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Comune dell'Aquila: crisi formale o sostanziale? Il punto della situazione (intervista)
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Comune dell’Aquila: crisi formale o sostanziale? Il punto della situazione (intervista)

Pubblicato il 29 Luglio, 2020

A 700 giorni dal rinnovo del consiglio comunale, dopo il ritiro delle deleghe agli assessori della Lega, l’opposizione si interroga: che cosa si doveva fare e non è stato fatto? Abbiamo interpellato in argomento Lelio De Santis, capogruppo di Cambiare insieme-Idv al Consiglio comunale dell’Aquila. Queste le sue parole.
“Ieri il sindaco si è rifiutato di darmi una risposta. Come è noto, questi spontaneamente ha ritirato le deleghe: nel decreto è scritto che il sindaco deve riferire in argomento, in consiglio comunale: ma ciò non è avvenuto. Bisognava dare una spiegazione alla città: questo ho domandato. Si trattava del primo consiglio comunale utile. Pierluigi Biondi è rimasto muto, non ha dato ragioni per le sue scelte. Mutismo totale: è questa la fotografia di quel che succede. E’ gravissimo, nei confronti della città. Si tratta di vivacchiare, giorno dopo giorno”. Fotografiamo la crisi. “Parliamo di una crisi eterodiretta, subordinata alle elezioni a sindaco di Chieti e di Avezzano: sono questioni, queste, che non sono affatto attinenti all’aspetto locale. Soltanto in seguito si formulerà, probabilmente, una soluzione per L’Aquila. Ho chiesto conto di tutto questo in apertura di Consiglio comunale: il sindaco avrebbe dovuto spiegare le sue ragioni. Non si tratta soltanto di buon senso o dovere civico, ma anche di rispetto del regolamento. Il ritiro delle deleghe non ha avuto giustificazione”.
Nel frattempo, il consiglio comunale funziona? “Parlando di argomenti, non è stato approvato nulla di straordinario. Attaccati alle poltrone, gli assessori leghisti non vogliono una crisi vera: un partito serio, che vuole fare chiarezza, ritira gli assessori. Si determina, in tal modo, una crisi soltanto formale. Pierluigi Biondi, commissario provinciale di Fratelli d’Italia, svolge il ruolo di sindaco in modo provvisorio, in attesa di altri ruoli regionali o parlamentari. E’ di passaggio, in attesa di andare altrove. Non si concentra sulla città, a tratti non ricorda di essere sindaco. E’ più importante rispondere alla città, oppure al proprio partito?” Parliamo delle tematiche che stanno a cuore alla città. “I buoni spesa, per esempio, ancora non sono stati tutti assegnati: alcuni si chiedono se li riceveranno quando sono morti. E ancora: il Piano regolatore è nel cassetto. Il Piano commerciale, annunciato oggi in Commissione, è saltato. Ci sono numerosi cantieri che non sono partiti, che sono immobili. Il ponte di Belvedere è fermo da tre anni, per non parlare dell’attesa per il parco urbano di Piazza d’Armi. Per quanto concerne il centro commerciale di Centi Colella, la vicenda è emblematica. Bisognava approvare prima il piano del commercio. Il progetto, con l’assenso del deputato D’Eramo e dell’assessore Ferella, in Giunta era stato deliberato all’unanimità. Dall’opposizione abbiamo invitato a riflettere: abbiamo parlato di compatibilità con lo sviluppo urbanistico. Qualcuno è rinsavito e c’è stato un nulla di fatto in consiglio comunale“.
Che cosa avviene oggi? “Si vive in un’atmosfera di paralisi sociale. Se un uomo è stato eletto come sindaco, non può svolgere il ruolo di dirigente: non sempre gli interessi collimano. Il ruolo all’interno del partito deve passare in secondo piano: è l’abc della politica. La crisi politica è dannosa per la città: non si capisce la ragione del litigio, tutto è rallentato. Le crisi, gli annunci di dimissioni, si sono susseguiti nel tempo. Sono trascorsi tre anni, purtroppo con scarsi risultati amministrativi. E’ un dato che rilevo a prescindere dal ruolo di amministratore di minoranza, nell’intento di dare un contributo“.
Si comunica non leggendo gli atti, ma comprendendo il significato delle azioni intraprese: tastando il polso della politica locale.

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