Pubblicato il 5 Agosto, 2020
Quindici milioni di FFP3, anche munite di valvola, altrettanti di FFP2, 30 milioni di mascherine chirurgiche, oltre a camici, calzari, tute e copricapo. Questi i numeri a regime della prima fabbrica pubblica di dispositivi individuali di sicurezza, di proprietà della Regione Puglia. Le mascherine FFP3 con valvola costeranno 0,27 centesimi l’una; le FFP2 0,16 euro.
Una fabbrica “strategica”, la definisce il governatore Emiliano. Che così pensa a mettere in sicurezza le strutture sanitarie pugliesi nell’evenienza di una nuova ondata pandemica da nuovo Coronavirus.
“La Protezione civile della Regione Puglia ha iniziato a realizzare lo stabilimento durante il lockdown, quando ci siamo resi conto della penuria di DPI sul territorio nazionale ed europeo”, spiega infatti il governatore nel corso di una visita nel nuovo stabilimento, sito in via Corigliano a Bari, nei locali ex Ciapi di Bari dove fino a qualche mese fa avevano sede alcuni uffici regionali..
I lavori sono iniziati il 30 marzo 2020, con il recupero del capannone, di proprietà regionale, ristrutturato e munito di impianti energetici ad alto risparmio. All’interno sono state allestite tre linee di produzione: una per le chirurgiche e due per FFP2 e FFP3; poi ci sono macchine a controllo numerico per taglio e confezionamento dei camici, saldatura a nastro e sanificazione, stazioni di taglio e cucito, 26 postazioni per l’assemblaggio, magazzini e uffici gestionali, un laboratorio di prova per la verifica della qualità dei prodotti. Le linee di produzione sono di fabbricazione cinese, gli altri macchinari di produzione italiana e pugliese.
“La missione di questa fabbrica è quella di fornire DPI, senza sostituirsi alle aziende private, per mantenere in sicurezza il sistema sanitario pugliese, le aziende strategiche e il sistema di protezione civile regionale, anche in caso di penuria di mercato”, spiega Emiliano, facendo qualche scongiuro d’ordinanza: “Ci auguriamo che questo lavoro tutto pugliese per mettere in sicurezza la nostra regione non serva, ma se dovesse servire noi saremo pronti a fronteggiare la seconda ondata del coronavirus”.