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Link Festival, day 2: Gennaro Sangiuliano ci racconta la Cina de “Il nuovo Mao”

Si dice Cina e, ora come ora, si pensa al Covid ma le questioni che questo grande paese pone a tutto il mondo vanno ben al di là dell’origine del SARS-CoV-2. Il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ci parla di questo potenziale nuovo impero attraverso la figura del suo leader assoluto, Xi Jinping.

Pubblicato il 2 Ottobre, 2020

Si dice Cina e, ora come ora, si pensa al Covid ma le questioni che questo grande paese pone a tutto il mondo vanno ben al di là dell’origine del SARS-CoV-2. Il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ci parla di questo potenziale nuovo impero attraverso la figura del suo leader assoluto, Xi Jinping.

La Repubblica Popolare Cinese non è più quel luogo dove si concentravano innumerevoli produzioni di prodotti di massa di qualità scadente, quei tempi sono passati da un pezzo e i segmenti bassi del mercato ora vengono coperti da altri paesi che, al contrario della Cina, sono arretrati.
Repubblica Popolare Cinese ora è un gigante tecnologico e un paese in grado di portare avanti studi complessi anche in altri ambiti come le biotecnologie e la medicina. Nonostante gli enormi passi avanti in molti settori e il grande mercato che la Cina ha ha disposizione rimane però un paese con un fortissimo controllo centrale al cui vertice c’è un uomo solo che ha fatto in modo di concentrare su di se tutto il potere e poterlo mantenere a vita.
Sicuramente un controsenso dal nostro punto di vista, di cittadini del mondo occidentale abituati a vedere il progresso e la crescita economica camminare a braccetto con la democrazia e la liberà dei singoli. Ma la Cina è un altro mondo e li c’è c’è il presidente Xi che può tranquillamente dichiarare “La democrazia non è un valore, l’armonia è un valore”.


Ma chi è il signor Xi? Da dove viene? Il libro di Sangiuliano risale alle sue origini parlando della famiglia e cosa questo figura di potere ha dovuto subire in giovane età. Conoscere i natali di Xi, le sue esperienze da ragazzo, il tipo di cultura famigliare da cui proviene aiuta a inquadrare il personaggio e il modo in cui può ragionare.
Xi Jinping è un “principe rosso”, il figlio di un dirigente di rango del Partito Comunista al tempo di Mao. Un privilegiato si direbbe, qualcuno con davanti la strada ben asfaltata. Invece, quanto Jinping è ancora un ragazzo, il padre viene tolto di mezzo da Mao che forse aveva seguito la ricetta suggeritagli da Stalin, ovvero liberarsi ogni 5 anni della classe dirigente che si ha attorno.
Alla famiglia ormai in rovina il giovane Xi Jinping si ritrova allontanato e confinato in un “campo di rieducazione” dove non può far altro che dare da mangiare ai porci e gli viene impedito di studiare. In aggiunta a tutto ciò gli viene anche impedito di far parte del Partito Comunista, nonostante lui avesse insistito e chiesto per ben 10 anni di poter essere ammesso.
La sua vita continua sotto una pessima stella fino a quando non muore Mao, poi con il cambio al vertice del Partito Comunista le sorti iniziano a cambiare e lui a fare carriera.


Questo è dunque un leader che da giovane ha visto crollare il potere del padre all’interno del partito e poi, passo dopo passo, è riuscito a riconquistare tutto, superando perfino il livello di potere raggiunto da coloro che lo avevano internato da quando era giovane.
Ora Xi tiene saldamente nelle sue mani le briglie del potere ritrovandosi a essere al contempo presidente della Cina, segretario del Partito Comunista Cinese, presidente della Commissione Militare Centrale del partito e della Repubblica Popolare Cinese. Un vero record, che per rendere duraturo ha comportato una modifica alla costituzione.
Sotto la sua guida la Cina si presenta come un paese in cui i cittadini possono diventare particolarmente abbienti, comprarsi qualsiasi cosa, perfino far chiudere di notte tratti autostradali per farci delle gare con le macchine, ma non possono occuparsi di politica andando magari a fare opposizione al potere precostituito.


La Repubblica Popolare Cinese è un paese che pur essendo nel ventunesimo secolo sembra essere affascinata dall’idea di colonialismo in voga nei secoli precedenti. A volte il suo modo di muoversi ricorda un po’ la Gran Bretagna vittoriana, con un’idea di portare in altre aree del mondo un certo numero di propri cintatiti in maniera da poter fondare dei nuclei che seguano le attività estrattive di materiali essenziali alle produzioni industriali della Cina.
Già oggi alcuni paesi dell’Africa, che hanno avviato collaborazioni e accettato investimenti dalla Cina, ospitano sul loro suolo due milioni di cittadini cinesi ma sembra che esista già un piano per andare oltre e spostare molti più milioni di abitanti in Africa.


Ma la Repubblica Popolare Cinese si sta muovendo anche sul fronte finanziario cercando di entrare nell’azionariato delle banche e delle aziende occidentali, ma quando si tratta di provare a fare l’esperimento contrario gli occidentali non trovano la stessa libertà di azione. Noi ad esempio non potremo mai andare li da loro e comprarci il 51% di una grande e storica azienda cinese come invece è capitato con gli investitori cinesi qui da noi nel caso di Pirelli. Due pesi e due misure.
La cina poi pone molti punti di domanda sul fronte dei diritti umani, la libertà di stampa, ambiti in cui Xi Jinping non sembra disposto a fare troppe concessioni. Con lui esistono i campi di concentramento e la stampa libero e di opposizione ha enormi problemi.
A questo vanno anche sommate alcune informazioni provenienti da servizi segreti occidentali secondo cui il governo cinese starebbe raccogliendo dati personali appartenenti a milioni di persone.
Un paese sicuramente interessante quello di Xi Jinping, come è interessante pure lui stesso e la sua visione strategica, ma il tutto va preso con le molle perché molti sono ancora i punti in cui quel paese non collima con i nostri valori di civiltà e libertà.

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