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MEGA VIVAIO DI MARIJUANA A LIVORNO: ARRESTATO IL PROPRIETARIO

Pubblicato il 13 Ottobre, 2020

CUOCO, 46ENNE, PRODUCEVA DROGA.

Lo stupefacente coltivato nella sua villetta avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio oltre 2 milioni di €.

A tradirlo è stato il forte odore che proveniva dalla serra, allestita di tutto punto per la produzione seriale di stupefacente: dal seme alla bustina.

Una vera e propria azienda illecita quella scoperta dalle Fiamme Gialle di Livorno. Insospettite dalla pungente “fragranza” che si diffondeva per le strade di una desolata periferia sud di Livorno, i finanzieri hanno seguito il loro “fiuto”investigativo per arrivare al teatro delle operazioni: una villettacon annesso terreno, funzionale alla coltivazione, essicazione, confezionamento e stoccaggio di marijuana

L’intera proprietà, costituita da un immobile su due piani e dalla circostante area verde, era adibita esclusivamente a laboratorio per la trasformazione dello stupefacente: semi di canapa indiana, polline, piante di diverse misure, da un centimetro a oltre due metri di altezza, lampade alogene, bilance di precisione, macchine per il sottovuoto, essiccatori, perfino un sistema di video-sorveglianza in alta definizione. 

Le perquisizioni hanno poi portato al sequestro di 8 chili e 600 grammi di marijuana già pronti per la vendita; di 704 piante dicanapa indiana; di 87 lampade alogene alimentate da impianti fotovoltaici per abbattere i costi di produzione “con un occhio anche all’ambiente”; dell’intera villetta di 244 metri quadrati e del terreno adiacente di 1.045 poiché dalla Procura di Livorno ritenuti strumentali all’azienda illecita.

La droga, già pronta, avrebbe reso – sul mercato al dettaglio –17.000 dosi mentre le piante, al completamento del loro ciclo vegetativo, avrebbero prodotto ulteriori 300 grammi di marijuana ciascuna, per un guadagno potenziale pari a 86.000 euro per quella già pronta nonché di oltre 2,1 milioni di euro per quella da produrre.

Il proprietario dell’immobile, B.S., 46enne, agronomodilettante e chef di professione è stato tratto in arresto perdetenzione e produzione di stupefacenti. Su disposizione delSostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, Dott.ssa Ezia Mancusi, è “finito dietro le sbarre” delcarcere “Le Sughere”. La sua passione per le “piante” l’ha spinto un po’ oltre il consentito, visto il modo sprovveduto di coltivare la droga. Forse non si aspettava che l’intuito degli investigatori del Nucleo P.E.F. e della 1a Compagnia della GdF labronica li avrebbe condotti dentro il suo campo arato.

Dopo aver seguito l’odore della droga – ha affermato il Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle – seguiremo l’odore dei soldi per capire dove e come sono stati investiti i lauti guadagni dell’illecita attività”.

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