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La p minuscola

Proprio quando la caccia ai voti dei moderati si fa più intensa, vecchie parole ricompaiono. Nella p minuscola

Pubblicato il 5 Agosto, 2020

“Fascisti!”. “Comunisti!”.​ Proprio quando la ricerca universale della moderazione, una caccia ai voti più democristiani, diventa il refrain della campagna elettorale, tanto da farci sospettare che la DC ancora goda di ottima salute e vegli su di noi, la politica marchigiana, quella con la p minuscola, va ogni giorno a esumare i fantasmi di Peppone, Don Camillo e Mussolini.

L’ultimo atto dell’operetta a Civitanova stamattina, quando gli imprenditori Francesco e Daniele Centioni, che hanno sostenuto all’epoca il sindaco Ciarapica con la lista “Vince Civitanova”, delusi e “traditi” dal passaggio a Forza Italia del primo cittadino, hanno pubblicato un post al vetriolo in cui evocano riunioni di “camerati” che sfoggiano saluti romani a ripetizione, “un obbligo piacevole” per chi fosse intervenuto a quei convivi.

“Illazioni gravi e lesive” ha risposto Ciarapica, “una caduta di stile”, aggiungendo che “Forza Italia è il partito che mi rappresenta meglio”. Polemica chiusa, forse; in fondo le cose, anche se non privatamente, se le sono dette. La sinistra è insorta alle presunte rivelazioni dei fratelli Centioni, invocando, come ha fatto il deputato Morgoni, l’intervento della Procura che accerti la verità sui convivi di cui sopra.

Ma la destra qualche problema di gambe, di gambe che aumentano e vanno da sole e si parlano poco, ce l’ha ancora (la sinistra nelle sue avventure elettorali ce ne ha sempre avute di più). Infatti il gioco delle nomine (per essere Governatori o sindaci o consiglieri regionali) è stato lungo e travagliato ed è possibile che le varie anime del centrodestra continuino a non capirsi sino in fondo. A Civitanova dove in tre concorrono ad andare in Regione, uno con Forza Italia, uno con Fratelli d’Italia e uno con la Lega. A Macerata, dove i cittadini che vogliono cambiare, aspettano un programma condiviso. Tutti spifferi che arrivano sino ad Ancona.

Questa dei “fascisti” è una tematica molto usata in campagna elettorale. Anche il noto Mentana ha ricordato una riunione galeotta del candidato Governatore tacciandolo di “impresentabile”.

C’è poca ciccia in queste diatribe: o mezze Marche stanno complottando in segreto e circoli privati per riportare in vita il Benito che fu, fatto francamente inspiegabile anche per i più complottisti, oppure si teme veramente un cambio di segno.
Dal centrodestra a loro volta si invoca un cambio di regime e si dà del “comunista” quasi a gratis, rispolverando vecchi anatemi: sia a Macerata, dopo vent’anni di amministrazione considerata “a senso unico”, che avrebbe promesso molto e realizzato poco, sia ad Ancona, nella Regione baluardo del centrosinistra, convinti che si possa respirare un’aria diversa e meno siberiana.
Ma non c’è raffinatezza nè dall’una nè dall’altra parte, anzi si scelgono parole antiche per non fare scena muta. Almeno per ora.

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