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Il referendum spacca i partiti e favorisce nuove e strane alleanze

Pubblicato il 1 Settembre, 2020

Roma – Il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari rischia di trasformarsi in una prova di tenuta per il governo, che il giorno dopo la chiusura delle urne potrebbe essere costretto a fare i conti con i risultati del referendum e con la mappa aggiornata dei nuovi governatori nelle regioni.

Il Movimento 5 Stelle, il 12 settembre terrà a Roma la manifestazione “VotaSiday” per sensibilizzare i cittadini intorno alla opportunità di votare “sì” per il taglio dei parlamentari, incrociando la contro manifestazione che i sostenitori del “no” terranno nello stesso giorno a Roma, in piazza Santi Apostoli. Il Partito democratico, che nelle precedenti tre occasioni aveva votato contro il taglio dei parlamentari, l’ultima volta ha cambiato opinione ma era in gioco l’intesa con i cinque stelle ed il diverso orientamento è stato fondamentale per la nascita del governo Conte bis, ora messo in discussione da numerosi esponenti democratici che affermano di non voler politicizzare il referendum, ma nei fatti si stanno muovendo verso quella direzione.

Il segretario nazionale, Nicola Zingaretti, ha confermato che l’orientamento del partito resta fermo sul “sì” pur condizionato all’approvazione della riforma elettorale con il sistema proporzionale e con lo sbarramento al 5 percento, ma dovrà superare gli ostacoli che incontrerà lunedì prossimo in direzione nazionale, quando una folta schiera di parlamentari gli chiederà di chiarire meglio la propria posizione. Tommaso Nannicini, Lorenzo Guerini e Matteo Orfini guiderebbero la pattuglia di chi propone di lasciare libero l’elettorato o di votare contro senza ulteriori indugi e tentennamenti.

Analoga posizione è stata assunta da Matteo Renzi, che, probabilmente, non ha ancora dimenticato quanto accaduto nel 2016: spinse l’acceleratore sul referendum, lo trasformò in una clausola di gradimento per il governo e finì che perse le elezioni e fu costretto a dimettersi. A sinistra Laura Boldrini, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e +Europa sono contrari al taglio dei parlamentari; per il “no” anche Azione di Carlo Calenda.

Negli ultimi giorni qualche scricchiolio si avverte anche nel Movimento 5 Stelle con il deputato Elisa Siragusa, eletto nella circoscrizione estero, che dovrebbe votare “no”. Contrario anche Andrea Colletti. Il capo politico del Movimento chiude la strada ad ipotesi diverse che non sia la risposta affermativa al referendum, tuttavia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che nel comune dove risiede ha contribuito all’intesa M5S-PD per le comunali, starebbe provando a mediare per evitare che le tensioni interne alla maggioranza possano minare la tenuta del governo.

Forza Italia aveva espresso il voto favorevole, ma il presidente, Silvio Berlusconi, pare abbia avviato una seria riflessione che dovrebbe portare ad offrire ai suoi elettori la libertà di voto. Nella Lega cresce l’imbarazzo perché il “sì” annunciato ufficialmente starebbe cedendo ai “no”, se è vero che Claudio Borghi, Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti vorrebbero votare contro. Contro anche le Sardine, con il portavoce nazionale, Jasmine Cristallo, che il 12 settembre sarà a Roma insieme ad Emma Bonino per partecipare alla conferenza stampa a sostegno del “no”.

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