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Sassicaia, Brunello, Chianti: vino toscano falsificato e venduto in Cina e online. 7 gli indagati

Pubblicato il 3 Novembre, 2020

Sassicaia, Brunello, Chianti, vino toscano falsificato e venduto in Cina e online. I Nas dei Carabinieri hanno stroncato un traffico di vini toscani di pregio contraffatti .

L’operazione è scattata stamani. Nelle province di Firenze, Prato e Padova, i Carabinieri del NAS di Firenze, con la collaborazione dei colleghi del NAS di Padova e dei rispettivi comandi carabinieri provinciali, hanno dato registrato l’atto finale di un’articolata attività d’indagine denominata “Geminus”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pistoia.

L’operazione ha portato a quattro decreti di perquisizione nei confronti di tre indagati e di una società di import-export con sedi in Italia e nella Repubblica Popolare Cinese.

Sette gli indagati per aver falsificato marchi registrati e design del packaging

Le tre persone perquisite, di nazionalità cinese, sono indagati, insieme ad altre quattro persone di nazionalità cinese e italiana, per aver prodotto, imbottigliato e commercializzato, soprattutto all’estero, vino con false indicazioni.

I sette indagati avevano contraffatto le denominazioni di origine geografica garantita e tipica, attraverso etichette, marchi, segni distintivi e caratteristiche grafiche e tipografiche che indebitamente imitano marchi registrati e il design del packaging di vini pregiati prodotti in Toscana.

A dare il via all’indagine, a marzo dello scorso anno, una segnalazione pervenuta al Nas di Firenze da parte della società che produce il vino “DOC Sassicaia”. La denuncia era relativa all’esposizione di falsi Sassicaia e di altri vini toscani di pregio documentata nel corso di una importante manifestazione fieristica che si era svolta nella città cinese di Chengdu.

Il vino contraffatto venduto anche online su una nota piattaforma

L’inchiesta ha consentito di individuare il punto di origine delle bottiglie presso un’azienda agricola in provincia di Pistoia, ma con ramificazioni anche in provincia di Siena (Chianti e Montalcino). Sono stati quindi rintracciati su una nota piattaforma on line di vendita, l’offerta di vini sospetti oggetto delle indagini.

Inoltre è stata accertata l’esistenza di pregresse importanti movimentazioni di vino Chianti rosso in bottiglia in partenza dal pistoiese verso Hong Kong e la Cina continentale. Grazie all’attività di monitoraggio svolta dai carabinieri in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sono state intercettate presso il porto di La Spezia, alcune partite di bottiglie di vino rosso spedite verso quelle destinazioni, prive dell’etichetta frontale.

Con i riscontri acquisiti nel corso dell’indagine e con la collaborazione dei legittimi titolari dei marchi, il NAS è riuscito a ricostruire i rapporti tra l’azienda vitivinicola toscana e alcune società di import-export di merci varie con sede in Italia e in Cina, gestite da cittadini asiatici.

Queste aziende, già in affari tra loro dal 2015, grazie all’intermediazione di un mediatore pratese, avevano realizzato un accordo criminale per inviare in Cina, a partire dal 2018, bottiglie munite di sola retro-etichetta, e triangolate cartolarmente su società di comodo con sede in Hong Kong.

A destinazione, con la connivenza del produttore italiano, venivano apposte le etichette frontali create in alcune tipografie cinesi ad imitazione di quelle dei vini italiani tra i più importanti nel panorama internazionale.

I vini così prodotti erano poi commercializzati da un’ulteriore società cinese, ritenuta collegata alle altre, che li destinava al mercato cinese e a quello online tramite una delle più note piattaforme asiatiche di e-commerce.

Gli esiti dell’indagine hanno evidenziato la sussistenza di canali commerciali illegali di prodotti considerati “eccellenze” agroalimentari nazionali, oggetto di “plagio” sia nella qualità merceologica che dei marchi aziendali di assoluto riferimento nel mercato globale.

Le caratteristiche grafiche delle etichette contraffatte, giudicate simili alle originali dagli stessi esperti del settore, illustra la notevole capacità offensiva di tali condotte criminali abili sfruttare lo status symbol rappresentato da brand famosi e, nel contempo, di permeare in spazi commerciali amplificati anche dell’e-commerce e dalla globalizzazione economica.

Quella di stamani è già la seconda inchiesta, in meno di un mese, a portare alla scoperta di falso vino Sassicaia.

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