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Savoca dal “Padrino” al turismo, in attesa delle elezioni di ottobre

Ha 1750 abitanti ma è conosciuto in tutto il mondo. A Savoca, set del “Padrino” e uno dei borghi più belli d’Italia, il futuro è turismo. “L’azione del Comune fondamentale per attrarre investimenti”, dice Bartolotta. Che è stato sindaco per 10 + 5 anni e a ottobre non si ricandiderà

Savoca è uno dei borghi più belli d’Italia, un riconoscimento che l’attuale sindaco, Antonino Bartolotta, ha conquistato in una “vita” precedente, quella da primo cittadino di Savoca nel decennio 2002-2012.

Non per caso, ad un passo dalle nuove elezioni amministrative di ottobre, Bartolotta oggi dichiara: “Non ripresenterò la mia candidatura a sindaco di Savoca principalmente per sopravvenuti motivi lavorativi che non mi permettono di impegnarmi nell’attività amministrativa con l’assiduità di sempre, ma anche perché dopo una legislatura da assessore, una da vice sindaco e tre da sindaco, è fondamentale stimolare un ricambio generazionale della classe dirigente savocese”.

Bartolotta di mestiere fa il segretario comunale, vale a dire che, tra l’una e l’altra delle due facce della sua esperienza, conosce a menadito le spigolosità e i labirinti della macchina amministrativa. Non bastasse, oltre ai ruoli svolti a Savoca, cominciati nel 1993 come assessore, continuati nel 1997 come vicesindaco e poi ancora come sindaco dal 2002 in poi, quindi ancora dal 2015 a oggi, è stato anche assessore regionale nel Governo Crocetta (2012-2014), coordinatore provinciale dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni Italiani, Presidente del Gruppo di Azione Locale Eurovalli e segretario provinciale del Partito Democratico. Le amministrative di cinque anni fa lo hanno visto vincere con un consenso quasi plebiscitario (87%).

Savoca: 1750 abitanti e una fama che travalica l’Oceano

Su Savoca, comunque, il suo impegno politico principale. Eppure Savoca ha appena 1750 abitanti. Una dimensione minima che non basta a “minimizzarne” il ruolo. Il piccolo centro ha una fama che travalica significativamente quella di grandi città. La deve essenzialmente a due fonti. Una è la cripta dei Cappuccini con le sue 17 mummie, studiate costantemente da team internazionali di ricerca. L’altra ragione è nientemeno che Hollywood. “Il Padrino” di Francis Ford Coppola è stato girato anche qui. Il bar Vitelli (nella foto sotto, ndr) con cui letteralmente si apre il film, la piazza, la luce… praticamente un patrimonio dell’immaginario collettivo mondiale.

Da qui, anzitutto ma non solo, l’appeal di Savoca nel turismo. Un fenomeno recente che può essere un indicatore anche per i prossimi amministratori. “Negli ultimi anni – dice infatti Bartolotta – Savoca si è consolidata come località turistica internazionale. Al patrimonio artistico monumentale e culturale del centro storico, alle numerose attività produttive del settore turistico si aggiunge la bellezza paesaggistica di un territorio senza eguali che può guardare con ottimismo al futuro”.

Ottimista sì, il sindaco, ma con i piedi per terra. Non tutto può fare l’impresa, non tutto deve essere demandato al cittadino. “Il percorso di sviluppo del territorio – sottolinea – non ha raggiunto ancora la strutturazione necessaria per potersi reggere solo sull’iniziativa privata; ritengo che il futuro di Savoca, almeno in prospettiva quinquennale, non può prescindere dalla presenza di un governo locale stabile, forte e coeso, capace di creare le condizioni per attrarre nuovi investimenti pubblici e privati”.

Tanto che l’auspicio è che “la nuova amministrazione possa continuare sul percorso di sviluppo già tracciato e sia capace di mantenere unità e coesa la comunità savocese”.

“Il Comune come terminale di tutti i problemi del territorio”

È una grande lezione di vita fare il sindaco di un Comune grande quanto un quartiere. Si impara – dice Bartolotta – “ad affrontare i problemi con la consapevolezza che i Comuni sono sempre più il terminale di tutti i problemi del territorio e della sua gente”. Una condizione acuita dalla “perdurante assenza dell’Ente intermedio, l’ex Provincia, oggi Città Metropolitana” e da “una Regione spesso distante dai problemi reali del territorio e dei piccoli Comuni”. Fatti questi che insegnano “a non piangersi addosso” e ad affrontare le difficoltà con “le modeste risorse di cui può disporre un piccolo centro come Savoca (nella foto sotto la porta della città, ndr)”.

Non piangersi addosso è stato d’altronde il leit motiv anche durante l’emergenza sanitaria che ha fatto slittare le elezioni amministrative in autunno. Senza la pandemia, Bartolotta non sarebbe sindaco in questa estate. L’allungamento forzoso del suo mandato – al pari di quello dei sindaci degli altri 61 Comuni siciliani per i quali l’appuntamento alle urne è stato rimandato a ottobre – è un’esperienza di “peso” che si aggiunge alle precedenti.

“La pandemia, la normativa d’urgenza e tutte le attività che ne sono derivate – dice – hanno significato assumersi per intero la responsabilità di una intera comunità, con la quale si sono condivisi difficoltà e il disagio derivante da una emergenza sanitaria senza precedenti; impartire direttive e vigilare sulla osservanza, assumere il ruolo guida di una cittadinanza che chiedeva speciale protezione, presenza giornaliera, solidarietà e soccorso per le famiglie più disagiate”.

Savoca oggi: dalla raccolta differenziata al Piano regolatore

Emergenza o meno, Savoca oggi possiede fondamenta solide. Il Comune ha recuperato un’esposizione debitoria significativa, e può operare “normalmente”. Ha convertito il proprio sistema di raccolta rifiuti, realizzando la differenziata letteralmente porta a porta, per tutte le abitazioni. E possiede “un importante parco progetti che ci ha consentito di conseguire importanti finanziamenti nel settore delle infrastrutture e dell’efficientamento energetico, nonché della riqualificazione degli immobili comunali e della rete viaria”.

Soprattutto, dopo vent’anni, Savoca (sotto la panoramica della Chiesa Madre con l’Etna sullo sfondo, ndr) ha adottato il proprio Piano Regolatore Generale, il documento di pianificazione urbanistica e territoriale che ne indica lo sviluppo futuro, le regole, le prospettive.

A Savoca quel Centro Sportivo Polifunzionale che attende i fondi da Roma

Savoca, insomma, se la cava bene. E non è un caso. Non solo c’è stata azione amministrativa efficace, non solo i cittadini si conoscono e si riconoscono nel loro paese, dando vita a tutte quelle azioni quotidiane che nascono dal senso di appartenenza e consolidano la rete di relazioni e solidarietà, ma c’è anche il fatto che la fascinazione di luoghi unicum, prodotti in egual misura dalla storia e dalla geografia, ha conseguenze sempre più significative su una quota di turismo “avveduto”.

A spiegare l’unicità di Savoca ci sono – peraltro – le parole attribuite a Sciascia che assegnò al piccolo centro la definizione di “sette facce” per indicare la diversità di panorami che lo caratterizzano, dall’affaccio sul Golfo di Taormina – Giardini Naxos ai colli verdi di agrumi, viti e ulivi.

E tuttavia la fine del mandato per Bartolotta porta con sé anche un rimpianto. “Non siamo riusciti a realizzare la riqualificazione del Centro Sportivo Polifunzionale, che è struttura importante per la comunità. Abbiamo recuperato e adeguato le strutture adibite a spogliatoi, a breve interverremo sui campi di calcetto e di tennis, ma non siamo riusciti a intervenire sulla pista di atletica leggera e sulla realizzazione del campo di calcio”.

Il motivo? Uno di quei meandri della catena di comando della pubblica amministrazione. Con un finanziamento di un milione 571mila e 462 euro, il Centro Sportivo Polifunzionale di Savoca si è classificato al 71° posto su 451 progetti ammessi a livello nazionale dalla delibera Cipe che ha disposto l’assegnazione delle risorse a valere sul Fondo sviluppo e Coesione (Fsc) 2014-2020. Ma i lavori non sono ancora andati in gara “a causa della mancata formalizzazione del decreto definitivo di finanziamento”. E questo è quanto. 

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