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La Lancia di Nettuno: William H. McRaven racconta come è stato ucciso Osama bin Laden

La Lancia di Nettuno: William H. McRaven racconta come è stato ucciso Osama bin Laden

La Lancia di Nettuno: William H. McRaven racconta la cattura e la morte di Osama bin Laden, il responsabile (in un clima di Guerra Santa) delle vite umane perdute alle Twin Towers l’11 settembre.

La Lancia di Nettuno: come fare la differenza

Nel suo libro Fai la differenza (storie di coraggio, lealtà e speranza), 382 pagine, edito in Italia da Piemme, l’ammiraglio a quattro stelle della Marina militare, il seal William H. McRaven (che si è ritirato nel 2014 dopo 36 anni di servizio) racconta come è stato ucciso Osama Bin Laden. “La Lancia di Nettuno” è il nome dell’operazione. Ma come è nata la missione che ha portato al risultato?
Seguiamo il testo: “il vicedirettore della Cia, Michael Morell, mi aveva informato che l’agenzia aveva una traccia sull’ubicazione di Osama bin Laden. Tramite il pedinamento di una serie di corrieri, sorveglianza elettronica e intelligence tecnica, la Cia aveva individuato un grande compound murato ad Abbottabad, in Pakistan. (…) Le foto rivelavano la presenza di un individuo che chiamavano ‘il passeggiatore’, un uomo alto con indosso un’ampia veste che si aggirava all’interno del compound ma non usciva mai dalle mura”. L’operazione fu organizzata nei minimi dettagli, con numerosi briefing ad alto livello. Si elaborò una serie di opzioni e le possibilità furono soppesate, considerate dagli esperti, fino a giungere a una conclusione destinata a essere coronata dal successo.

La Lancia di Nettuno: William H. McRaven organizza la missione

William H. McRaven arrivò al risultato, passo dopo passo, con tutti i suoi collaboratori (“operatori scelti uno per uno”), dimostrando di avere chiare nella mente le ipotesi possibili e mettendo in pratica le proprie capacità tattiche e strategiche. “‘Sei in grado di eseguire questa missione, Bill?’ chiese di nuovo l’ammiraglio Mullen. ‘Signore, non lo so ancora. Ho bisogno di parlare con alcune persone. Dovremo elaborare un piano dettagliato e fare delle prove. Solo allora saprò se è fattibile'”.

La Lancia di Nettuno: a colloquio con il Presidente Usa

Era necessario che la missione, è palese, fosse posta all’attenzione del Presidente degli Stati Uniti. “‘Buon pomeriggio, signor presidente’, esordii. (…)Ho analizzato una serie di opzioni tra cui paracadutare gli uomini in una zona remota ed arrivare a piedi sull’obiettivo, tentare di attraversare il confine su un veicolo modificato in grado di nascondere gli operatori e infine volare direttamente sul bersaglio come facciamo ogni notte in Afghanistan”.

La Lancia di Nettuno: dove si nascondeva il bersaglio

Bisogna capire come arrivare al bersaglio, tra persone che bersagli non sono. Si considerano tutti i dettagli: “analisti di immagini risposero a tutte le domande sul compound: l’altezza e lo spessore dei muri, l’illuminazione esterna, i quartieri residenziali del ‘passeggiatore’, il possibile numero di donne e bambini, il vicinato (…) Solo a una domanda sembrava impossibile rispondere: era bin Laden o no?

La Lancia di Nettuno: si decide per il raid

Si arriva, infine, alla soluzione: “I pianificatori non ci misero molto a confermare il mio sospetto che l’unica vera opzione per un raid era arrivare direttamente sul compound numero uno con gli elicotteri. La parte difficile era cercare di stabilire se eravamo in grado di raggiungere l’obiettivo con il numero adeguato di Seal, usando gli elicotteri adatti, senza essere individuati. L’unico modo di mettere alla prova quell’opzione era fare esercitazioni contro un obiettivo simulato…”

La Lancia di Nettuno: prendere in considerazione l’incolumità degli innocenti

Si decide come agire sul bersaglio, ragionando su come raggiungere l’obiettivo: “…Era possibile lanciare un’arma più chirurgica che avrebbe ucciso ‘il passeggiatore’ e limitato i danni collaterali. Ma questo corso d’azione avrebbe richiesto che la piattaforma di lancio fosse in posizione nel momento esatto in cui ‘il passeggiatore’ si trovava nel cortile del compound.” Difficile da mettere in pratica.

La Lancia di Nettuno: una tenda in cima alle scale

“Da dietro una tenda in cima alle scale emerse una faccia in ombra, gli occhi scuri fissi sugli uomini che salivano di corsa. (…) “Il secondo Seal arrivò subito dietro il compagno e si ritrovò faccia a faccia con un uomo alto e magro, che si faceva scudo con una donna anziana. Rob O’Neill puntò l’arma e sparò tre colpi all’uomo, due alla testa e un altro per sicurezza. L’uomo alto si accasciò, morto prima ancora di toccare il pavimento“.

“Un metro da dieci dollari”

E infine, si agisce e si arriva al risultato. Resta la domanda: è davvero bin Laden? “Sapevo…che bin Laden era alto un metro e novantatré, cosicché diedi un’occhiata ai resti: alto sembrava alto. Guardai i Seal che si erano radunati intorno a noi…” McRaven chiede a un giovane operatore di sdraiarsi accanto al corpo “ed era chiaro che il corpo disteso sul pavimento dell’hangar (l’operatore era alto un metro e ottantotto, ndr) era più lungo di cinque centimetri buoni rispetto a lui”. Il presidente viene informato: “Signore, non posso esserne sicuro al cento per cento finché non facciamo i test del Dna, ma di sicuro sembra lui e tutte le caratteristiche fisiche corrispondono…”. Di qui, l’immancabile risposta del presidente: “‘Quindi mi faccia capire bene, Bill – disse il presidente serissimo – possiamo permetterci un elicottero da sessanta milioni di dollari, ma non un metro da dieci dollari?'”. Barack Obama aveva seguito l’intera operazione attraverso le riprese di microcamere poste sugli elmetti e di un drone.

“Seppellito nell’oceano, per non riemergere mai più”

Il nemico pubblico numero uno era stato eliminato. “(…) Dopo una breve cerimonia in stretta obbedienza ai criteri islamici, il corpo di Osama Bin Laden fu seppellito senza fanfara nell’oceano per non riemergere mai più.”
Così si conclude il capitolo: “Per coloro che sono morti nelle Torri Gemelle, al Pentagono e in un campo di Shanksville, in Pennsylvania; per gli uomini e le donne che a causa delle ferite, esteriori o interiori, non saranno mai più gli stessi; per tutti coloro che in ogni parte del mondo hanno sofferto in seguito alla malvagità di quest’uomo… giustizia è stata fatta”. Così si esprimono gli uomini che, dopo aver riflettuto, agiscono e ottengono quel che il mondo si aspettava che si raggiungesse, impiegando mente, carne e sangue nel risultato. Così ragionano i militari di una superpotenza. In questa vicenda, comunque, è in risalto la storia di moltissimi uomini comuni, la cui incolumità, le cui emozioni, sono legate alle decisioni di pochi.

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