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Cibo

Il cibo può influire sulla psiche o viceversa? La psicologa risponde

In che modo la psiche regola l’alimentazione? Il cibo può rivelare le nostre emozioni? Rispondiamo a queste domande con l’aiuto della dottoressa e psicologa Rosa Perfido.

Pubblicato il 1 Agosto, 2020

Quando si associa il cibo alla psicologia subito pensiamo a disturbi alimentari, ma non è sempre così. Perché in determinati periodi della nostra vita prediligiamo delle pietanze piuttosto che altre? Perché a volte mangiamo di più ed altre volte non abbiamo fame?

Partiamo dal presupposto che il pasto è anche un momento di convivialità, un confronto con la famiglia, un modo per stare insieme con gli amici e scambiare 4 chiacchiere. Altre volte si mangia invece per rabbia, noia, tristezza o solitudine.

Con l’aiuto della dottoressa Rosa Perfido analizziamo più attentamente il rapporto tra cibo e psiche.

La psiche è in grado di regolare l’alimentazione?

“Sì. L’ipotalamo, importante struttura dell’encefalo, ha un ruolo centrale nel controllo dell’assunzione di cibo. Più informazioni arrivano all’ipotalamo e più si è stimolati a mangiare, meno è stimolato più si riduce la fame.

Ovviamente la stimolazione dell’ipotalamo avviene dall’esterno e dall’elaborazione delle informazioni. Facciamo un esempio: se guardiamo una vetrina e ci sono piatti invitanti, in quel caso l’ipotalamo è stimolato a provarlo. Succede la stessa cosa quando abbiamo le cosiddette “voglie”. Se desideriamo la cioccolata, o altro, tanto vale mangiarla perché l’ipotalamo è stato stimolato a farne uso e quindi il nostro corpo sta funzionando in funzione di quel cibo. Secondo diversi studi anche se non si assimiliamo determinati cibi, il cervello sta funzionando come se li stesse mangiando, quindi il corpo assimilerà comunque il 10% di quei cibi. A questo punto tanto vale mangiarli!”

Il cibo rivela le nostre emozioni?

“Sì, il cibo che scegliamo è condizionato dalle nostre emozioni, ma anche le nostre emozioni condizionano la scelta del cibo. Vediamo quali cibi rispecchiano le emozioni:

  • cibo piccante: tristezza. Il termine piccante si associa a qualcosa che genera divertimento ed esaltazione. Una persona triste usa molto il piccante per arrivare alle lacrime, cioè un modo per dare più verve alla propria vita, magari perché impaurito o stufo di provare nuovi sentimenti o emozioni. Mangiare cibo piccante gli consente di provare nuove emozioni a tavola, piuttosto che nella vita reale;
  • dolci: noia. Biscotti, dolce, torte e gelati sono le pietanze preferite dalle persone in sovrappeso. Mangiare dolci è una prerogativa soprattutto di chi cerca di allegria;
  • sale: agitazione. La dose giusta di sale esalta il sapore di cibo, una dose maggiore lo domina. Chi utilizza molto sale tradisce una forte agitazione interiore, angoscia o ansia;
  • cibi croccanti: rabbia. Le persone che hanno una voglia e soffocata, che si tramuta in rabbia e frustrazione, scelgono cibi croccanti che fanno “rumore”, e che quindi devono croccare. Masticare cibo “rumoroso” è come grugnire e quindi manifestare rabbia;
  • cibi morbidi: tenerezza e amore. La scelta di questi cibi è dettata dal desiderio di essere confortati, amati e protetti. La morbidezza del cibo è paragonabile a quella di un abbraccio o di una carezza.

Sono tante le classificazioni che si possono fare associando cibo ed emozioni, ma essendo associazioni per lo più soggettive spesso possono essere un aneddoto anche per uno psicologo. Questa classificazione è stata riportata in seguito a uno studio della dottoressa Minich, medico nutrizionista, dopo aver osservato attentamente la scelta e le preferenze di cibo dei suoi pazienti.

Questo cosa vuol dire? Che non tutte le persone che mangiano salato sono ansiose, né chi mangia cibi croccanti è necessariamente nervoso. Ognuno di noi è trasportato e governato da un’emozione base, e dobbiamo capire qual è quella principale in base a ciò che mangiamo nei vari periodi della nostra vita”.

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