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CCIAA Viterbo presenta 20° Rapporto sull’Economia della Tuscia

La presentazione del Rapporto sull’Economia della provincia di Viterbo, consueto appuntamento annuale della Camera di Commercio Viterbo giunto alla ventesima edizione, è stata condizionata dagli effetti causati dall’emergenza Covid-19 a partire dal marzo scorso stravolgendo analisi e prospettive.

Pubblicato il 31 Luglio, 2020

La presentazione del Rapporto sull’Economia della provincia di Viterbo, consueto appuntamento annuale della Camera di Commercio Viterbo giunto alla ventesima edizione, è stata condizionata dagli effetti causati dall’emergenza Covid-19 a partire dal marzo scorso stravolgendo analisi e prospettive.

“A partire dal primo trimestre 2020 – spiega Francesco Monzillo, segretario generale della Camera di Commercio Viterbo – alcuni dei dati positivi rilevati e le sensazioni degli imprenditori sono peggiorate notevolmente. A subire i danni più rilevanti sembrano il turismo e la ristorazione, che si porta dietro alcuni comparti dell’agricoltura, mentre una parte degli imprenditori delle costruzioni non nasconde un certo ottimismo connesso ad alcuni importanti provvedimenti governativi. I primi dati sul movimento anagrafico delle imprese del primo semestre e dell’export per il primo trimestre hanno un segno più, ma la situazione è in continua evoluzione e non nascondo la preoccupazione per i prossimi trimestri che ci diranno più esattamente lo stato dell’economia provinciale”.

“Siamo di fronte a una crisi epocale – dichiara Domenico Merlani, presidente della Camera di Commercio Viterbo – che ci ha colpito all’improvviso mettendo a nudo le fragilità del sistema economico italiano e quindi locale. Nonostante ciò gli imprenditori hanno accettato la sfida della ripartenza, ma sono anche convinti che se le istituzioni non sapranno sostenere in ogni modo la ripresa trasformando le criticità in opportunità, perderemo l’ultimo treno per mantenere il passo con gli altri Stati europei. Mi riferisco all’eccezionale quantità di risorse economiche e finanziare che l’Europa ha messo a disposizione, affinché non si perdano in mille rivoli; alla semplificazione che speriamo attraverso il decreto legge appena emanato, veramente liberi da lacci e lacciuoli; agli incentivi sulla diffusione della digitalizzazione delle imprese per non disperdere il balzo in avanti di 5-10 anni compiuto nei mesi scorsi; al riconoscimento della resilienza degli imprenditori che resistendo agli effetti del lockdown hanno acquisito maggiore  consapevolezza nella capacità di far fronte alle difficoltà”.

In tal senso è comunque utile l’analisi del Rapporto sull’Economia della provincia di Viterbo per comprendere che situazione avevamo prima della pandemia. Nel corso del 2019 la Tuscia ha evidenziato un andamento leggermente inferiore a quello già non particolarmente brillante di tutto il Paese, mantenendo un gap particolarmente evidente rispetto alla media nazionale e di conseguenza a molti altri Paesi europei. Il valore aggiunto, si attesta per la provincia di Viterbo nel 2019 a 6.122,6 milioni di euro con una variazione rispetto al 2018 del +0,8%, inferiore anche alla variazione registrato lo scorso anno, e minore anche dell’incremento registrato per l’economia regionale (+1,2%) e nazionale (+1,1%).

Questa crescita, seppur modesta, in parte è da addebitare all’incremento dell’export che, dopo il dato negativo del 2018, ha ripreso a crescere segnando un +2,3%. A contribuire a questa tendenza all’aumento sono soprattutto l’agroalimentare +2,4%, esclusivamente per la componente agricola (+5,9%) e non per quella della lavorazione alimentare (-3,2%), e il comparto tessile, in forte crescita, +17,5%; tira il fiato la componente ceramica, dopo anni di crescita, segnando una contrazione del 6,5%. Sono sempre i Paesi Europei, che concentrano il 77,3% delle vendite fuori confine della Tuscia, a decidere il trend dell’export, con un +3,8%. In contrazione, viceversa, le esportazioni verso Cina, -3,5% e Stati Uniti, -8,6%. Il sistema imprenditoriale viterbese continua a privilegiare destinazioni vicine (non solo in senso geografico) e più facilmente raggiungibili. Per il primo trimestre 2020, continua il trend positivo per la Tuscia, l’export, rispetto allo stesso trimestre del 2019, aumenta dell’8,3%, con tutti i settori più importanti in crescita: agricoltura +7,7%, lavorazione alimentare, +25,4%, tessile e abbigliamento, +25,2%, ceramica, +1,4%.

Rimane ancora una certa vivacità per quanto riguarda l’iscrizione di nuove imprese con un tasso di crescita nel 2019 pari al +0,45, in linea con la media italiana. Qualche settore risulta ancora in sofferenza, in primis il commercio, ei registra una battuta d’arresto anche per il settore turismo che dopo molti anni di crescita tira un po’ il fiato. In materia di demografia delle imprese il primo semestre dell’anno ha evidenziato un calo importante nelle nuove imprese, ciononostante, diversamente da quanto ci si attendeva, il saldo tra nuove imprese e chiusure è leggermente positivo, con un dato, al netto delle cancellazioni d’ufficio del +0,11%.

Tornando sul turismo, si evidenzia un ulteriore balzo in avanti di questo settore, infatti, analizzando i dati che ci giungono dall’analisi degli arrivi e delle presenze si conferma una tendenza piuttosto positiva. Nell’ultimo anno viene confermato il trend di medio-lungo periodo con un incremento del 5,5% nel numero degli arrivi ed un 7,4% nelle presenze, soprattutto relativo ai turisti stranieri che stanno continuando a scoprire ed apprezzare la Tuscia.

Sempre piuttosto in difficoltà il mercato del lavoro, nel corso dell’ultimo anno è nuovamente diminuito contemporaneamente sia il numero degli occupati (-1,8%), che quello dei disoccupati (-18,6 %) con un tasso di disoccupazione che si attesta all’10%, un dato identico a quello osservato a livello nazionale. La diminuzione di entrambe queste componenti prefigura un mercato del lavoro asfittico che non genera domanda di lavoro, al punto tale da scoraggiarne perfino la ricerca.

Così come il mercato del credito con un andamento che non favorisce gli investimenti produttivi, con il volume degli impieghi bancari che segnano una flessione non trascurabile -2,6%, anche se inferiore al 5% dell’anno precedente.

Dall’analisi congiunturale basata sulla rilevazione effettuata da Unioncamere Lazio e dalla Camera di Commercio di Viterbo, nel 2019, le imprese dei vari settori hanno sperimentato dei dati in chiaro scuro durante l’anno con un primo trimestre in affanno, una parte centrale del periodo in cui le risposte di aumento del fatturato sopravanzavano quelle di diminuzione e con un ultimo trimestre stabile. A partire dal primo trimestre 2020 la grafica cambia decisamente verso, già dal primo trimestre si evidenzia una supremazia importante delle risposte indirizzate verso il calo di fatturato, dichiarazione fatta dal 77,4% delle imprese. Con la stabilità dichiarata appena dal 18,8%, seguita da una percentuale rarefatta di imprese, 3,8, che ne ha dichiarato l’aumento. Anche per i prossimi 12 mesi non si evidenziano previsioni ottimistiche, solo 1 impresa su 4 prevede un aumento di fatturato, contro quasi 1 su 3 che ne prevede la diminuzione. Il dato più preoccupante è che circa un’impresa su 10 tra quelle intervistate pensano di chiudere nell’immediato futuro, con percentuali importanti soprattutto nelle costruzioni e nel commercio.

Nell’indagine sono state poste domande alle aziende relative alla loro percezione sul post COVID, Il 30,1% di queste reputa che la propria attività cambierà, e quasi tutti indicano cambiamenti negativi (diminuzione del giro d’affari, più regole e diversa organizzazione, diversi dicono che potrebbe chiudere cosi come già detto), anche se un’impresa su due non pensa che l’attività cambierà in maniera importante. Non tutte le aziende della Tuscia utilizzeranno gli strumenti proposti dai vari Decreti governativi per fronteggiare l’emergenza: infatti il 31,5% delle aziende dichiara che non ne farà ricorso, contro un dato regionale maggiore, 38%. Tra coloro, invece, che pensano di utilizzarli, al primo posto troviamo la cassa integrazione, quasi un’impresa su 2, seguita a grande distanza dagli strumenti per nuova liquidità (15,6%). In conclusione dando per scontata la cassa integrazione, la maggior parte delle imprese della provincia di Viterbo (78,5%) vorrebbe più assistenza economica e liquidità, esigenza espressa da tutti i settori, e con maggiore enfasi dalla Manifattura (87%). Frazionali le altre esigenze manifestate, con una prevalenza (11,4%) per l’assistenza tecnica, argomento abbastanza sentito nei momenti di riapertura di alcune attività.

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