla presenza dei produttori Francesco Torre e Maurizio Munaò e del musicista Giovanni Renzo.

Nel film, il giornalista Di Girolamo è interpretato da Ferdinando Chifari mentre il ruolo di Totò è stato affidato a Gianfranco Ponte, grande studioso di Antonio De Curtis e attore egli stesso che, con i suoi spettacoli, veste gli immortali panni di Totò, intrattenendo il pubblico con i suoi più celebri sketch. Tanti i contributi fotografici e le recensioni tratte dai giornali e dalle riviste di quegli anni, fra cui un testo di Franca Faldini letto da Emanuela Mulè.

Durante la visione del film, fanno da intermezzo le interviste a Giuseppe Bagnati (giornalista e scrittore), Ennio Bispuri (scrittore e storico del cinema italiano), Nello Bonvissuto (spettatore di “A prescindere”), Giuseppe Cascio (oculista), Domenico Livigni (collezionista e scrittore), Gigi Petyx (fotografo), Francesco Puma (critico cinematografico) e agli attori Elio Pandolfi, Giacomo Rizzo e Corrado Taranto.

Totò

“Totò è indiscutibilmente la più popolare maschera comica del cinema italiano. Il suo enorme corpus filmografico (massicciamente rappresentato da farse ma reso eterogeneo da non poche incursioni nei territori della grande commedia italiana e del cinema d’autore), l’identità ostentatamente anarchica o quantomeno extra-ideologica dei suoi alter-ego in celluloide, la straordinaria mimica, l’invenzione di una particolarissima lingua italiana fortemente connotata delle origini dialettali del nostro, sono fattori che hanno permesso una divulgazione intergenerazionale e socialmente stratificata della sua figura artistica. Operai e imprenditori, nonni e nipoti, uomini e donne, analfabeti ed eruditi: se c’è un elemento che unifica il popolo italiano aldilà della nazionale di calcio, questo è proprio, ancora oggi, Totò.
Divulgata per le masse e ampiamente brandizzata, la figura artistica di Totò ha però subito negli anni un processo di mitizzazione e conseguente stereotipazione in cui non hanno trovato cittadinanza né l’intima e spesso biografica produzione poetica in lingua napoletana, né tantomeno la lunghissima carriera teatrale. Slogan linguistici di rara efficacia come “Vota La Trippa”, “Noio volevam savuar”, o gag visive di grande potenza iconica come la sequenza della pastasciutta in “Miseria e Nobiltà”, si stagliano così nella memoria culturale nazionale ben più di “A’ livella” o del “Bel Ciccillo”, di “Vicoli” e di tutto il repertorio di varietà che ha costruito l’identità d’attore poi trapiantata al cinema. In pratica, così come su scala planetaria il l’immateriale personaggio Charlot ha finito per schiacciare con il suo enorme peso il fragile corpo dell’uomo e artista Charlie Chaplin, così il personaggio Totò ha del tutto marginalizzato la figura umana e artistica di Antonio De Curtis.
Senza negare o sottacere le ragioni storico-artistiche e i motivi ricorrenti della narrazione del mito Totò, il documentario “A prescindere…” si pone invece proprio l’obiettivo di porre finalmente al centro della scena Antonio De Curtis, l’uomo e l’artista, tramite il racconto di un episodio chiave della sua esistenza che, sebbene ampiamente riportato dai giornali dell’epoca e recentemente approfondito anche in tesi di laurea, ad oggi risulta quasi sconosciuto anche ai più appassionati fruitori dei film di Totò: il forzato addio alle scene teatrali dovuto all’aggravarsi di una grave forma di retinite che nel tempo finì per renderlo quasi completamente cieco.
La drammaticità dell’evento, come si può facilmente immaginare (ma ciò è confermato da tante testimonianze), fu tale da lasciar emergere appieno le qualità umane, le paure, le insicurezze, ma anche la grande forza d’animo, la generosità, il desiderio di affetto dell’attore, mai incline all’abbandono del suo comprovato “ruolo sociale” ma assai provato nell’anima e nel corpo. Un racconto “esemplare”, dunque, certamente universale nei valori di abnegazione e resilienza che riesce a tramandare ad un pubblico di ogni età, nazionalità ed estrazione sociale. Ma anche una storia privata, intima, restituita dalle voci dei diretti testimoni e dal materiale di repertorio.
Il tutto da far confluire in un ritratto inedito e filologicamente onesto, affettuoso ma non reticente. Un tassello dalla cromia inusuale, capace di rendere il mosaico De Curtis/Totò ancora più affascinante e di offrirne alle nuove generazioni di pubblico un’immagine certamente più problematica, ma sicuramente anche più contemporanea.” (Francesco Torre, produttore, associazione Arknoah).

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