« Torna indietro

Lelio De Santis, Cambiare insieme: "Crisi politica al Comune risolta, anzi no"

L’Aquila e la pandemia, De Santis (IdV): “come dopo le scosse di avvertimento del sisma 2009, tendenza a minimizzare”

Pubblicato il 18 Novembre, 2020

L’Aquila e la pandemia. Abbiamo interpellato, in argomento, Lelio De Santis (Idv). Queste le sue parole. “Fino a adesso, abbiamo chiacchierato. E’ arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. La seconda ondata della pandemia? Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Ciò che è avvenuto era prevedibile. La nostra zona era stata quasi salvata dalla prima ondata: nella seconda, il quadro è cambiato. La situazione ha rischiato a lungo di essere sottovalutata. In estate, si è pensato alla Perdonanza, alle feste, ai mercati.
A livello comunale una linea di azione coerente era stata chiesta da tempo, ma siamo rimasti inascoltati. I danni sono già stati causati, arriviamo in ritardo. Sono stati tanti i ritardi, a tutti i livelli. Sono necessarie le assunzioni dei medici: i posti letto, da soli, non sono sufficienti. Manca il personale medico e infermieristico. Si risponde con il tatticismo, con l’equilibrismo. Nessuno che si rimbocchi le maniche. Nessuno che agisca senza improvvisazione. Coloro che ci governano, a quanto pare, fanno di tutto per tranquillizzarci: quasi come avvenne per le scosse di avvertimento, che hanno preceduto il terremoto del 2009. Si minimizza, per non allarmare il mondo economico”.

Lelio De Santis: “necessarie informazioni, in aggiornamento continuo”

E ancora: “Invece bisogna sapere come stanno le cose, fornire continuamente informazioni: ecco un servizio che non c’è. La verità, anche se cruda, va detta per tempo. Abbiamo chiesto informazioni al sindaco, senza ottenerle. Bisognava occuparsi dell’emergenza da subito, tracciare e testare adeguatamente il territorio. Per quanto concerne le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr), poi, siamo a zero, come del resto per quanto concerne i Covid hotel. Il paziente, fuori dall’ospedale, è abbandonato. Il virus deve essere individuato e neutralizzato. Bisogna rafforzare il laboratorio di analisi dell’Ospedale. Per fare i tamponi, ci sono file interminabili di pazienti che si rivolgono a un servizio a pagamento. Ci si domanda perché non si concretizzi la convenzione con l’università. Si rincorrono le notizie relative ai casi di positività. Ora, alla ex Onpi, il quadro è noto. A questo livello, è stato cacciato Fabrizio Giannangeli, dirigente del settore sociale, che avrebbero dovuto trattenere. Era possibile in alternativa attingere, fino a settembre, alle graduatorie. Ora si tratta di una realtà fuori controllo, consiglio di amministrazione a parte. E’ subentrato il segretario generale Lucio Luzzetti, persona a modo, ma che non dispone della competenza tale da risolvere i problemi che si propongono. Del resto, mentre tutto ciò accade, al Comune la crisi non è risolta: la Lega non si è ricomposta e la Giunta è monca. A livello scientifico, bisognava lavorare per tempo a ridurre la circolazione del virus. Nei mesi di maggio e giugno, quando la pandemia si è affievolita, nel centrodestra hanno litigato tra loro, per una serie di regolamenti di conti interni: come quello che, in Regione, ha portato a defenestrare Febbo. Baruffe, poste in essere per questioni di potere.

Ora, abbiamo a che fare con una realtà che blocca la socialità. I ceti meno abbienti, come appare chiaro, sono i più colpiti: c’è un rilevante aumento di povertà da sostenere, con la richiesta dei buoni spesa da parte di 2000-3000 famiglie. Le scuole? Si svolgono da mesi riunioni di commissione, nell’ambito delle quali ne è stata chiesta la chiusura. Ecco che si sono determinati dei focolai: non necessariamente all’interno degli edifici scolastici, ma per quel che avviene prima e dopo. La problematica riguarda studenti, insegnanti, famiglie. Non bisogna dimenticare le condizioni dei trasporti pubblici. Non bisogna parlare per spirito di polemica, ma constatare quel che ormai, ci piaccia o non ci piaccia, è possibile toccare con mano: che la situazione precipita. E’ come essere in guerra (e non siamo all’altezza). Si tratta di una guerra senza generali. Mi auguro che il decreto dia una scossa e la politica rinsavisca, in considerazione della missione da svolgere“.

About Post Author