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La FCA produrrà 27 milioni di mascherine al giorno negli stabilimenti di Mirafiori e di Pratola Serra

Pubblicato il 28 Agosto, 2020

Torino – Gli stabilimenti FCA di Torino Mirafiori e di Pratola Serra, in provincia di Avellino, produrranno 27 milioni di mascherine chirurgiche al giorno per coprire il 50 percento del fabbisogno giornaliero sul territorio nazionale. Lo scorso 5 agosto è stato siglato l’accordo tra il governo ed i vertici aziendali, in base al quale la produzione dovrebbe essere avviata nei prossimi giorni.

A Mirafiori ed a Pratola Serra sono state installate le prime quattro linee, che sono pronte per iniziare a sfornare i dispositivi individuali di protezione secondo le caratteristiche autorizzate dall’Istituto superiore di sanità. A regime a Torino saranno operative 25 linee di produzione, a Pratola Serra saranno 19 per un totale impiegati di almeno seicento unità.

Nord e Sud, sotto la bandiera della FCA, uniti per combattere l’emergenza sanitaria, ma con una storia diversa e con una prospettiva profondamente diversa: un particolare che non è sfuggito alle organizzazioni sindacali, che in un primo momento avevano bocciato la proposta di riconversione dello stabilimento irpino, perché puntavano a trovare la soluzione migliore per rilanciare quello stabilimento, avvolto dalla nebbia delle incertezze.

Lo stabilimento di Mirafiori, inaugurato nel 1939 è uno degli insediamenti più antichi di Europa, occupa 20.000 addetti ed è interessato dal programma di rilancio legato soprattutto alla Fiat 500, pertanto la decisione di destinare una parte dei capannoni alla produzione di DPI non ha alcun impatto sulla mission aziendale, mentre lo stabilimento di Pratola Serra, nato nel 1994, dopo un periodo iniziale di stabilità produttiva, anche se non ha mai lavorato a regime, è andato incontro al progressivo decremento della produzione con l’inevitabile ricorso agli ammortizzatori per il personale addetto e con il rischio concreto di tagli e di licenziamenti.

Tutta colpa dell’arrivo sul mercato dei nuovi propulsori ibridi ed elettrici, che stanno mandando progressivamente in pensione i motori diesel prodotti in Irpinia, con il sindacato che da anni chiede maggiori investimenti da parte di FCA per offrire allo stabilimento un futuro sicuro, adeguato alle richieste del mercato, tecnologicamente all’avanguardia atteso che la motorizzazione a gasolio, benché si tratti di motori ad alte prestazioni, non raggiungerà mai più il numero di commesse sufficienti per garantire circa 1.800 posti di lavoro.

Ed allora, il sindacato era contrario alla riconversione perché temeva che – accettandola – avrebbe rinunciato alla battaglia in difesa delle strategie industriali legate alla produzione attuale. Poi, ha capito che al momento rappresentava una opportunità per lenire le sofferenze economiche dei lavoratori, ormai da tempo in cassa integrazione, e per immaginare anche nuove assunzioni nel breve-medio periodo e così ha accettato la proposta avanzata dalla Fiom Cgil, sottoscrivendo l’intesa anche a livello locale.

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