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Sfruttamento e caporalato nei cantieri, 3 patteggiamenti per “Cemento Nero”

Pubblicato il 25 Novembre, 2020

Sfruttamento e caporalato nei cantieri, tre patteggiamenti per associazione per delinquere finalizzata al reclutamento e allo sfruttamento di operai in stato di bisogno. Si tratta di un egiziano e due marocchini, che hanno scelto il rito abbreviato davanti al Gup Francesca Scarlatti, nel processo in corso presso il tribunale di Prato.

I tre facevano parte degli 11 arrestati lo scorso maggio al termine dell’inchiesta Cemento nero sullo sfruttamento da parte di due ditte edilizie nei confronti di muratori e manovali, alcuni extracomunitari senza permesso di soggiorno, a Prato e a Firenze.

Tra i condannati c’è anche uno degli imprenditori edili che i pm pratesi consideravano tra i capi dell’associazione, per cui il giudice ha stabilito una pena a tre anni di reclusione. Il magistrato ha inoltre ammesso la ‘Fillea Cgil’ di Firenze come parte civile assieme ad alcuni operai presunte vittime del reato. Fu proprio il sindacato, dopo aver ricevuto la denuncia di un operaio, a mettere in moto nel 2018 le indagini che hanno coinvolto circa 30 cantieri. Il sindacato infatti raccolse la denuncia di un operaio straniero, che reclamava del denaro arretrato.

La denuncia della Cgil della situazione nei cantieri

«Questa del Tribunale di Prato è una importante sentenza che dà ragione al grande lavoro svolto negli anni dalla Fillea Cgil la quale, in perfetta solitudine nel settore edile fiorentino, denunciava la gravità dei fatti contenuti nell’inchiesta», dice Marco Carletti segretario generale di Fillea Cgil Firenze, che ringrazia la Procura e gli organismi inquirenti per il lavoro svolto.

E aggiunge: «Riteniamo questa sentenza un esempio per tutti: per la città, per gli organi decisori, per gli organismi di controllo, per le parti sociali. Ringraziamo la Procura e gli organismi inquirenti. I fatti raccontati dall’inchiesta ‘Cemento nero’ non sono un caso isolato, di questo siamo certi. Noi continueremo ad impegnarci tenacemente per ottenere, con i fatti e non con le parole, il pieno rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro in tutti i cantieri edili dell’area metropolitana di Firenze, e per coinvolgere alla responsabilità tutti gli utilizzatori di questi sistemi».

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