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enciclica papa Francesco

Spadaro, il consigliere del Papa che scrive saggi di letteratura. Ora su Raymond Carver

Pubblicato il 27 Ottobre, 2020

Antonio Spadaro oltre ad essere direttore dell’antica e autorevole rivista gesuita “La civiltà cattolica”, è, informalmente, consigliere di Papa Francesco. E’ una persona con un rapporto speciale con internet: scrive, twitta, pubblica su Instagram, risponde ai suoi lettori. Come il Pontefice è immerso nel tempo che vive e ama la letteratura: entrambi sono appassionati di Dostoevskij e della bellezza dell’arte e sono legati dal beneficio del dubbio. Dietro molti interrogativi che si pone il Papa, sembra ci siano lunghe chiacchierate con Spadaro.

Spadaro, che è professore al liceo Massimo, quello dove hanno studiato persone dal calibro di Abete e Draghi, è anche esperto di letteratura americana e ne sono testimoni gli scritti che pubblica su un sito di scrittura creativa, che è diventato un punto di riferimento per chi legge libri e vuole riflettere, “Bombacarta”. Lo stesso sembra avesse fatto in Argentina Papa Francesco, che per scrivere bene in un laboratorio di suo riferimento chiamò addirittura Borges.

E’ amico di Scorsese, ma soprattutto appassionato del grande Raymond Carver, il più asciutto e forse “preciso” degli scrittori americani al pari di John Cheever, il letterato che ha aperto gli occhi a milioni di giovani scrittori di tutto il mondo. Ora ha pubblicato un interessantissimo saggio sul poeta americano, “Un’acuta sensazione di attesa”, che farà discutere e sul quale bisognerà confrontarsi. E’ spettacolare, hanno commentato in tanti, che la Chiesa possa aprirsi a temi così attuali in questa maniera, quasi sottovoce.

Racconta Spadaro riguardo a un incontro con Martin Scorsese a casa sua in contemporanea con l’uscita del suo “Silence”: “Il 3 marzo 2016 ho suonato il campanello a casa Scorsese a New York: una giornata fredda, ma luminosa. Erano le 13. Vengo accolto in cucina, come in famiglia. La persona che mi fa entrare mi chiede se voglio un buon caffè. ‘Italiano’, precisa. Accetto. Infreddolito… Ad accogliermi in soggiorno è la moglie di Martin, Helen. Ho una forte sensazione di casa… Siamo seduti sullo stesso divano. Mi dice del marito, della figlia diciassettenne, del film. Capisco che ‘Silence’ è in qualche modo un lavoro familiare, nel senso che ha coinvolto tutta la famiglia…”.

E su Wenders: “In molti mi hanno chiesto perché abbia pensato a Wim Wenders per dirigere questo film ‘con’ e ‘su’ Papa Francesco… la risposta, semplicemente, è legata agli ‘angeli’. Ho conosciuto il cinema di Wenders – e la sua poetica visiva – da giovane, in seminario, e sono rimasto folgorato dagli angeli de ‘Il cielo sopra Berlino’… così lontani dal cascame devozionale, marcati dalla poesia di Dante e di Rilke…”.

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