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A TARQUINIA L’OPERA DI ZANAZZO SORPRENDE TUTTI

E’ stata scoperta domenica mattina poco dopo il concerto all’alba l’opera dell’artista Patrizio Zanazzo “Rinascita”

Pubblicato il 12 Settembre, 2020

E’ stata scoperta domenica mattina poco dopo il concerto all’alba l’opera dell’artista Patrizio Zanazzo “Rinascita”

“Questa opera è solo l’inizio di un progetto più ampio che mette al centro la nostra città, e la sua bellezza indiscussa.

Tarquinia è stata ed è fonte di ispirazione e luogo prescelto di molti artisti e poeti e noi abbiamo il compito attraverso questi personaggi e queste arti di renderla ancora più bella, riqualificando anche zone e aree attualmente meno curate.

Abbiamo lasciato libera interpretazione all’artista, perché non avevamo alcun dubbio del risultato finale che quest’opera potesse racchiudere in sè la storia, la tradizione, la fantasia, la rinascita di una città che anche dopo mesi di buio torna ad illuminarsi di bellezza” commenta il Sindaco Alessandro Giulivi durante la diretta social al momento di svelare l’opera.

Patrizio Zanazzo l’artista, incaricato di realizzare un’opera da porre all’ingresso alla città, che esprimesse l’identità di Tarquinia, ha scelto i cavalli alati, simbolo della città e richiamo alla civiltà etrusca.

Nella sua libera interpretazione, li ha immaginati nel momento in cui stanno per spiccare il volo.

In basso ha riprodotto una sorta di ara, un braciere in cui vede ardere il fuoco degli antichi misteri del popolo etrusco, le cui fiamme, ancora vive, si trasmettono e diffondono sulla città moderna, che ne raccoglie e prosegue l’eredità.

Sono le linee sinuose e guizzanti che si vedono svettare verso l’alto, verso il cielo, mentre le sfere rappresentano le entità coscienti, note e ignote, che hanno lasciato il segno nell’evoluzione di questa terra.

Alla parte figurativa dunque, se ne accompagna una più astratta e simbolica, che qui si accenna, ma che si svela non appena si manifesta la volontà di conoscerla e penetrarla.

A questa appartiene anche un significato dei cavalli alati, che pochi o forse nessuno conosce.

Essi erano un antico simbolo del segno dell’Acquario e chi è al corrente che proprio questa è la costellazione che sempre più qualifica gli inizi primaverili del nostro pianeta, capirà che questo luogo è legato al futuro e ne annuncia il rinnovamento e la rinascita, se saprà volgere le sue vele a questi venti nuovi.

L’immagine che abbiamo davanti vuol suscitare, nella fantasia dell’artista, i resti del tempio dell’Ara della Regina, da cui risorgono, come una fenice, i magici cavalli alati, simbolo della città e richiamo alla civiltà etrusca, che nella loro leggera inclinazione, paiono pronti a spiegare le ali e spiccare il volo.

Sul retro dell’opera compare un simbolo misterico, che veniva spesso raffigurato nei templi egizi e non solo: la cosiddetta porta senza porta, una porta murata che segnava un rito di passaggio e consentiva al candidato, tramite un atto di fede, di oltrepassarla e andare oltre il visibile, elevandosi al pari delle fiamme.

Completa il monumento un crognolo o corniolo, simbolo di Corneto – nome medievale della città – le cui fronde, crescendo, si intrecceranno con l’opera diventando un tutt’uno con la primitiva Tarkna, oggi Tarquinia e fondendo il nuovo e l’antico.

L’intera scultura è realizzata in cemento armato e rinzaffo storico.

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