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Truffe agli anziani: arrestate tre persone a Bologna

Pubblicato il 10 Ottobre, 2020

Truffe agli anziani: arrestate tre persone a Bologna dalla Guardia di Finanza.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, a conclusione di un’indagine di polizia giudiziaria, diretta dalla Procura della Repubblica felsinea nella persona del Dottor Domenico Ambrosino, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Bologna, Dott.ssa Zavaglia. L’attività investigativa che ha portato all’individuazione ed al successivo arresto di tre soggetti di origine sinti, domiciliati in città, nasce a seguito da denuncia presentata da una signora che, nel periodo del lockdown aveva subito il furto del bancomat e la sottrazione del codice p.i.n..

L’anziana signora segnalava di essere stata avvicinata da una donna, la quale, carpendo la sua fiducia, appalesandosi come la sostituta del suo medico curante, riusciva a sottrarre sia la carta bancomat che il relativo codice p.i.n..

I finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano, ricevuta la denuncia della vittima, aiutavano la signora a bloccare immediatamente la carta trafugata con la quale, nel frattempo, erano stati già effettuati tre prelievi bancomat per 1.800 euro.

La conseguente indagine svolta dalle Fiamme Gialle attraverso l’acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza ed altre attività di natura investigativa, permetteva di individuare i tre autori del reato, già noti alle forze dell’ordine per avere commesso, già in passato, reati della stessa natura sia in città che in altre zone della regione, sempre nei confronti di persone anziane e utilizzando il medesimo metodo di sostituirsi al medico curante.

Agli arrestati è stato contestato il reato di furto con destrezza aggravato dalle difficoltà di difesa dovute alla età della vittima, all’incirca 80 anni, e alle sue ridotte capacità deambulatorie con il fine di utilizzare indebitamente la carta bancomat sottratta così come previsto dall’art. 493 ter del codice penale.

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