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Weekend dedicato a Puccini all’Arena di Verona

Pubblicato il 19 Agosto, 2020

Il prossimo weekend del Festival d’estate 2020 è interamente dedicato a Giacomo Puccini, il più grande compositore italiano del Novecento, autore di capolavori tra i più amati e rappresentati nel mondo. Nel Gala di sabato 22 risuonano pagine celeberrime ed altre mai eseguite a Verona con alcuni dei massimi interpreti pucciniani a livello internazionale, mentre venerdì 21 la breve opera Gianni Schicchi è un’altra “prima volta” in questa edizione straordinaria, in forma semiscenica con un cast eccezionale guidato da Leo Nucci, qui al debutto areniano anche come regista. 

Dopo Verdi, è Puccini l’autore più rappresentato all’Arena, con ben quattro titoli nella top ten dell’anfiteatro. Il grande lucchese (1858-1924) quest’anno arriva però con una gemma inedita: il Gianni Schicchi, atto unico divertente e appassionato con un protagonista medievale ma modernissimo, uomo nuovo cinico e toscano come “il gran padre” Dante che lo immortalò tra i fraudolenti nel canto XXX dell’Inferno, come il librettista Giovacchino Forzano e il compositore stesso, geniali nel ritrarre vizi, virtù e furbizie italiche.

Come protagonista e regista, Nucci guida un cast di eccellenti interpreti italiani come Lavinia Bini nei panni di Lauretta e Enea Scala, Rossana Rinaldi, Giorgio Giuseppini, Marcello Nardis, Rosanna Lo Greco, Biagio Pizzuti, Alice Marini, Gianfranco Montresor e il giovanissimo debuttante Zeno Barbarotto, che compongono la sgangherata famiglia Donati. Completano il cast Dario Giorgelé, Nicolò Ceriani, Maurizio Pantò e Nicolò Rigano. Dirige l’Orchestra dell’Arena l’acclamato maestro Francesco Ivan Ciampa.

«Il prossimo fine settimana riserva un regalo per tutti gli appassionati di lirica –afferma il Sindaco e Presidente della Fondazione Arena Federico Sboarina –.Nel nostro anfiteatro tornerà infatti a risuonare la musica di uno dei più gradi operisti di tutti i tempi, il grande maestro Giacomo Puccini. La sensazione è che gli spettatori percepiscano l’unicità di questo progetto, basato sulla creatività e l’innovazione, oltre che sul coraggio, e lo sforzo per realizzarlo».

Sabato 22 agosto il comparto sopranile allinea star come i soprani Eleonora Buratto, di recente applaudita nel Verdi GalaMaria José Siri,pucciniana anche per inaugurazioni alla Scala; Hui He, beniamina areniana; e dopo l’unica presenza nel 2003 Angela Gheorghiu, massima Tosca del nostro tempo. È molto atteso anche il ritorno sulla scena veronese dei tenori Marcelo Álvarez, dopo otto anni, e Piero Pretti, assente dal 2015, così come quello del baritono Alberto GazaleCompletano la locandina altre voci di lusso come Carlo Bosi, Dario Giorgelè, Gianfranco Montresor. Il veronese Andrea Battistoni dirige l’Orchestra dell’Arena di Verona ed il Coro preparato da Vito Lombardi.

Ad aprire il programma è la prima opera in assoluto di Puccini, scritta appena dopo la fine degli studi: Le Villi, creature fatate della mitologia centro-europea, vendicatrici d’amore. Da questo ricco esordio musicale, che si esegue per la prima volta nella storia areniana, sono tratti l’intermezzo La Tregenda e il festoso coro introduttivo. Si passa quindi al romantico finale primo de La Bohème, che comprende tre capolavori senza soluzione di continuità: l’aria di Rodolfo Che gelida manina, la risposta Sì, mi chiamano Mimì ed il duetto conclusivo O soave fanciulla. Dell’appassionante tragedia giapponese Madama Butterfly sono proposti i due celebri assoli della protagonista Un bel dì vedremo e l’addio di Tu, piccolo Iddio, intervallati dal delicato Coro a bocca chiusa. L’impegnativa aria finale di Manon Lescaut segue il celebre Intermezzo sinfonico mentre la parte finale della serata è dominata da Tosca: dallo spettacolare Te Deum che coinvolge solisti, orchestra, coro, organo, campane e cannoni, all’intima e intensa Vissi d’arte (affidata a Gheorghiu) fino all’esecuzione integrale dell’Atto III: mentre il sole sorge su Roma, tra stornelli in lontananza (affidati alla voce del piccolo pastorello Marco Bianchi) e i mattutini dai campanili della città eterna, Cavaradossi dà il suo intenso addio alla vita con E lucevan le stelle, prima di vedere un’ultima volta la sua amata Tosca. 

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