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Disegnatori di sogni. A Montecosaro c’è la loro casa

Disegnatori di sogni.Sono i cartellonisti del cinema. A Montecosaro, in provincia di Macerata, c’è la loro casa, a Palazzo Marinozzi

Pubblicato il 4 Agosto, 2020

Per un giorno, un solo giorno, entrate a Palazzo Marinozzi, a Montecosaro, e vivrete con la fantasia il sogno immortale del cinema. E’ qua, in provincia di Macerata, che c’è l’unico Museo ​dedicato ai cartellonisti della Settima arte, coloro che hanno creato i bozzetti e fatto le locandine, le immagini che ci hanno accompagnato tutta la vita.
“Un capolavoro che fa onore all’arte italiana – scrisse il giornalista Vincenzo Mollica – Con passione e competenza si è creata una realtà unica e meravigliosamente bella, da cui lo Stato Italiano dovrebbe prendere esempio”.
“Cinema a pennello” si chiama l’esposizione permanente di grandi artisti come Giuliano Geleng, Anselmo Ballester, Ercole Brini e tanti altri che Paolo Marinozzi ha messo in piedi con grandi sforzi (casualmente, ritrovando bozzetti mentre organizzava una mostra su Totò in occasione dei 25 anni dalla sua scomparsa), ricompensati dai riconoscimenti che gli arrivano da tutto il mondo.

Cartelloni indimenticabili, come quello di “Cristo si è fermato ad Eboli” omaggio alle doti pittoriche di Levi, “I soliti ignoti”, “i Vitelloni” o “Poveri ma belli” con una splendida Marisa Allasio in evidenza, sono entrati nell’immaginario collettivo: per questo un viaggio per vederli a Montecosaro (tel 0733.229164, chiamare prima) soddisfa ogni aspettativa sia perché, come diceva il regista Martin Scorsese “l’arte e la cultura italiana si riflettono nei manifesti cinematografici” sia per ricreare le aspettative di quando eravamo giovani.
Per Fellini “i manifesti sono come le canzoni, ti ricordano momenti della vita”, per Italo Calvino “i cartelloni erano la sorpresa, la promessa, l’aspettativa per i giorni seguenti”.

E’ un viaggio all’indietro, di riconoscenza, e le splendide parole di Claudia Cardinale per il Museo e i “dispensatori di sogni” ci ricordano anche che il cinema è immortale e che forse questi artisti, gli autori dei manifesti, sono “più grandi di Michelangelo o Van Gogh” come ha detto Milo Manara, esagerando di passione.

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