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Bologna: chiarimenti su accoglienza diffusa e hub di via Mattei

Bologna: chiarimenti su accoglienza diffusa e hub di via Mattei.

Pubblicato il 18 Settembre, 2020

Bologna: chiarimenti su accoglienza diffusa e hub di via Mattei.

L’assessore Marco Lombardo ha risposto, in seduta di Question time, alle domande d’attualità dei consiglieri Francesco Errani (Partito Democratico) e Federico Martelloni (Coalizione civica) su accoglienza diffusa e hub di via Mattei.

Domanda del consigliere Errani

“Visto la rassegna stampa sulla opportunità di sostenere il sistema di accoglienza diffusa a Bologna, per creare integrazione e garantire diritti e umanità a chi ha bisogno di protezione, grazie al sistema Sprar, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati che permette di superare la logica emergenziale e di coinvolgere tutti gli enti locali del nostro territorio e la comunità. Invita cortesemente il Sindaco e la Giunta: ad esprimere una valutazione politica sull’opportunità per Bologna di superare i grandi centri (CAS, Centro di Accoglienza Straordinario), strutture che rischiano di non permettere nessuna integrazione e autonomia possibile e di negoziare con il Governo e il Prefetto altre soluzioni per l’Hub di Bologna che consentano di valorizzare il sistema di accoglienza diffusa in Emilia-Romagna, basato sull’integrazione sociale e sul rispetto dei diritti delle persone”.

Domanda del consigliere Martelloni

“Visti glia articoli di stampa apparsi in merito all’hub di via Mattei, del quale si auspica, da più parti, la chiusura, in favore di un sistema di accoglienza diffusa (modello Sprar). Pone la seguente domanda di attualità per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta sul tema. Per sapere cosa l’Amministrazione Comunale intenda fare per conseguire detto risultato. Per sapere inoltre quali misura intenda assumere a tutela degli ospiti del centro e degli operatori che vi sono impiegati. Quale misure l’Amministrazione intenda assumere al fine di rilanciare e consolidare un modello di accoglienza diffusa (Sprar)”.

Risposta dell’assessore Lombardo

“Grazie presidente, ringrazio i consiglieri Errani e Martelloni che mi offrono la possibilità di interloquire con loro e con tutto il consiglio comunale sul tema dell’immigrazione, partendo da un elemento di cronaca, citato negli interventi, cioè la riunione che il tavolo metropolitano ha fatto in data 9 settembre alla presenza del Comune di Bologna, della Città metropolitana, dell’Asp, del viceministro dell’Interno Matteo Mauri e degli operatori del sistema dell’accoglienza insieme alle organizzazioni sindacali. 
Prima di entrare nel merito della riunione, farei una contestualizzazione sul ruolo del tavolo metropolitano sull’immigrazione, che è nato nell’estate del 2019 a seguito dell’improvvisa decisione di trasferire 150 migranti dall’hub di via Mattei verso la Sicilia per effettuare interventi straordinari di manutenzione della struttura. Bisogna contestualizzare quella decisione dal punto di vista politico. Ricordo che il ministro degli Interni era Matteo Salvini e al Governo c’era sempre il premier Conte, ma guidato da una coalizione di Lega e Movimento 5 stelle. 
Al di là della condivisione tecnica di sanificare i luoghi di via Mattei, era evidente una scelta politica che era quella di intervenire su un elemento simbolico del tema ‘sistema dell’immigrazione in Emilia-Romagna’. È successa una cosa del tutto particolare, appena saputa la notizia del trasferimento si sono mossi gli attivisti dei diritti umani, Arci, i sindacati e sono venuti proprio in Comune a protestare per evitare lo spostamento forzato degli ospiti della struttura. Ci siamo messi a lavorare con il collega Giuliano Barigazzi, che aveva la delega all’immigrazione, e abbiamo trovato una soluzione con la mediazione delle prefetture per trovare ospitalità temporanea ai migranti in altre strutture regionali. 
Da allora si è deciso di tenere aperto quel tavolo metropolitano e in diverse occasioni quel tavolo ha prodotto dei risultati, uno fra tutti la proroga di sei mesi rispetto a un’interpretazione delle norme sugli asili e sulle protezioni umanitarie che al 31 dicembre avrebbe portato 500 persone straniere nelle nostre strade nel pieno del Piano freddo e nel pieno anche di una campagna elettorale per le regionali.
Quello che è stato fatto dal comune di Bologna in collaborazione con il Viminale, che ho ringraziato pubblicamente, è diventato un modello ripreso da Anci immigrazione ed esteso a tutte le città italiane. 
Questa contestualizzazione storica è opportuna per capire qual era il senso della riunione che abbiamo fatto con gli operatori dell’accoglienza, con i sindacati e con il viceministro Mauri nella data del 9 settembre, perché quello che abbiamo sostenuto in maniera compatta come tavolo istituzionale sull’immigrazione è la necessità di costruire una nuova politica dell’immigrazione che deve superare l’impostazione di sicurezza, legalità e ordine pubblico e muoversi lungo tre pilastri: accoglienza, lavoro e cooperazione internazionale. Ricordo che sono tre deleghe che mi sono state attribuite dal Sindaco e si tengono insieme in una visione alternativa rispetto alle scelte del passato Governo. Quello che abbiamo sostenuto con forza davanti al vice ministro Mauri è il bisogno di ricostruire un sistema di accoglienza e integrazione sul modello di accoglienza diffusa, ripristinando lo Sprar che oggi è stato sostituito dal Siproimi. A nostro avviso il problema non è che lo Sprar non funzionava, il problema è che funzionava solo in alcune realtà territoriali, in particolare a Bologna, in Emilia-Romagna, in altre realtà, ma non nel resto d’Italia. 
Bisogna valorizzare la competenza di educatori e professionisti, che lavorano nel settore dell’accoglienza non per soldi, ma per impegno, professionalità e vocazione che sono stati trasformati negli ultimi anni da mediatori culturali d’integrazione a operatori di sorveglianza. Ed è all’interno di questo ragionamento complessivo che inevitabilmente si interseca la discussione che il Governo sta facendo rispetto alla modifica della normativa attuale per ripristinare lo Sprar, i permessi umanitari e introdurre modifiche legislative importanti che riorientino l’immigrazione verso quegli assi che dicevo. E da questo contesto che nasce la proposta, abbiamo chiesto al Viminale di accompagnarci nel percorso, quindi non è oppositiva rispetto al Ministero dell’Interno o al lavoro delle prefetture, ma è collaborativa, fino ad arrivare al superamento del Cas di via Mattei e, più in generale, di strutture di grande accoglienza che finiscono per svolgere funzioni di sorveglianza e non di integrazione. 
Noi abbiamo chiesto la chiusura progressiva dei Cas di grandi dimensioni, nella convinzione che ci sia bisogno dei centri di prima accoglienza per gli adempimenti normativi: mi riferisco alle informative legali, allo screening sanitario nella dimensione collettiva della tutela della salute, anche a causa dell’emergenza coronavirus, dell’emersione delle vulnerabilità e della regolarizzazione delle proprie posizioni. 
Ricordo, solo per darvi dei dati di contesto, che i beneficiari del sistema Siproimi, oggi nel nostro territorio riguardano 927 adulti con 128 strutture attive, non solo a Bologna, ma in 40 Comuni dell’area metropolitana, che i richiedenti protezione internazionale nel nostro territorio sono 11 e che abbiamo un numero di minori stranieri non accompagnati di 215 minori, di cui 103 vengono dall’Albania. Questi dati ci fanno capire come anche il tema della cooperazione internazionale sia funzionale a un corretto svolgimento della nuova strutturazione dei centri di prima accoglienza. Questo perché solo ripristinando i centri di prima accoglienza per questi adempimenti normativi, quindi superando i Cas di grandi dimensioni, potremmo davvero ripristinare il sistema dei centri diffusi di seconda accoglienza su tutto il territorio nazionale per fare istruzione, educazione, formazione professionale. 
Questi sono i più grandi investimenti sulla sicurezza di cui abbiamo bisogno e che non prevedono contrapposizione tra gli interessi dei lavoratori italiani e gli interessi di lavoratori stranieri perché l’esercito degli irregolari migranti che lavorano in nero in Italia passano le condizioni di qualità di lavoro per tutti, italiani e non. Solo se riusciamo a superare una contrapposizione legata alla cittadinanza o alla povertà, riusciremo a dare una visione strategica al tema dell’immigrazione nel contesto della dimensione europea e nazionale. Questo è quello di cui abbiamo discusso e sappiamo che c’è la collaborazione del vice ministro e quindi della struttura del Viminale nel portare questa discussione all’interno dell’agenda politica del governo. Questo non significa essere buonisti, non significa non riconoscere situazioni di criminalità e di irregolarità anche di persone straniere, anzi consentitemi di esprimere solidarietà alla ragazza che ha subito un tentato stupro nella piazzetta dei Colori, mi unisco alle considerazione del Presidente del quartiere Borsari, conosco l’impegno dell’Amministrazione per riqualificare la zona di piazzetta dei Colori. Non c’è nessun imbarazzo da parte mia nel condannare tutte le ipotesi di violenza che riguardano anche cittadini stranieri, come in questo caso, ma usciamo dalla contrapposizioni buoni/cattivi o italiani/ stranieri. 
Proviamo a capire che solo ripristinando un sistema Sprar che faccia dell’accoglienza diffusa il perno delle politiche dell’immigrazione, noi riusciremo a costruire un nuovo patto sociale e sarà fondamentale il contributo dei territori. 
Quello che abbiamo detto al viceministro Mauri e che ribadiremo in tutte le occasioni istituzionali, è che il Comune vuole fare la sua parte lungo questi assi che ho descritto nella valorizzazione delle professionalità dell’accoglienza diffusa in una logica di integrazione e inclusione che ci dia un respiro e una visione nuova”.

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